Ticino

Moltiplicatore differenziato, sarà braccio di ferro

Firmati in Commissione i rapporti sulla misura che dovrebbe entrare in vigore il 1. gennaio - Il Gran Consiglio è spaccato sulla possibilità di sospendere (parzialmente) tale possibilità per cinque anni
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
22.10.2024 18:00

Dal 1. gennaio 2025, per permettere ai Comuni di fronteggiare la riduzione di gettito da parte delle aziende (dovuta alla diminuzione dell’aliquota fiscale per le persone giuridiche decisa con la riforma approvata dal Parlamento nel 2020) sarà introdotta pure la possibilità di differenziare il moltiplicatore tra le persone fisiche e quelle giuridiche. Il ragionamento è semplice: se perdi entrate dalle aziende, puoi compensare quella perdita aumentando (come ad esempio fatto da Lugano nel Preventivo 2025) il moltiplicatore delle imprese, senza toccare quello dei cittadini. Tuttavia, la misura ha suscitato diverse perplessità lo scorso anno, in particolare per via del rischio di creare troppa concorrenza tra Enti Locali. Sempre Lugano aveva fatto notare che molti Comuni della cintura (quelli con poche aziende) avrebbero potuto facilmente abbassare di molto il moltiplicatore per le aziende, attirandole dalla città, senza grandi conseguenze sul piano fiscale. Motivo per cui, dopo mesi di discussioni, il Governo ha promosso una consultazione tra gli Enti locali, da cui era emersa una maggioranza a favore di un compromesso: sospendere per cinque anni la possibilità di far scendere il moltiplicatore delle persone giuridiche sotto quello delle persone fisiche. Il Governo ha dunque fatto propria la proposta e l’ha messa nero su bianco in un messaggio, ora all’attenzione della Commissione Costituzione e Leggi. Dove però, in sintesi, si sono creati due fronti opposti. Da una parte la Lega, il PS, i Verdi e una parte del Centro, a favore della sospensione per cinque anni, dall’altra il PLR, l’UDC e l’altra parte del Centro, che vorrebbero far entrare in vigore il moltiplicatore differenziato «originale».

«L’idea originale – spiega il relatore di minoranza Andrea Censi (Lega), che ha stilato il rapporto assieme al collega Gianluca Padlina (Centro) – mirava essenzialmente a non mettere in crisi le finanze comunali a seguito della riduzione dell’aliquota per le PG. Ma in un secondo momento, grazie al sondaggio, Cantone e Comuni si sono accorti che il nuovo strumento poteva accentuare determinate disparità tra Enti locali. E dunque, visto il risultato della consultazione, malgrado i tempi siano stretti non possiamo non tenere conto di quanto espresso dalla maggioranza dei Comuni». Nel merito, aggiunge poi Censi, «non si può introdurre uno strumento simile senza coordinarlo con l’attuale sistema perequativo o dei contributi di centralità». In sostanza, «significherebbe aggiungere un ulteriore elemento di concorrenza tra Comuni molto differenti fra loro, quelli urbani che offrono determinati servizi per tutta la comunità, e quelli più ‘piccoli’, che non hanno queste esigenze». Come dire: meglio essere prudenti.

Sul fronte opposto, va da sé, PLR e UDC sono a favore del moltiplicatore differenziato «originale»: «Riteniamo sia coerente con il principio di sicurezza del diritto; non possiamo introdurre una moratoria adesso, a due minuti dalla mezzanotte, per un principio votato nel 2019 e che entrerà in vigore tra pochi mesi», spiega la relatrice Simona Genini (PLR), secondo cui «è corretto, invece, proseguire sulla strada che era stata tracciata». Nel merito, aggiunge poi Genini, «non crediamo nemmeno che questo strumento vada a creare paradisi fiscali comunali, oppure che porti al fuggi fuggi di aziende».

Vada come vada, visti i rapporti di forza, in Gran Consiglio la discussione si preannuncia accesa, e il risultato tirato.

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