«Questa aggregazione ha poco senso politico»
Non ha mai nascosto che avrebbe preferito l’aggregazione a quattro. Ossia il progetto «Sassi Grossi» - composto da Bodio, Giornico, Personico e Pollegio - che in votazione consultiva, il 13 febbraio 2022, è stato però bocciato dalla popolazione degli ultimi due Comuni. Quindi non se ne è fatto nulla e si è ripartiti dai primi enti locali, che la fusione (quell’unione) l’avevano approvata con percentuali, rispettivamente, dell’81 e dell’84%. Donatello Poggi, vicesindaco di Giornico ed ex granconsigliere, è l’unico che in questi mesi ha pubblicamente messo in dubbio la bontà del matrimonio a due (i cui contenuti e vantaggi vi abbiamo più volte illustrato) per rilanciare la bassa Leventina. Lo abbiamo dunque interpellato in vista della votazione consultiva del 26 novembre prossimo.
Il «peso» verso Bellinzona
«Partiamo dal fatto, incontestabile, che per la bocciata aggregazione a quattro lo slogan predominante era quello di avere finalmente una massa critica di circa 3.000 persone, così che le rivendicazioni potessero avere più forza a Bellinzona», esordisce il nostro interlocutore. Gli abitanti del futuro Comune (che prenderebbe il nome di «Giornico») sarebbero circa 1.700, «però, come si suol dire, va bene lo stesso. Mettiamoci d’accordo: o l’una o l’altra, altrimenti i dubbi si solidificano». Donatello Poggi è viepiù convinto che «questa sia un’aggregazione poco utile, con poco senso politico, spinta dal Governo che vuole comunque portare a casa qualcosa e che la questione partitica c’entri eccome. C’è una forza politica che con l’eventuale fusione si garantirebbe la poltrona di sindaco. Sta di fatto, pure incontestabile, che Giornico ha il 70% della zona industriale sul proprio territorio, le canalizzazioni decisamente meglio ben messe di quelle di Bodio e delle risorse storico-culturali e paesaggistiche che in molti ci invidiano in tutta la Svizzera. Basterebbe darsi da fare, credendoci».
Le finanze sotto la lente
A preoccupare il vicesindaco di Giornico sono anche, uno, le finanze («il nuovo Comune partirebbe con 17-18 milioni di debito pubblico. I 3 milioni promessi dal Cantone non arriverebbero il giorno dopo l’eventuale aggregazione, ma nel tempo e a determinate condizioni») e la presenza dei richiedenti l’asilo Nem a Bodio («la struttura rimarrà per quanti anni?»). Quello di Poggi è dunque un ‘no’ a «un’aggregazione ‘pilotata’ e con poco senso politico. Attenzione alle speculazioni di pochi che in ogni modo dovranno poi essere pagate da tutti».