Preventivo, un transatlantico senza maggioranza
Un puzzle formato da qualche pezzo, tre o quattro al massimo, che però in pochi vogliono completare. Così potremmo descrivere il Preventivo 2024 e le misure risparmio per circa 134 milioni che lo accompagnano. Un preventivo che resta incagliato in Commissione gestione e finanze e che, malgrado l’audizione del Governo avvenuta questa mattina, non accenna a fare concreti passi avanti. Tantoché, forse per rassegnazione, da una parte c’è chi vorrebbe portarlo in Parlamento a febbraio, mentre dall’altra c’è chi continua a ritenerlo semplicemente inaccettabile. Fatto sta che in questo momento una maggioranza (anche solo risicata) che possa sostenere il documento in Gran Consiglio non esiste. E quindi le opzioni sono tre: andrà in aula per essere bocciato; almeno una terza forza politica salirà sul carro della maggioranza (oggi composta da PLR e Centro) e sarà quindi approvato dal plenum; resterà incagliato in Gestione ancora qualche settimana o mese.
Aperture insufficienti
A spingere per portare al più presto il preventivo in aula ci sono PLR e Centro. Essenzialmente, come spiega lo stesso Guerra, in questo momento ci sono alcune varianti sul tavolo, per intervenire con più o meno forza sui sussidi di cassa malati e sui tagli ai dipendenti pubblici. I gruppi ne discuteranno in settimana e poi, almeno nelle intenzioni, martedì prossimo si dovrebbe concludere l’affare. Ma, come si diceva, PLR e Centro insieme contano 37 voti in Gran Consiglio. Troppo pochi per spuntarla senza sostegni esterni.
L’ago della bilancia, dunque, potrebbe essere la Lega. Ma i toni usati oggi dal capogruppo Boris Bignasca sono perentori: «Il Preventivo era e rimane inaccettabile», attacca il leghista. «E ciò sia per quanto riguarda l’eccessiva spesa per gli asilanti, sia per i sussidi ai permessi B che andrebbero eliminati, sia per l’amministrazione che dovrebbe iniziare a risparmiare». Insomma, da parte del Movimento arriva un secco «no» proprio perché le sue richieste non sono state ascoltate. «Ci sono state alcune piccole aperture da parte degli altri partiti», spiega Bignasca, «ma sono ancora totalmente insufficienti». E se il preventivo giungesse in aula a febbraio? Anche qui, il capogruppo tira dritto: «Per me può anche andare a febbraio, ma se il preventivo non avrà una maggioranza sarà bocciato».
Un cerchio da chiudere
Portare il documento in aula nelle prossime settimane, invece, è l’obiettivo del PLR e del Centro. «Dal nostro punto di vista – spiega la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella – abbiamo tutti gli elementi sul tavolo per decidere». Dunque, «adesso si tratta di trovare una convergenza. Anche perché non ci sono alternative». In ogni caso, per Gianella «ora è giusto che si prenda una decisione e che ognuno si assuma le proprie responsabilità». Sulla stessa linea anche il capogruppo del Centro, Maurizio Agustoni. «In realtà i punti che accendono le discussioni non sono tanti, ed è così fin dall’inizio. Stiamo parlando di misure di circa 30 milioni di franchi a fronte di un preventivo di 4 miliardi. Ci siamo dati una settimana di tempo per capire come chiudere il cerchio sui tre argomenti ancora aperti: sussidi di cassa malati, misure nei confronti dei dipendenti pubblici e i tagli agli istituti per disabili». Una settimana di tempo, dunque, «per trovare una soluzione equilibrata» tra Centro, PLR e Lega. «Sì, ci aspettiamo che venga firmato il rapporto tra i partiti che non hanno ancora presentato un rapporto di minoranza (ndr. Centro, PLR e Lega)». E se così non fosse, chiosa il capogruppo, «bisognerà aspettare ancora un mese, ma non è questa la direzione che stiamo imboccando».
