Mortale a Rancate, il caso è chiuso
Dal profilo penale si è chiusa con due decreti di abbandono la vicenda giudiziaria dell’incidente stradale avvenuto la notte del 3 luglio 2022, lungo la A2 all’altezza di Rancate, costato la vita a una 36.enne italiana domiciliata nel Mendrisiotto. Lo scorso 15 ottobre, il Tribunale federale ha infatti respinto il ricorso presentato da padre della sventurata contro il decreto di abbandono emanato dal procuratore pubblico Simone Barca.
Quella notte, la donna era caduta dalla moto sulla quale stava viaggiando insieme a un amico, un 43.enne della regione, ed era stata travolta da un’auto guidata da una 23.enne comasca. Barca aveva aperto un’inchiesta nei confronti sia del centauro, sia della giovane conducente dell’auto. Per entrambi, il magistrato ipotizzava il reato di omicidio colposo, contestato da entrambi gli indagati.
Il 24 aprile 2023, Barca aveva come detto emanato un decreto di abbandono; decisione confermata il 3 luglio scorso dalla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello e circa un mese fa dal Tribunale federale dopo i ricorsi presentati dal padre della vittima, costituitosi accusatore privato.L’Alta Corte con sede a Losanna ha in buona sostanza dato ragione al procuratore pubblico. Sulla base di una perizia, Barca aveva concluso che il centauro non aveva effettuato manovre azzardate tali da sbilanciare la passeggera, mentre l’automobilista stava effettuando un sorpasso a una velocità di compresa tra gli 80 e gli 88 km/h (79-84 km/h quando ha scorto la situazione di pericolo), dunque inferiore al limite di 100 km/h in vigore. Per evitare l’impatto, aveva concluso il perito, avrebbe dovuto viaggiare a 54-57 km/ha. Ma così facendo, ha rilevato l’Alta Corte, avrebbe messo in pericolo gli altri automobilisti.
In sintesi, il Tribunale federale ha dunque confermato la correttezza delle decisioni delle istanze inferiori e respinto il ricorso dell’uomo.