Il caso

Sì al restyling delle scuole Nord, finalmente

Bellinzona: via libera del Legislativo al credito di quasi 27 milioni per la ristrutturazione di uno fra gli istituti più vecchi del Ticino - La consapevolezza che non si può più aspettare ha avuto la meglio su alcuni dubbi non ancora dissipati
Il complesso è stato inaugurato nel 1908. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
29.01.2024 22:04

Se la memoria non ci fa cilecca, era dai tempi della pedonalizzazione del centro storico (quindi più di vent’anni fa) che un tema non impegnava (ed appassionava) così tanto le commissioni del Consiglio comunale di Bellinzona. Dopo le numerose riunioni, i necessari approfondimenti e lo slittamento di due mesi della discussione plenaria prevista inizialmente il 29 novembre, stasera il Legislativo ha approvato il credito di quasi 27 milioni di franchi per la ristrutturazione delle vetuste scuole elementari Nord. Due ore quasi di discussione sono state sufficienti.

Lo ha fatto con 47 voti favorevoli, 3 contrari e 3 astenuti. C’è chi si è turato il naso, certo, ma alla fine ha avuto la meglio la consapevolezza che non si può più aspettare. Soprattutto alla luce del rapporto elaborato dallo studio di ingegneria Basler & Hofmann di Zurigo che ha evidenziato un deficit di manutenzione di 73 milioni a livello di edilizia scolastica nella capitale.

Gli interventi

Il progetto di restyling del complesso (inaugurato nel 1908 e che dopo il 1962 non è più stato oggetto di interventi significativi) era già pronto da più di un lustro. Tant’è che il 16 aprile 2018 il plenum aveva detto sì al credito di 13,75 milioni (decisione ora annullata). In seguito è stato rivisto alla luce del cambiamento di approccio e di paradigma voluto dal Municipio. E l’importo è raddoppiato. I lavori che assicureranno all’edificio altri 50 anni di vita verranno realizzati a tappe; si concluderanno nell’estate 2026. Dapprima il blocco A, con gli allievi che hanno già effettuato il trasloco nei prefabbricati; ed in seguito, dall’estate 2025, con quello B, ossia la palestra, la portineria e l’aula magna. L’istituto accoglie 470 bambini suddivisi in 24 sezioni. Previsto anche un centro extrascolastico al quarto piano.

Le future generazioni

A rompere il ghiaccio è stato Sacha Gobbi (Lega-UDC), il quale ha sottolineato che «evidentemente non è sfuggito a nessuno che due mesi fa non c’erano i numeri per approvare il messaggio. Il Municipio, che ha commesso numerosi errori, avrebbe fatto una brutta figura. La maggioranza dei commissari della Gestione è stata fin da subito critica. Di fronte ad un simile costo era auspicabile e doveroso attendersi più varianti, così da poter scegliere la più idonea. I nuovi elementi rendono il messaggio soltanto più condivisibile, ma non migliore rispetto al precedente. In fatto di edilizia scolastica i tempi delle pezze peggiori del buco, in futuro, non saranno più tollerabili».

Lo studio strategico

Dal canto suo Andrea Cereda, co-relatore del rapporto di maggioranza della Commissione dell’edilizia e capogruppo PLR, ha affermato che «la ristrutturazione delle scuole Nord, che oggi si presentano in uno stato pietoso, deve essere solo il primo tassello della pianificazione a breve-medio termine. Non possiamo fare un torto alle generazioni future. Tutti negli ultimi mesi sono diventati esperti in materia. Gli irriducibili contrari devono farsi un esame di coscienza. È un peccato che non sia stato compreso anche il risanamento del cortile esterno».

L'altro co-relatore Pietro Ghisletta (Il Centro) ha rincarato la dose: «Il Municipio, con lungimiranza, ha deciso di elaborare lo studio strategico. Confido che, in prospettiva, ci sia la stessa attenzione giustamente data alle scuole Nord anche per i quartieri cosiddetti periferici, seppur buona parte degli investimenti verranno eseguiti in centro. Il mio auspicio è che i lunghi tempi di decisione non prolunghino la presenza degli allievi nelle aule provvisorie». Il Centro, inoltre, per bocca del capogruppo Gabriele Pedroni, ha difeso la bontà della decisione di aspettare gli ulteriori approfondimenti condotti negli ultimi mesi prima di deliberare.

Fra errori e colpevoli

La parola è poi passata ad Alberto Casari (Unità di sinistra), il quale ha precisato che è «imbarazzante trovarsi ancora qui a parlarne, dopo avere approvato il primo credito un lustro fa. Ma se si fosse proceduto con quel progetto, che aveva delle lacune, quasi sicuramente si sarebbe presentato un sorpasso di spesa. Certo, vi sono stati degli errori, ma adesso bisogna guardare avanti, inutile andare a cercare i colpevoli. Ora, grazie alla radiografia fatta dagli esperti zurighesi, si potrà procedere ai prossimi risanamenti in modo mirato». Non solo la giustizia, in Ticino, necessita di «spazi dignitosi», ha osservato Maura Mossi-Nembrini (Più Donne): «Fateci caso, quando andate in Svizzera interna. Guardate come si presentano le scuole, sempre impeccabili».

Se c’è un ritardo nella ristrutturazione dell’istituto «la responsabilità dev’essere di qualcuno. Il progetto rimane lo stesso di due mesi fa, con le medesime criticità biasimate a fine novembre. Nel rapporto tanto elogiato l’attuale ripartizione delle scuole e la loro presenza sul territorio non vengono affrontate. Saranno le stesse fra trent’anni?», ha rilevato Matteo Pronzini (Verdi-FA-MPS-POP).

L'appello

Per Martina Malacrida Nembrini (Unità di sinistra) «votare no od astenersi significa essere contro la scuola. E lo dico da madre di due bambini». Sulla stessa lunghezza d’onda Rosalia Sansossio (Unità di sinistra), che ha invitato i colleghi a riflettere sul rischio che, rinviando di nuovo tutto, ci possa essere un aumento dei costi. Di tutt’altro avviso, per contro, Lorenza Röhrenbach (Verdi-FA-MPS-POP): «Il progetto così come presentato è l’ennesima toppa».

Parola al municipale

È infine intervenuto il capodicastero Opere pubbliche Henrik Bang: «La scuola è un tema che sta a cuore a tutti, anche a voi. Lo dimostrano i 26 atti parlamentari inoltrati negli ultimi tre anni. Non è solo un involucro, ma un sistema complesso. Ora però si tratta di guardare avanti: non siamo più 13 Comuni, ma un’unica entità. Non ci sono più centro e periferia. Il lavoro è tanto, così come i soldi da investire».

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