Spiragli per la Imerys, le altre ditte non preoccupano
La premessa è fondamentale per inquadrare il 2023 del settore industriale nelle Tre valli. E riguarda la ventina di posti a rischio alla Imerys Graphite & Carbon Switzerland di Bodio di cui abbiamo riferito il 6 novembre scorso. Le trattative fra la direzione e i sindacati sono tuttora in corso e non è escluso che possano portare ad una soluzione un po’ meno dolorosa, risulta al CdT. Se ne saprà di più ad inizio dicembre. Per il resto, dicevamo, la situazione del mercato del lavoro è «meno preoccupante di quella che si sta vivendo nel Locarnese», dove entro fine anno potrebbe andare perso un centinaio di impieghi. Claudio Isabella, vicesegretario regionale del Segretariato del Sopraceneri dell’OCST e responsabile della sede di Biasca nonché granconsigliere, ha la situazione sott’occhio.
Dopo il tonfo la risalita
La sua disamina è puntuale e articolata. E parte da un dato di fatto incontrovertibile. «Il momento più difficile è stato 4-5 anni fa, quando nelle Tre valli sono saltati 300 posti di lavoro. Da allora la situazione, per così dire, si è stabilizzata. Le principali aziende del comprensorio hanno la loro nicchia di mercato e gli affari funzionano. Penso, ad esempio, alla Tenconi di Airolo, alla Tensol Rail di Giornico e alla Helsinn di Biasca. Sono ditte solide». Il Borgo. Eccoci. Il Municipio ritiene oramai «superata» l’impostazione del Polo di sviluppo economico, le cui quattro ditte insediatesi danno lavoro ad oltre 250 persone. L’interesse c’è e potrebbero esserci presto nuovi arrivi, ma l’offerta spesso non è all’altezza.
Il Polo di Biasca
Concorda? «Assolutamente. Le zone industriali in Riviera e in Leventina andrebbero rivitalizzate. Prendiamo quella di Biasca: non possono non far riflettere i molti capannoni dismessi. Peccato perché ci sarebbero sia le condizioni sia le potenzialità per fare bene. L’area manager (si tratta di Stefano Melera, entrato in carica nell’aprile 2018; n.d.r.) sta facendo un grande lavoro, sfortunatamente la pandemia non ha aiutato. Ma, ribadisco, in prospettiva occorre impegnarsi per rivalorizzare quelle aree, coinvolgendo sia le autorità comunali sia quelle cantonali». E per quanto riguarda l’edilizia, chiediamo a Claudio Isabella? «Anche in questo caso, dopo le difficoltà di 5-6 anni fa con le chiusure di alcune ditte storiche come la Muttoni, la Dotti o la Edgardo Bianchi nonché alcuni ridimensionamenti, nelle Tre valli la situazione è stagnante, sotto controllo».
Le cause della crisi
Se a nord il cielo (Imerys a parte) è relativamente sereno, anche nel Bellinzonese il settore industriale se la sta cavando bene se non benissimo (la SMB Medical e la Gnosis Bioresearch, entrambe con sede a Sant’Antonino, sono in crescita). Lo stesso non si può dire per l’edilizia. «Inizia ad esserci un rallentamento del settore, la situazione preoccupa. Alcune aziende stanno facendo fatica», conferma il sindacalista OCST e deputato. Le cause sono da ricondurre, in primis, all’inflazione, all’aumento del prezzo dell’elettricità e dei tassi ipotecari, alle difficoltà a reperire le materie prime e ai tempi che si dilatano nella consegna del prodotto finale.