Ticino

Prudenza tra i Comuni ticinesi sul moltiplicatore differenziato

Stando ai primi dati provvisori solo sette Enti locali (su 100) hanno deciso di distinguere già nel 2025 il prelievo fiscale per le persone giuridiche da quello dei cittadini – Derighetti: «Come per ogni novità, ci vorrà del tempo affinché venga interiorizzata» – A giocare un ruolo anche la solidità finanziaria
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
08.02.2025 06:00

C’è stata una certa prudenza, per non dire molta prudenza, da parte dei Comuni ticinesi nell’adottare un moltiplicatore differenziato tra le persone fisiche e quelle giuridiche. Una novità introdotta – seppur con qualche limitazione – a partire dal 1. gennaio di quest’anno, ossia in concomitanza con la riduzione dall’8% al 5,5% dell’aliquota cantonale dell’imposta sull’utile. Già, perché tale strumento era stato pensato, ormai diversi anni fa, proprio per permettere agli Enti locali di neutralizzare quell’abbassamento dell’aliquota cantonale (una riduzione pari a circa il 30%) aumentando il loro moltiplicatore unicamente alle imprese. E quindi per evitare che eventuali compensazioni sarebbero andare a ‘pesare’ anche sulle tasche dei cittadini. Ad ogni modo, come detto, tra i Comuni c’è stata parecchia prudenza. E, stando ai dati provvisori (alcuni non sono ancora stati approvati dai rispettivi Consigli comunali) forniti al Corriere del Ticino dall’Ufficio della gestione finanziaria della Sezione degli Enti locali, allo stato attuale su 100 Comuni per cui è stato possibile ottenere il dato, solo sette hanno deciso di differenziare il proprio moltiplicatore. Tra questi anche tre città: Lugano (77% per le persone fisiche e 82% per quelle giuridiche), Locarno (90% e 97%) e Mendrisio (77% e 82%). Ma ci sono anche Comuni di piccole e medie dimensioni: Castel San Pietro (65% e 70%), Lamone (85% e 95%), Cevio (94% e 113%) e Maggia (90% e 126%). Un dato in parte sorprendente poiché, come detto, sul piano teorico per neutralizzare la perdita di gettito i Comuni avrebbero dovuto aumentare il moltiplicatore per le aziende di circa il 45% (ovvero: moltiplicatore x 1,45). Ma, appunto, ad eccezione di Maggia (che in termini percentuali ha aumentato del 40% il moltiplicatore delle persone giuridiche), nessun altro Comune ha completamente neutralizzato la perdita di gettito causata dalla riduzione dell’aliquota cantonale. Un dato, va detto, certamente molto positivo per le aziende ticinesi, che oltre allo sgravio cantonale potranno in larga parte beneficiare anche di quello sul piano comunale.

Varie motivazioni

«Penso che in generale si possa dire, come per tutte le novità, che ci vorrà un po’ di tempo prima che questa entri nei ragionamenti dei Comuni», spiega da noi contattato il capoufficio della gestione finanziaria, John Derighetti. «E sono abbastanza convinto – prosegue il nostro interlocutore – che, con il passare del tempo e degli anni, man mano sempre più Comuni, in base alle loro necessità, valuteranno l’introduzione o meno di questo strumento che, di fatto, rende un po’ più flessibile la gestione politica degli introiti fiscali».

Oltre a ciò, aggiunge Derighetti, «occorre tener conto del fatto che la presenza o meno di molte aziende varia di molto da Comune a Comune. Per alcuni è una parte importante delle entrate, magari superiore al 50%, per altri invece si tratta di percentuali molto inferiori». E diversi di questi, probabilmente, «hanno preferito non ritoccare il moltiplicatore solo per poche aziende: una mossa che avrebbe avuto un impatto relativo sulle entrate». Si pensi a Lugano, ad esempio: «Immagino che in quel caso, invece, è stato importante poter recuperare almeno una parte dello sgravio».

A giocare un ruolo, secondo il capoufficio, in alcuni casi potrebbe anche essere stata la buona situazione finanziaria dei Comuni. «Diversi hanno un buon capitale proprio. E quindi non hanno ritenuto necessario intervenire subito, dicendosi: ‘‘Accettiamo lo sgravio cantonale e poi vediamo che cosa succede’’. Penso che una situazione finanziaria abbastanza solida abbia permesso a diversi Comuni di ritenere assorbibile lo sgravio. Ed è vero, avrebbero potuto aumentare il moltiplicatore senza teoricamente aumentare le imposte, ma poi bisogna anche tener conto di quale messaggio si vuole dare alle aziende». In questo senso, aggiunge Derighetti, occorre anche guardare al lungo termine. Già, perché la riduzione dell’aliquota è stata voluta anche per rendere il Ticino più competitivo sul piano fiscale e attrarre così nuove aziende. «A corto termine la riduzione dell’aliquota porta a una riduzione delle entrate. Ma, allo stesso tempo, aumenta l’attrattiva. Dunque il gettito delle imprese portebbe tornare a crescere nel medio e lungo periodo. Posso immaginare che diversi Comuni abbiano fatto questo ragionamento».

Al di là di questo cambiamento, Derighetti conferma che in generale la situazione finanziaria dei Comuni resta solida. «La situazione può variare di molto da una realtà all’altra. Tuttavia, i dati (gli ultimi consolidati e disponibili sono del 2023) ci dicono che l’80% dei Comuni ha chiuso l’esercizio con un avanzo. E da dieci anni a questa parte, ad eccezione del 2020 (anno COVID), la somma dei risultati rappresenta anch’essa un avanzo d’esercizio. Dunque possiamo dire che la situazione generale è buona. Tra il 2024 e il 2025 alcuni segnali sembrano lasciar presagire un cambio di tendenza. Ma sono tendenzialmente prudente: i preventivi sono per loro natura ‘pessimisti’. Dunque attendiamo i dati di consuntivo 2024 prima di trarre un bilancio».

Correlati
Il doppio moltiplicatore dovrà attendere 5 anni
Approvata la moratoria chiesta dalla maggioranza dei Comuni: per i prossimi cinque anni quello delle persone giuridiche non potrà essere inferiore a quello delle persone fisiche – Genini (PLR): «Ma così retrocediamo» – Padlina (Centro): «Ascoltare gli Enti locali» – Grande delusione da parte del mondo economico ticinese