«La fase di analisi su quanto proposto dal Governo è giunta a termine», assicura da parte sua Michele Guerra (Lega). Per il presidente della Gestione, «i gruppi si riuniranno in questi giorni e quindi martedì prossimo avremo le posizioni definitive. Ci conteremo e vedremo».
Concretamente, ora i partiti hanno quattro opzioni sul tavolo. Due riguardano i sussidi di cassa malati: la prima prevede il taglio proposto dal Governo di circa 16 milioni, la seconda un ritocco con un taglio più contenuto intorno ai 12 milioni. Le seconde due opzioni riguardano invece il taglio alla spesa per il personale dell’amministrazione: la prima prevede i risparmi proposti dal Governo (con il contributo di solidarietà e il mancato riconoscimento del rincaro), la seconda a tutto ciò aggiunge un contributo una tantum di 400 franchi a favore dei dipendenti.
Preoccupa anche il 2025
Al di là dei dettagli, Gianella ha pure voluto gettare uno sguardo al prossimo anno. Già, perché come noto questo è solo il primo di almeno due pacchetti di misure di risparmio. E il rischio è che il Preventivo 2025 sia ancora più doloroso. «C’eravamo dati l’obiettivo di contenere il deficit a 40 milioni. Il Governo ha presentato un preventivo con 95,7 milioni di disavanzo. Ora, con la nuova imposta di circolazione siamo a circa 106 milioni, e con i correttivi che stiamo discutendo bisognerà aggiungere ancora qualche milione», spiega Gianella. «Ciò, concretamente significa che nel 2025 occorrerà fare degli interventi ancora più importanti». Detto altrimenti: «Quello che non si fa quest’anno bisognerà farlo l’anno prossimo». Per questo motivo l’auspicio della capogruppo è che «sul prossimo preventivo ci sia più coinvolgimento (ndr. da parte del Governo) con la Gestione, soprattutto per discutere le misure che sono più combattute».
Nodi che vengono al pettine
Anche il co-presidente del PS, Fabrizio Sirica, da una prospettiva molto diversa getta uno sguardo al 2025. Per Sirica, infatti, se non si cambierà completamente impostazione, «l’anno prossimo sarà veramente una macelleria sociale». Un’impostazione, dunque, da capovolgere. «Se oggi bisogna fare dei tagli è perché in passato sono state fatte delle scelte sbagliate, con centinaia di milioni di sgravi a favore dei benestanti. E oggi i nodi vengono al pettine». L’obiettivo dei socialisti è quindi quello di «continuare a mobilitare la piazza (proprio sabato è prevista una manifestazione a Bellinzona) per riaprire il tavolo di discussione sulla questione di fondo», ossia sull’impostazione economico-fiscale della maggioranza. Anche perché, a queste condizioni, per il PS «la porta è chiusa» ai compromessi. E per questo motivo assieme ai Verdi presenteranno un rapporto di minoranza nel quale saranno tolte le misure più delicate: sussidi di cassa malati, tagli al personale e ai contributi per gli enti sociali.
Sul fronte opposto, una posizione decisa viene espressa pure dall’UDC. «Abbiamo fatto tre proposte, contenute in un rapporto di minoranza», spiega Tiziano Galeazzi. «Si tratta di ridurre la spesa per il personale dell’amministrazione, di non sostituire i partenti all’interno dell’amministrazione e di abbassare di 30 milioni le spese di trasferimento». Durante la riunione della Commissione, l’UDC ha chiesto di integrare le proposte all’interno del rapporto di maggioranza. «Solo così salteremo sul transatlantico» (ndr. ossia sul carro della maggioranza), avverte ancora Galeazzi. «Altrimenti rimarremo sul nostro gommone e andremo in aula a difendere il rapporto di minoranza».
Insomma, se il preventivo sarà sostenuto da un transatlantico o da un gommone lo sapremo (forse) fra una settimana.