Richiedenti l'asilo a Rovio, bordate politiche

Il collocamento di una quarantina di richiedenti l’asilo – precisazione importante: si tratta di persone che hanno ottenuto il diritto di restare in Svizzera e che stanno affrontando il processo di integrazione – al Park Hotel di Rovio è diventato un caso politico. O meglio, si conferma un caso anche politico. Già, perché all’interrogazione della Lega di metà febbraio, presentata dopo che in paese erano iniziate a girare voci su questo collocamento, nella giornata di mercoledì – all’indomani dell’ufficialità della notizia – gli atti politici presentati sono stati ben tre: due interrogazioni al Consiglio di Stato inoltrate dalla Lega e dal PLR e un’interpellanza al Consiglio federale a firma di Lorenzo Quadri (Lega).
Entrambi gli atti politici inviati al Consiglio di Stato puntano il dito contro la comunicazione da parte del Cantone. «Negli ultimi mesi abbiamo assistito all’apertura di nuove strutture per l’accoglienza di richiedenti l’asilo in diverse località del cantone, tra cui Rovio, Bombinasco e Bellinzona. Tuttavia, ancora una volta, queste decisioni sono state imposte dall’alto dal Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), senza alcuna comunicazione preventiva ai Comuni e senza un adeguato coinvolgimento della popolazione residente, così come dei partner istituzionali (Polizie comunali e scuole comunali)», si legge nell’interrogazione della Lega (primo firmatario Boris Bignasca). La questione è stata sollevata anche nell’atto parlamentare liberale radicale, firmato da Matteo Quadranti, Cristina Maderni e Simona Genini: «La gestione dei richiedenti l’asilo è un tema che necessita un equilibrio tra il rispetto dei diritti umanitari e le esigenze delle comunità locali – si legge –. Tuttavia, per garantire un’integrazione armoniosa e prevenire situazioni di tensione sociale, è fondamentale che le autorità locali e i cittadini siano adeguatamente informati e coinvolti nel processo decisionale». In sintesi, entrambi i gruppi domandano al Governo come mai il DSS non informi preventivamente i Comuni delle trattative con i privati, bensì lo faccia «a giochi fatti». Dal canto suo, il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri chiede a Berna se non ritiene di dover rivedere una politica di accoglienza «eccessivamente permissiva» e se «il numero di richiedenti l’asilo assegnato al Cantone» non sia da ridurre.
A questi tre atti politici si aggiunge la presa di posizione della sezione del PLR di Val Mara, la quale – si legge in una nota stampa firmata dal presidente Lorenzo Cavagliotti – «non ha apprezzato il modus operandi delle autorità cantonali in merito alla comunicazione, sia verso la popolazione sia verso le istituzioni comunali. La notizia è giunta al Municipio in modo tardivo, a poche settimane dall’arrivo delle persone nella struttura». La sezione liberale radicale ritiene «che la popolazione e le istituzioni locali debbano essere coinvolte in modo più proattivo». Pertanto, chiede «che vengano esplorati altri luoghi di collocamento, più adatti alla situazione (il Park Hotel si trova in una zona residenziale e poco servita dai mezzi pubblici) e che venga sviluppata una strategia di integrazione chiara e trasparente, nel rispetto delle esigenze sia della comunità locale che dei richiedenti l’asilo». Dal canto suo, il DSS si esprimerà nel corso di una serata informativa martedì prossimo.
Il tema, lo abbiamo visto più volte, è di quelli capaci di accendere il dibattito (politico e non) in un amen. Soprattutto alle luce delle problematiche che hanno visto coinvolti gli ospiti del Centro d’asilo di Chiasso. A questo proposito va precisato che a Rovio verranno ospitate persone che hanno ottenuto il diritto di restare in Svizzera e che stanno affrontando un percorso di integrazione. Persone, cioè, che se dovessero commettere atti vandalici o violenti rischierebbero il trasferimento o la revoca del permesso. La maggior parte degli ospiti del Centro di Chiasso, per contro, è in attesa di rimpatrio. Quanto alle strutture, non è un mistero che il Cantone sia costretto a districarsi tra soluzioni ideali ma costose (le quali richiedono magari una procedura edilizia che con ogni probabilità andrà incontro a ricorsi) e soluzioni a basso costo in strutture non esattamente nuove. Un ginepraio. A ciò si aggiunge la diffidenza della popolazione.