Territorio

Semaforo verde del Cantone alla copertura della trincea

Il Consiglio di Stato ha approvato prima di Natale, con alcune modifiche, il Piano regolatore intercomunale – La palla passa ora agli Uffici tecnici di Massagno e Lugano, che dovranno valutare la portata dei «ritocchi» di Bellinzona
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
03.01.2024 06:00

Al pari del Polo congressuale al Campo Marzio, anche la trincea di Massagno è uno di quei grandi progetti sul tavolo della politica da oltre vent’anni. E, al pari del progetto luganese citato poc’anzi, ha recentemente compiuto un importante passo in avanti. Dal Cantone, poco prima di Natale, è infatti arrivato il via libera al Piano regolatore intercomunale Trincea di Massagno (PR-TriMa), ossia alle basi formali per ordinare urbanisticamente e riqualificare il comparto a nord della stazione ferroviaria di Lugano. La decisione è stata pubblicata ieri sul Foglio ufficiale, ma ciò non significa che il primo colpo di pala verrà dato già nei prossimi mesi: la via pianificatoria è ancora lunga e stando a nostre informazioni il Cantone ha pure apportato alcune modifiche alla variante presentatagli da Lugano e Massagno oltre quattro anni fa.

Se ne parla dal 1995

Di ricoprire la trincea ferroviaria, il solco lungo quasi 500 metri che va dalla stazione di Lugano fino all’imbocco della galleria ferroviaria di Massagno, se ne parla da quasi trent’anni. Nel 1995 prende corpo la consapevolezza che occorre dare una soluzione al problema, ma prima che si muova qualcosa, politicamente parlando, bisogna attendere i primi anni Duemila. Nel 2001 ecco i primi passi ufficiali: Massagno avvia una serie di studi preliminari per verificare la fattibilità dell’opera. Nel 2014 i Municipi di Lugano e Massagno costituiscono un organo intercomunale per la pianificazione del comprensorio della trincea – denominato Tavolo TriMa –, presieduto dall’allora sindaco di Massagno Giovanni Bruschetti. Tra il 2014 e il 2015 iniziano gli studi per l’allestimento del Piano di indirizzo del PR-TriMa, il quale viene trasmesso al Dipartimento del territorio per l’esame preliminare nel 2015. La variante di PR – approvata dai Legislativi di Lugano e Massagno e pubblicata il 30 settembre 2020 nei due Comuni – incassa sei ricorsi. Ora, dopo poco più di tre anni, ecco il semaforo verde del Cantone, seppur con alcune modifiche. Nelle prossime settimane, gli Uffici tecnici due Comuni si riuniranno per analizzare la portata e decidere il da farsi. In linea puramente teorica, (anche) Lugano e Massagno potrebbero ricorrere al Tribunale cantonale amministrativo. Con l’inevitabile di conseguenza di allungare ulteriormente i tempi.

Il campus universitario

Il progetto, dal costo complessivo di circa 70 milioni di franchi, non si limita a ricucire i due lati della trincea ma prevede anche un nuovo campus universitario della SUPSI. La Scuola universitaria professionale ha infatti in previsione di realizzare nell’area Nord (dove ci sono i posteggi delle FFS, vicino a dove un tempo sorgeva la Latteria) un grande complesso in cui trasferire il Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale, oggi a Manno e, in un secondo tempo, un nuovo blocco sulla trincea. Ma non solo: come riferito a fine marzo 2022, la SUPSI ha messo gli occhi anche sull’area dell’ex Pestalozzi. «Per vedere realizzati i campus di Lugano-Viganello e Mendrisio – ci aveva spiegato l'allora presidente della SUPSI Alberto Petruzzella – i tempi sono stati così lunghi che, dalla progettazione all’inaugurazione, ci siamo trovati a non avere spazi sufficienti visto che nel frattempo la SUPSI era cresciuta. Anche a Lugano-Stazione sta succedendo la stessa cosa. Già oggi sappiamo che lo stabile che costruiremo (nell’area Nord, ndr) non basterà. Abbiamo dunque colto la possibilità offerta dalla Città di Lugano, che ci permetterebbe di completare la fase uno del campus».

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