Pistola carica contro gli agenti mentre arraffava il bottino
Stabilirlo con certezza non è ancora possibile, ma i quattro autori del tentato colpo alla gioielleria Taleda di Lugano andato in scena ieri in pieno centro di Lugano potrebbero essere legati alle Pink Panthers, una banda specializzata in furti e rapine di gioielli principalmente composto da ex militari dell’ex Yugoslavia. Il suo modus operandi è simile a quello visto a Lugano: incursioni rapide e spettacolari, con pochi secondi per arraffare il bottino e dileguarsi. Fuori in cinquanta secondi è il loro marchio di fabbrica. Ma ieri, grazie a una pattuglia di Polizia, il loro piano è fallito.
L’inchiesta coordinata dal procuratore pubblico Simone Barca dovrà confermare l’appartenenza dei quattro a eventuali gruppi della criminalità organizzata, mentre quello che finora è certo è che al termine dei verbali di interrogatorio è stato disposto l’arresto (che andrà convalidato dal giudice dei provvedimenti coercitivi) di un 46.enne e di un 34.enne, sedicenti cittadini croati residenti in Croazia, nonché di un 48.enne e di un 34.enne sedicenti cittadini serbi residenti in Serbia. Le principali ipotesi di reato – hanno reso noto il Ministero pubblico e la Polizia cantonale – sono di rapina aggravata, esposizione a pericolo della vita altrui, violenza e minaccia contro funzionari, infrazione alla Legge federale sulle armi, infrazione alla Legge federale sugli stranieri e violazione del bando. Le perquisizioni effettuate sui quattro hanno permesso di rinvenire due pistole, entrambe cariche.
Qualche novità, intanto, siamo in grado di anticiparvela. Stando a nostre informazioni, il 48.enne era stato condannato nel 2019 nel Canton Vaud a una pena detentiva di 6 anni per una fattispecie analoga (rapina). Inoltre, a conferma della pericolosità del quartetto, vi è il fatto che quando gli agenti della Polizia comunale di Lugano, giunti sul posto, hanno intimato ai rapinatori di fermarsi, uno di loro che stava arraffando il bottino non si è fermato e anzi ha puntato una pistola contro i poliziotti. Quello che è seguito dopo (soprattutto i due spari, uno dei quali partito per errore), è anche oggetto degli accertamenti del procuratore generale Andrea Pagani per chiarire la sussistenza di eventuali fattispecie penali in relazione all’utilizzo dell’arma di servizio da parte di un agente.