In aula

«Siamo in presenza di vino contraffatto, ma buono»

È iniziato il processo a carico di cinque persone accusate a vario titolo di aver smerciato in Svizzera oltre sessantamila bottiglie di Barbera "camuffato" da vini più nobili, per un indebito profitto di 1,5 milioni - Sequestrate oltre 25.000 bottiglie: bisogna decidere che farne
©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
20.06.2023 13:00

Oltre sessantamila bottiglie di barbera spacciate su territorio nazionale come vino di caratura superiore - le false etichette recitavano «Tignanello 2012», «Sito Moresco», «Amarone della Valpolicella», «Valpolicella Ripasso» - per un guadagno illecito di oltre un milione e mezzo di franchi. È di questo che, in estrema sintesi, devono rispondere di fronte cinque persone (due assenti giustificate oggi in aula), con vari gradi di partecipazione e, come vedremo, vari gradi di riconoscimento delle accuse. Di queste bottiglie contraffatte, circa 25.000 sono state sequestrate dal Ministero pubblico (a condurre l'inchiesta, iniziata nel 2018, è la procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti) e ora si dovrà capire che farne: se distruggerle oppure in qualche modo rivenderle. Perché, come ha riassunto l'avvocata Sandra Xavier, patrocinatrice di colui che sembrerebbe il domus dell'operazione in Ticino, «siamo in presenza di vino contraffatto, ma buono».

I protagonisti

I fatti ticinesi sono una costola di una più ampia inchiesta italiana (ma partita da una segnalazione a Ginevra) che vede al centro un produttore di vino di Canelli, nell'Astigiano, a processo in Italia assieme ad altre persone proprio in questi mesi. Nel nostro cantone il fulcro della vicenda ruota attorno a una società di Lugano (oggi in liquidazione) attiva nell'import-export di vino e alle persone che secondo l'accusa erano i loro organi di fatto: un 68.enne del Mendrisotto (il presunto domus, difeso dall'avvocata Xavier), un 64.enne del Luganese (difeso dall'avvocato Pascal Frischkopf), un 54.enne napoletano residente nel Luganese (difeso dall'avvocato Olivier Ferrari), suo figlio 29.enne (difeso dall'avvocato Mattia Bordignon) e un 62.enne del Luganese (difeso dall'avvocato Pierluigi Pasi). Il 68.enne e il 64.enne oggi erano assenti giustificati. Sarebbero stati loro cinque - e una sesta persona che verrà giudicata separatamente - a commettere la truffa, o parti di essa, fra il 2016 e il 2018. Quattro di loro sono anche stati posti per un certo periodo in carcerazione preventiva. Oggi sono tutti a piede libero.

I ruoli

La persona presente in ogni momento della truffa è il 68.enne assente in aula. L'avvocata Xavier (le difese prenderanno la parola probabilmente domani, mentre nel pomeriggio parlerà l'accusa) ha anticipato che è sostanzialmente reo confesso, e che quindi contesta solo alcuni punti. In particolare l'accusa di essersi appropriato indebitamente di quasi 350.000 franchi che in realtà sarebbero stati di spettanza della sua società. Si dichiara invece innocente l'altro assente, il 64.enne, che per l'accusa ha partecipato con coscienza alla prima parte della truffa, quando la società ha piazzato diverse migliaia di bottiglie di falso Tignanello fra febbraio 2016 e marzo 2017 presso vari distributori in tutta Svizzera, ricavandone oltre 670.000 franchi (denaro in piccola parte rimborsato).

Nella seconda parte (novembre 2017-giugno 2018) compaiono invece il 54.enne napoletano (che riconosce almeno in parte gli addebiti), suo figlio (che dice di essersi allontanato dalla vicenda appena ha appreso che si stava per compiere un illecito, ma che secondo l'accusa è stato complice nella vicenda) e il 62.enne, chiamato in causa dai presunti correi ma che si dichiara completamente all'oscuro della vicenda «Giuro su dio che non ne sapevo nulla», ha detto oggi in aula. È in questa fase che tramite la società sono state commercializzate oltre sessantamila bottiglie di Sito Moresco, Amarone della Valpolicella e Valpolicella Ripasso, per un indebito profitto di quasi 840.000 franchi.

Quel proscioglimento italiano

La vicenda come detto sarà più chiara dopo che avranno parlato accusa e difese, ma particolarmente interessante è la posizione del 62.enne che si professa innocente. In sostanza, afferma, si è trovato invischiato con le persone sbagliate. Aveva, ha detto, un vecchio debito con il presunto domus, il quale gli ha proposto di saldarlo entrando in società con lui. Società - quella dei vini - di cui non si sarebbe però mai interessato. Il problema è che il presunto domus e il napoletano l'hanno chiamato in causa dicendo che era lui il finanziatore dell'operazione. Per vendetta, ha affermato lui oggi, perché il napoletano viveva in un appartamento di sua proprietà in cui non pagava l'affitto, cosa per cui ne ha chiesto lo sfratto e il fallimento di una sua altra società. Il napoletano afferma invece che il 62.enne gli abbia fatto fallire la società a sua volta per vendetta.

Il 62.enne era imputato anche in Italia, accusato di aver contribuito a contraffare i vini. Accusa da cui è stato di recente assolto con sentenza cresciuta in giudicato, come ha ricordato il suo avvocato Pasi, in quanto il fatto non sussiste. Anche qui, a chiamarlo in causa erano stati il presunto domus e il napoletano. Chiamate interessate e non fattuali secondo il giudice italiano, il quale ha ricordato che il presunto domus aveva in effetti un debito verso il 62.enne e che il napoletano è «inattendibile e tende alla bugia». Dichiarazioni che ovviamente non vincolano la Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta nel suo giudizio sui fatti e sulle responsabilità della costola ticinese dell'inchiesta.

E del vino che ne sarà?

Oltre alle pene (o assoluzioni), la Corte dovrà anche decidere che fare delle tantissime bottiglie sequestrate, in gran parte conservato bene nei magazzini di un grande distributore e in parte (il falso Tignanello) conservato non si sa in che condizioni all'Ufficio reperti della Polizia cantonale. La procuratrice ne ha chiesto un po' a malincuore la distruzione, in quanto finora non si è riusciti a trovare vie alternative (qualcuno che si assuma i costi di reimbottigliarlo), mentre l'avvocata Xavier ha chiesto che si provi ancora a trovare un acquirente. 

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