Salario minimo, tutto è apparecchiato per l'ultima forchetta
Non è un mistero che qualcuno, come il PS, avrebbe preferito ottenere qualcosa in più. Alla fine, però, a prevalere in Commissione gestione e finanze è stato il «classico» compromesso politico, sottoscritto da tutti partiti. L’ultima forchetta del salario minimo ticinese (leggermente ritoccata verso l’alto come proposto dal Governo, ossia tra 20 e 20,50 franchi all’ora) è dunque pronta per essere discussa in Gran Consiglio tra due settimane e poi, quindi, entrare in vigore in maniera definitiva dal 1. dicembre 2024.
Questa mattina, in Commissione è infatti stato firmato da tutti il rapporto commissionale redatto a più mani (Matteo Quadranti del PLR, Ivo Durisch del PS, Sabrina Gendotti del Centro, Omar Balli della Lega, Roberta Soldati dell’UDC e Samantha Bourgoin dei Verdi) e con il quale si dà il via libera all’ultima delle tre «forchette» previste dal salario minimo entrato in vigore nel 2021 dopo la votazione popolare del 2015. Tre «forchette» che, come noto, prevedevano un aumento progressivo del salario minimo: tra 19 e 19,50 franchi all’ora entro il 31 dicembre 2021, tra 19,50 e 20 franchi entro la fine del 2023 e, infine, tra 19,75 e 20,25 franchi entro il 31 dicembre 2024. Oltre a questi tre «step», però, la legge prevedeva pure che entro il giugno di quest’anno il Governo presentasse un esame di impatto dell’introduzione del salario minimo sul mercato del lavoro ticinese. E questo anche per permettere al Parlamento di esprimersi nuovamente in merito al salario minimo. Dall’esame sull’impatto della misura – uno studio commissionato all’Istituto di ricerche economiche dell’USI – era essenzialmente emerso che il salario minimo non ha avuto un impatto negativo per l’economia del nostro cantone. E, anche sulla scorta di quei risultati, nonché dell’impatto dell’inflazione, il Governo nel messaggio licenziato quest’estate aveva proposto di ritoccare leggermente verso l’alto l’ultima «forchetta», facendola passare dai 19,75 e 20,25 franchi all’ora inizialmente previsti a 20 e 20,50 franchi all’ora. Una proposta che, appunto, in ultima analisi ha fatto l’unanimità in Gestione e che quindi approderà in Gran Consiglio fra due settimane.
Le varie sfumature
Come detto, a giocare un ruolo importante nell’introduzione di questa ultima «forchetta» è stata l’analisi svolta dall’Istituto di ricerche economiche dell’USI. I cui risultati sono stati ampiamente riportati nel rapporto commissionale. Ad esempio, viene ricordato che lo studio ha valutato positivamente l’impatto sui salari percepiti nei settori interessati dalla legge sul salario minimo. Ma anche che «l’economia ticinese non ha subito alcun effetto negativo nel suo complesso». Detto ciò, nel rapporto commissionale vengono pure riportate le differenti «sfumature» degli attori sentiti in Commissione, ossia i rappresentanti delle associazioni economiche (AITI e Cc-Ti) e di quelle sindacali (UNIA e OCST). In estrema sintesi, da una parte le associazioni economiche, pur non contestando l’ultima «forchetta», invitano alla prudenza – anche perché il salario minimo è una variabile che «non può crescere a dismisura senza limiti» – e ad approfondire ulteriormente i vari impatti che la misure potrebbe avere in futuro. Dall’altra parte, va da sé, i sindacati «non hanno nascosto che nei loro obiettivi vi sarebbero stati salari minimi ben superiori», tuttavia hanno ritenuto il ritocco al rialzo proposto dal Governo come un primo passo avanti.
Insomma, da destra a sinistra, pur con varie sfumature, sembrano tutti concordi. L’ultima «forchetta», e con essa il salario minimo in quanto tale, sembra dunque destinata a ricevere il via libera definitivo del Parlamento.