Diatriba

Sui rustici di Certara è scontro tra Città e Berna

L’Ufficio federale dello sviluppo territoriale ha fatto ricorso al TRAM contro lo strumento pianificatorio con cui Lugano intende permettere di tramutare una quindicina di edifici tradizionali in residenze secondarie
© Ti-Press
Federico Storni
18.12.2023 06:00

Iniziamo tratteggiando il campo da battaglia, che ha quale oggetto del contendere la possibilità di tramutare i rustici in case secondarie per permetterne la conservazione. Tale, almeno, l’idea del Cantone, che da tempo si è dotato di uno strumento pianificatorio (il PUC-PEIP) per attuare questa intenzione. A non condividere l’impostazione è però la Confederazione, o meglio l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), che sta combattendo da tempo il PUC-PEIP a suon di ricorsi. Riuscendo finora solo a scalfirlo: stando al direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, lo strumento infatti regge nella sua impostazione, benché l’ARE sia riuscita a ridurre di circa il 10% il territorio ticinese a esso sottoposto.

Negli ultimi mesi, poi, il Cantone è sembrato riuscire a scalfire l’impostazione conservatrice della Confederazione, grazie a un emendamento accolto del consigliere nazionale Fabio Regazzi alla Legge sulla pianificazione del territorio e a un’apertura a discutere il tema espressa dal consigliere federale Albert Rösti. In attesa di tutto ciò, e veniamo allo scontro che ci interessa oggi, l’ARE - i cui rapporti con il Dipartimento del territorio non sono stati scevri da frizioni in passato - non sembra intenzionato a cambiare tattica.

Un lavoro impegnativo

È infatti notizia recente, confermataci dall’Ufficio stesso, che l’ARE ha interposto ricorso al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) contro l’Inventario degli edifici fuori zona edificabile (IEFZE) stilato da Lugano per Certara. L’IEFZE è lo strumento pianificatorio con cui i singoli Comuni sostanziano il PUC-PEIP cantonale. Semplificando molto, per quanto qui d’interesse, è la procedura che porta a identificare i rustici che possono potenzialmente essere tramutati in case secondarie (servirà in ogni caso una licenza edilizia). A livello cantonale, prima di conoscere l’esito dei ricorsi dell’ARE, ne erano stati contati oltre 12.000 su quasi 60.000 edifici con le necessarie caratteristiche. Nella sezione di Certara ne sono stati trovati una quindicina su 121 oggetti esaminati.

Vale la pena, a questo punto, segnalare che stilare l’IEFZE è un lavoro piuttosto impegnativo. A quello di Certara (dopo un primo tentativo negli anni Novanta rimasto lettera morta) Lugano lavora dal 2014, quando era stato dato incarico al compianto architetto Fabio Giacomazzi. Il suo cuore è un documento di 484 pagine - figlio di tre mesi di rilievi sul campo - in cui sono descritti nel dettaglio, con fotografie per ognuno - i 121 edifici di Certara siti fuori zona edificabile, e la proposta di classificazione per ognuno di loro. Da allora è stato discusso con i proprietari e all’interno dei preposti servizi comunali e cantonali per quasi un decennio, fino alla decisione d’approvazione cantonale dell’estate 2023 con alcune modifiche d’ufficio in senso restrittivo rispetto a quanto proposto dalla Città. Approvazione a cui l’ARE ha ora interposto ricorso.

«Alti requisiti non adempiuti»

Le ragioni dell’ARE sono da ricercare nelle medesime espresse a livello cantonale, che possono essere riassunte nella generale contrarietà all’impostazione cantonale del cambio di destinazione residenziale per favorire la conservazione dei rustici. Più nel dettaglio un portavoce dell’ARE ci ha riferito, pur premettendo che essendo la causa ancora pendente l’Ufficio non avrebbe fornito alcuna informazione dettagliata, che «la nostra critica principale è che il paesaggio nel quale si trovano gli edifici inventarizzati non adempie gli alti requisiti previsti dal diritto federale. L’articolo 39 capoverso 2 dell’Ordinanza sulla pianificazione del territorio (ndr: quello su cui andrà peraltro a incidere l’emendamento Regazzi) richiede che il paesaggio e gli edifici insieme (ndr: enfasi dell’ARE) formano un’unità degna di protezione. Inoltre, alcuni degli edifici tradizionali in questione non soddisfano i requisiti qualitativi necessari per essere classificati come degni di protezione ai sensi del diritto federale». Su questo punto, appunto, tocca ora al TRAM decidere. Citando la procedura in corso, pure il Dicastero sviluppo territoriale di Lugano ha affermato di non poter entrare con noi nel merito delle contestazioni sollevate, né della posizione della Città.

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