Asilo

Migranti, levata di scudi dal Basso Mendrisiotto

I Municipi di Balerna, Chiasso, Novazzano, Morbio Inferiore e Vacallo hanno scritto al Consiglio di Stato ribadendo il «niet» alla collocazione di 150 migranti nel quartiere Soldini – In una seconda missiva si chiede alla SEM di trovare soluzioni fuori dal distretto per le emergenze
© CdT/ Chiara Zocchetti
Nico Nonella
13.09.2024 13:54

«Sulla presa a carico dei richiedenti l’asilo, il Basso Mendrisiotto sta facendo la sua parte e ulteriori attribuzioni dovrebbero riguardare anche altri Comuni». Firmato, gli Esecutivi di Balerna, Chiasso , Novazzano, Morbio inferiore e Vacallo. Che il tema della migrazione, nel distretto, sia più che sensibile non è cero una novità, così come non lo è il malcontento dei vari Municipi sulla strategia del Cantone e dalla Confederazione e, in particolare, sul numero di richiedenti l’asilo (ma anche di chi è stato ammesso) attribuiti al Distretto. Un malcontento che nelle scorse settimane è sfociato in una presa di posizione forte nei confronti di Bellinzona e di Berna. In sintesi, il messaggio è: siamo stufi di veder aumentare queste attribuzioni quando andrebbero cercate soluzioni al di fuori dal Mendrisiotto. Una posizione che i vari Esecutivi hanno messo nero su bianco in due lettere, indirizzate al Consiglio di Stato e alla Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) in cui si chiede loro «di farsi parte attiva nell’identificare al di fuori del Basso Mendrisiotto valide soluzioni logistiche per gestire le situazioni di emergenza e i collocamenti».

Via Motta? «No, grazie»

Nel primo scritto, datato 14 agosto e inviato alla SEM, i Municipi di Balerna, Chiasso e Novazzano hanno chiesto chiarimenti a proposito della pianificazione d’emergenza – da attuare in caso di grande affluenza migratoria – ribadendo che la capacità ricettiva massima di 350 posti letto nel Mendrisiotto (una cifra già concordata con l’allora consigliera federale Simonetta Sommaruga) non va in alcun modo superata. «Questa pianificazione di emergenza non ci risulta essere stata concordata con nessuno», rilevano inoltre tre Esecutivi. Il tema si preannuncia particolarmente complicato: la SEM, infatti, difficilmente rinuncerà a una struttura già pronta – il vecchio centro per richiedenti l’asilo in via Motta 1, per intenderci – viste le difficoltà politiche e pianificatorie (opposizioni in primis) legate alla creazione di nuovi centri. Pertanto, l’opzione via Motta difficilmente verrà abbandonata: «Nel recente incontro con il Gruppo di accompagnamento del CFA Pasture – scrivono infatti i tre Municipi – abbiamo appreso con disappunto che al momento non è ancora stata trovata una soluzione alternativa all’utilizzo» dello stabile. Senza contare – viene ribadito – che l’ex punto di prima accoglienza (Paf) con sede pure in via Motta (ma al civico 7) non è più utilizzato vista la scadenza a fine dicembre 2023 della convenzione tra Chiasso e la SEM.

«Si valutino altre piste»

In una seconda missiva sottoscritta dai Comuni di Balerna, Chiasso, Morbio Inferiore, Novazzano e Vacallo indirizzata al Consiglio di Stato, si prende invece posizione sul tema dell’attribuzione degli asilanti sul territorio, a seguito della divulgazione della notizia – anticipata dal CdT lo scorso 26 luglio – di un possibile interesse del Cantone a collocare circa 150 persone nel quartiere Soldini di Chiasso. Il sindaco di Chiasso, Bruno Arrigoni, insieme agli omologhi di Balerna e Novazzano – Luca Pagani e Sergio Bernasconi – avevano ribadito sin da subito che il tetto massimo di migranti ospitati nel Basso Mendrisiotto debba essere di 350 unità. Nella missiva sottoscritta anche dal sindaco di Morbio Inferiore Claudia Canova e di Vacallo Marco Rizza – i cinque Municipi hanno espresso la loro contrarietà a tale proposta, che «rischia di sovraccaricare ulteriormente una regione che si spende già molto per la tematica dei migranti».  A fronte della partecipazione della regione del Basso Mendrisiotto – inteso come Balerna, Chiasso e Novazzano – «vige un gentlement’s agreement con il Cantone in base al quale alla regione non vengano attribuite persone che hanno ottenuto l’ammissione». Oltre a ciò, «in occasione delle trattative che hanno preceduto l’insediamento del CFA Pasture era stato garantito che il Cantone avrebbe avuto una maggiore attenzione per la Regione» e sarebbe dunque «auspicabile che l’autorità mantenga gli impegni presi, prevendo il numero delle attribuzioni in altri Comuni, anziché aumentarle, come incomprensibilmente prospettato, ancora nel Basso Mendrisiotto». Insomma, la richiesta è chiara: trecentocinquanta, non uno di più. Una frase che nel Basso Mendrisiotto è stata pronunciata più volte, anche alla presenza delle autorità federali. La palla , ora passa, nel campo di Berna e Bellinzona. Il Consiglio di Stato ne discuterà verosimilmente già nelle prossime settimane.

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