Giustizia

«Nessuna chiamata da parte di Stefani»

Il presidente Fiorenzo Dadò ha riunito la Commissione dopo le voci evocate in un’interpellanza dell’MpS su una presunta sponsorizzazione a una candidata da parte del vertice del CdM - Speculazioni smentite dai deputati
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
16.04.2025 06:00

«Damiano Stefani non ha fatto alcuna chiamata ai deputati della Commissione giustizia e diritti». Il presidente dell’organo parlamentare, Fiorenzo Dadò (Centro), è stato categorico. E ha voluto smentire le «voci» circolate negli ultimi giorni, poi evocate anche in un atto parlamentare diffuso lunedì.

Dopo quanto emerso tramite un’interpellanza dell’MpS, ieri pomeriggio nella pausa della seduta di Gran Consiglio Dadò ha infatti voluto riunire tutti i deputati della Commissione per fare chiarezza riguardo alle già citate «voci» di corridoio.

Nell’atto parlamentare del Movimento per il socialismo si faceva infatti riferimento a una presunta «sponsorizzazione insistente da parte del giudice Damiano Stefani, presidente del Consiglio della Magistratura» (CdM) a favore di una candidata alla carica di giudice della Camera di esecuzione e fallimenti (CEF). Voci – si legge nell’interpellanza –, giunte «anche da parte di alcune gran consigliere e alcuni gran consiglieri», le quali riferivano che il presidente del Consiglio della Magistratura «avrebbe contattato personalmente diversi parlamentari della commissione parlamentare Giustizia e diritti invitandoli a voler proporre al Gran Consiglio» la candidata in questione.

Ma anche voci che, appunto, il presidente Fiorenzo Dadò ha voluto smentire categoricamente. «Ho riunito la Commissione giustizia e diritti perché era giusto farlo dopo quanto evocato nell’atto parlamentare dell’MpS. E per quanto ci riguarda, all’unanimità mi è stato confermato che nessun membro della commissione ha ricevuto chiamate in tal senso da parte del presidente dell’organo di vigilanza per perorare la causa di un candidato». Dadò, nel riferire della riunione alla stampa, ha pure fatto sapere di aver telefonato, in qualità di presidente dell’organo parlamentare, direttamente a Stefani, il quale, a sua volta, ha anch’esso confermato a Dadò di non aver effettuato chiamate ai deputati. Rispondendo alle domande, il presidente dell’organo parlamentare ha inoltre voluto difendere la candidatura avanzata dalla Commissione al Gran Consiglio. Già, perché nell’atto parlamentare – e in una lettera inviata da un cancelliere ai deputati della Commissione di cui abbiamo riferito ieri – direttamente o indirettamente si faceva anche riferimento alla mancanza di esperienza (perlomeno nel confronto con altri due candidati) della candidata. Candidata che, nel frattempo, è stata proposta dalla Commissione al plenum con un rapporto firmato a inizio aprile. «La Commissione ha firmato un rapporto – ha evidenziato Dadò – perché è convinta che la candidata in questione abbia tutte le carte in regola per essere eletta». E l’esperienza? «Le qualità di un giurista non si misurano solo dall’esperienza – ha risposto Dadò –, ma anche da tanti altri aspetti. E, ripeto, questa candidata ha tutte le carte in regola».

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