Giustizia

No, l'imputato non è processabile

La CARP ha deciso per l'abbandono del procedimento penale a carico del kosovaro condannato in primo grado a 3 anni e 8 mesi per aver picchiato e segregato la compagna
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Lugano
09.01.2025 18:58

Si è conclusa con un colpo di scena la vicenda penale del 40.enne kosovaro condannato in prima istanza, il 16 settembre 2022, a 3 anni e 8 mesi di carcere da scontare per ripetuta violenza carnale e sequestro di persona ai danni dell’ex moglie. La Corte di appello e di revisione penale (CARP) presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will – sia l’accusa che la difesa avevano inoltrato ricorso contro le sentenza di primo grado – ha infatti deciso per l'abbandono del procedimento penale. Questo perché, ha reso noto la RSI, in base a una seconda perizia è emerso che l'uomo non è processabile. 

L’imputato, arrestato al termine del processo alle Assise criminali e nel frattempo scarcerato, era ricomparso in aula lo nel dicembre 2023 davanti alla CARP. Roggero-Will aveva voluto sentire anche la versione della vittima, che mercoledì ha testimoniato raccontando quanto sarebbe successo tra il 2011 e il 2018 tra Lugano e Neuchâtel. La donna sarebbe stata picchiata e violentata tra il 2011 e il 2016 e segregata in casa tra il 2016 e il 2018 nell’appartamento di Lugano. Era poi riuscita a fuggire nel 2018, dopo il trasferimento della coppia a Neuchâtel. In primo grado la (già) procuratrice pubblica Pamela Pedretti, battutasi una pena detentiva di 4 anni e mezzo, aveva citato diversi episodi, tra cui una violenza carnale avvenuta nel marzo nel 2015, in occasione del compleanno della donna, e un’aggressione nel corso della quale la malcapitata sarebbe stata colpita con un PC. Anche i figli della coppia sarebbero stati picchiati a più riprese.

Dal canto suo la difesa, rappresentata dall’avvocato Yasar Ravi, aveva respinto ogni addebito e fatto leva sui problemi mentali dell’imputato. In primo grado era emerso che una perizia aveva riconosciuto dei limiti cognitivi, ma l’uomo – aveva rimarcato il presidente della Corte delle assise criminali Amos Pagnamenta – «su questo aspetto ci marcia un po’ su». In aula, Ravi aveva però affermato che il suo assistito è invalido al 100% secondo l’AI e per questo motivo «non è imputabile». Un tesi che ha fatto breccia in Appello, con la CARP che ha deciso per la non processabilità dell'imputato sulla base di un secondo accertamento.

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