Treni merci pericolosi, «rischio sopportabile»
«Il proseguimento di AlpTransit a sud del portale della galleria di base del San Gottardo è indubbiamente un progetto molto importante per il Ticino e il Consiglio di Stato intende ribadire la richiesta di realizzare in futuro anche le nuove tratte Biasca sud-Camorino (linea della Riviera e aggiramento di Bellinzona) e Vezia-Chiasso, come d’altronde previsto nella scheda di Piano direttore M6 ‘AlpTransit e progetti federali d’infrastruttura ferroviaria’».
Una lunga frase che troviamo alla fine delle 10 pagine di risposta del Governo all’interrogazione presentata a metà settembre dai granconsiglieri PLR Tiziano Zanetti, Bixio Caprara ed Omar Terraneo. I quali sono soddisfatti di quest’ultimo paragrafo, ma decisamente meno delle altre considerazioni dell’Esecutivo cantonale. Si aspettavano più incisività. Tant’è che non è affatto escluso - come appreso dal Corriere del Ticino - che possa presto toccare al Consiglio federale chinarsi sulla questione e i suoi addentellati. Il consigliere nazionale e vicesindaco della Turrita Simone Gianini sarebbe intenzionato a (ri)sollevare il tema.
«Siamo inflessibili»
I deputati (i primi due di Bellinzona, il terzo di Biasca) portavano all’attenzione dell’opinione pubblica diversi aspetti nel loro atto parlamentare alla luce, ma non solo, del treno merci deragliato lo scorso 10 agosto mentre stava attraversando la galleria di base del San Gottardo, poco dopo l’entrata di Bodio. Archiviata la dovuta premessa sulla politica di trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia (in Svizzera il numero di convogli si è ridotto a meno di 900 mila all’anno rispetto agli 1,4 milioni del 2000) e sulla sicurezza dei cittadini e dell’ambiente, il Consiglio di Stato arriva finalmente ai puntuali interrogativi.
«Per la tratta ferroviaria in Ticino il rischio per la popolazione è generalmente sopportabile. Unicamente presso la stazione di Bellinzona vi è un segmento che presenta un rischio», rilevano il presidente Raffaele De Rosa e i colleghi. A livello di pericoli per l’ambiente, secondo le valutazioni dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT), nel nostro Cantone sono tre i tratti ferroviari (per una lunghezza complessiva di poco più di un chilometro) dove il rischio non è sopportabile. E questo a causa delle acque superficiali e sotterranee. «I servizi del Dipartimento del territorio richiedono con inflessibilità la messa in opera rigorosa di tutte le misure atte a ridurre il rischio residuo, per risolvere quanto prima le situazioni puntuali ritenute non soddisfacenti».
Fra auspici e basi legali
Non solo. Già nel 2016 il Governo ticinese si era attivato auspicando più controlli sui treni con merci pericolose, «in particolare quelli alla frontiera, rendendoli molto frequenti se non sistematici. Era stato chiesto inoltre di inasprire le sanzioni in caso di non conformità, in modo da sostenere un reale effetto deterrente e preventivo». Berna ha però risposto picche, sulla base dei controlli già effettuati e dei dispositivi di monitoraggio dei convogli presenti lungo la linea ferroviaria. L’UFT, si precisa, non riteneva (beninteso: allora, quasi otto anni fa) necessario «intensificare i controlli eseguiti e neppure di obbligare le imprese ferroviarie a controllare tutti i treni in dogana. Faceva notare inoltre che per tale attività mancava una base legale conforme».
La perizia voluta da Riviera
Tiziano Zanetti e colleghi chiedevano inoltre lumi in merito alla perizia commissionata dal Municipio di Riviera ad uno studio d’ingegneria, consegnata all’UFT nel marzo 2022. Una dettagliata relazione tecnica incentrata sulle immissioni foniche e sulle vibrazioni generate dal traffico ferroviario. Ebbene, il Governo non entrando espressamente nel merito rileva che «grazie all’introduzione nel corso di questi ultimi anni di treni più silenziosi si è registrata un’ulteriore riduzione del rumore (...). I carri merci oggi sono circa 10 dB più silenziosi rispetto all’inizio delle misurazioni effettuate dall’UFT nel 2003. Si tratta di una differenza corrispondente quasi a un dimezzamento del volume sonoro percepito, che compensa ampiamente il rumore causato dall’aumento del traffico merci».
C’è poi il capitolo legato al quartiere di Osogna; secondo i deputati l’impatto relativo a rumori e vibrazioni misurato in paese si «riproduce verosimilmente anche nel resto della tratta a cielo aperto a sud del portale». Ebbene, l’Esecutivo cantonale non ha «sufficienti elementi» per confermare o meno il dubbio.
Più protezioni? Difficile
L’attenzione si concentra infine sulle zone residenziali non protette da barriere fonoassorbenti in prossimità delle stazioni FFS di Bellinzona e Giubiasco. Nel primo caso il Consiglio di Stato precisa che vi è stata la possibilità - dal punto di vista dell’inserimento paesaggistico - di realizzare delle protezioni «solo parziali ad altezze piuttosto limitate che non hanno permesso di ridurre le immissioni foniche al di sotto dei valori limite d’esposizione al rumore (...). Secondo le valutazioni svolte, tenuto conto anche delle peculiarità morfologiche sfavorevoli del territorio, la realizzazione di questi provvedimenti è risultata sproporzionata, in particolare nel comparto a monte dell’area della stazione (a Daro; n.d.r.)». Il rispetto dei valori limiti previsti dall’Ordinanza federale contro l’inquinamento fonico sarebbe stato possibile solamente con la posa di pareti antirumore pure nell’area dell’entrata principale del nodo ferroviario della capitale.
L'attesa circonvallazione
La risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione parlamentare era molto attesa anche dal Municipio di Bellinzona. Vuoi per la tematica affrontata, ma altresì in quanto è pendente l’interpellanza del consigliere comunale PLR Tiziano Zanetti. L’Esecutivo da sempre ribadisce l’impellenza di proseguire AlpTransit a sud di Lugano e di realizzare la circonvallazione della Turrita. Un’opera, quest’ultima, attesa da oltre tre decenni e che consentirebbe ai treni merci di aggirare l’agglomerato grazie alla galleria Gnosca-Sementina e all’attraversamento del Piano di Magadino fino a Camorino. Il Consiglio federale ha tuttavia già fatto sapere a più riprese che prima del 2050 il tema non tornerà d’attualità. Tiziano Zanetti al CdT: «Non possiamo aspettare così tanto».