«Salviamo gli uffici postali»
Giù le mani dagli uffici postali. Uno slogan forse scontato ed inflazionato, ma che stasera (pur non essendo stato pronunciato apertamente da nessuno) è aleggiato nella sala del Consiglio comunale di Bellinzona. Il plenum ha accolto la risoluzione presentata da Matteo Pronzini e Martino Colombo (MPS-Indipendenti) che, in sostanza, chiede al Municipio di fare il possibile per scongiurare la chiusura entro il 2028 degli sportelli di San Paolo e delle Semine, che sarebbero a rischio. E questo anche attraverso un ricorso alla preposta commissione federale e sensibilizzando l’opinione pubblica sull’importanza di mantenere una rete capillare.
Una lettera per i vertici
Il Gigante giallo, va detto, svelerà la sua strategia nelle prossime settimane, in ogni modo allo stato attuale tutto lascia presagire che si stia andando in quella direzione. Il Legislativo si è espresso con 33 voti favorevoli, 18 contrari e un'astensione. La decisione sarà ora trasmessa alla direzione della Posta, al Governo e alla Deputazione ticinese alle Camere federali ribadendo quanto sia fondamentale rispettare i «criteri di prossimità e accessibilità al servizio pubblico sul nostro territorio».
Azioni comuni e dialogo
Non solo. L’Esecutivo, oltre a mantenere un dialogo costante con gli attori appena elencati, è chiamato a prendere contatto con gli enti locali della regione per «coordinare azioni comuni contro le chiusure annunciate e per sostenere iniziative che mirino alla tutela della rete postale nelle aree periferiche». Nella Svizzera italiana gli uffici il cui destino pare purtroppo segnato sono una ventina. Concentrandoci esclusivamente sulla nostra regione e sul Grigioni italiano, si tratta degli sportelli di Olivone, Lodrino, Faido (ma ne verrà aperto uno nella Migros rinnovata) e di Mesocco oltre, naturalmente, ai due nella capitale.
Battaglia legale? Difficile
«La decisione ufficiale non è ancora stata presa. Sono tuttora in corso delle discussioni. Come Municipio abbiamo espresso la nostra opposizione, anche perché in passato ci era stato detto che gli uffici di San Paolo e delle Semine non sarebbero stati chiusi. Le decisioni vengono prese a Berna e noi avvertiamo solo le conseguenze. Una battaglia legale? Si spendono soldi, ma poi il risultato è pari a zero… Sul principio generale siamo d'accordo con la risoluzione», ha affermato il sindaco Mario Branda.
Il presidio di dieci giorni fa
Dal canto suo Matteo Pronzini ha sottolineato che «quello che stiamo discutendo è un tema che sta a cuore a tutti. Si tratta di due quartieri estremamente importanti per la Città. E sappiamo purtroppo cosa significherebbe, soprattutto per gli anziani, un’eventuale decisione di chiusura degli uffici postali. È necessario portare avanti un’opposizione politica e popolare, affinché l’ex regia federale la senta».. Il Municipio, ricordiamo, è stato sollecitato sul tema anche da un’interpellanza presentata da Alessandro Lucchini e Massimiliano Ay (Unità di sinistra). Dieci giorni fa, invece, a Villa dei Cedri era stato organizzato un presidio in concomitanza con l’inaugurazione della mostra allestita in collaborazione con il Gigante giallo.
In precedenza il capogruppo PLR Andrea Cereda ha rilevato che «siamo contrari alla chiusura degli uffici postali, sia chiaro, però voteremo no alla risoluzione perché alcuni punti sembrano irrealizzabili». Si è espresso evidenziando gli stessi concetti l’omologo del Centro Pietro Ghisletta. Dopo l'intervento del sindaco Mario Branda, tuttavia, i liberali radicali ci hanno in parte ripensato proponendo un emendamento alla risoluzione (solo i primi due punti) che però non ha fatto breccia nel plenum.