Edilizia

Un altro rustico cadrà: a Capriasca si deve demolire

A insistere per l’abbattimento l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale: Comune e Cantone si sarebbero accontentati di opere di ripristino - La sentenza del TRAM: «È l’unica soluzione idonea e necessaria per ristabilire una situazione di legalità»
A Certara le ruspe arrivarono all'improvviso a metà gennaio 2024. ©Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Federico Storni
12.03.2025 06:00

«La demolizione s’avvera in concreto come l’unica soluzione idonea e necessaria per ristabilire una situazione di legalità. A fronte dell’entità degli interventi edilizi eseguiti in netto contrasto col diritto materiale applicabile, non si può prescindere da una tale misura». È con queste parole che il Tribunale amministrativo cantonale (TRAM), in una sentenza di fine novembre pubblicata ieri, ha deciso che di quel rustico situato in alta Capriasca non si può fare che tabula rasa: «Dal profilo della proporzionalità va senz’altro attribuito un peso accresciuto all’interesse pubblico al ripristino di una situazione conforme al diritto - anche in un’ottica di parità di trattamento - piuttosto che agli inconvenienti, in particolare di natura economica, derivanti alla proprietaria, che ha comunque a sua volta posto l’autorità di fronte al fatto compiuto. Inoltre la stessa resistente ha pur sempre già potuto beneficiare di una situazione d’illegalità da una decina d’anni, mentre non ha un diritto a che un simile stato delle cose perduri ulteriormente». Al Municipio di Capriasca, con l’ausilio dei servizi cantonali, è stato dunque demandato il compito di emanare un ordine di demolizione del rustico e di intimarlo alla proprietaria. Esso è attualmente in allestimento.

Lavori di quarant’anni fa

Quello della demolizione dei rustici è un tema caldo nel Luganese in questi mesi, dato che uno è recentemente «caduto» a Certara per volontà del Comune di Lugano. Un altro, a Miglieglia, dopo una sentenza del 2023 del Tribunale federale sembra avere i mesi segnati. Si tratta dei casi più estremi, segnati da trasformazioni senza permessi sull’arco di decenni. Con un risultato finale anche piacevole all’occhio, ma fuori norma per la Legge. Anche la vicenda capriaschese non fa differenza. Riassumendola a grandissime linee, i primi lavori abusivi risalgono a metà anni Ottanta ed erano poi stati sanati da una convenzione fra l’ex Comune di Bidogno, il Cantone e l’ex proprietario nel 2006 (convenzione che peraltro il TRAM oggi giudica di dubbia valenza giuridica). Dopo alcuni passaggi di proprietà il rustico finisce nel 2014 all’attuale proprietaria, la quale alcuni anni dopo ha eseguito altri lavori senza i necessari permessi. È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, anche perché la convenzione del 2006 (che la nuova proprietaria ha sostenuto di non conoscere) vietava qualsivoglia nuovo intervento abusivo, pena la decadenza della stessa.

I principali lavori, eseguiti soprattutto quarant’anni fa, riguardano, riassume il TRAM «l’essenziale trasformazione del rustico (originariamente adibito a stalla e fienile) in una nuova casa di vacanza, con demolizione e ricostruzione completa (con mattoni) del primo piano, sopraelevazione (di circa 60 centimetri), varie modifiche al tetto (rifatto diversamente, con gronde sporgenti) e alle facciate (per lo più intonacate e con nuove e differenti aperture), oltre a diversi interventi di sistemazione esterna». In altre parole con questi lavori «sono stati profondamenti alterati l’aspetto esterno e la struttura edilizia basilare originali».

Malgrado ciò il Municipio di Capriasca nel 2019 non ha intimato alla proprietaria di demolire tutto, bensì vari intervento di ripristino. Né ha preteso una demolizione il Consiglio di Stato nel 2020, nell’evadere i ricorsi sulla decisione comunale. La misura più estrema l’ha chiesta, e poi ottenuta, l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), sempre molto attento - e molto critico - alla gestione dei rustici in territorio ticinese. Anche per il rustico di Miglieglia era stato l’ARE a battersi con successo per la totale demolizione: Comune e Cantone non la pretendevano.

Mani quasi legate

A dover intimare l’ordine di demolizione alla proprietaria non sarà però l’ARE, bensì il Comune di Capriasca. «In questo senso - spiega Giacomo Cattaneo, capodicastero Edilizia pubblica e privata - il Comune è ente esecutore che deve unicamente eseguire le decisioni che vengono prese da altri (Cantone, Confederazione, Tribunali). In materia di fuori zona il Comune è vincolato dai preavvisi dei servizi cantonali». Capriasca ha dunque margini di manovra ridottissimi.

Il rustico di cui diciamo in queste righe è il caso più eclatante in Capriasca, ma è tutt’altro che un unicum sul territorio: «Così come in molti altri Comuni - dice Cattaneo - abbiamo diverse procedure in corso. Esse riguardano opere importanti o piccoli accessori e sono spesso molto datate e risalenti anche a prima delle aggregazioni. Tutti questi casi hanno una storia diversa e sono tutti a un diverso stadio di avanzamento. Piccole demolizioni sono state effettuate unicamente su base volontaria».

La variante pianificatoria

A proposito di rustici, proprio in queste settimane Capriasca si è fatta promotrice di puntuali varianti di Piano regolatore, stavolta con l’intento di salvare edifici che altrimenti deperirebbero. Ancora Cattaneo: «Si tratta di richieste specifiche dei proprietari (che si sono assunti i costi delle varianti): le modifiche non permetteranno interventi particolari agli edifici ma sono volte solo a togliere il vincolo di utilizzo agricolo per gli stessi in quanto non più attuale. La richiesta è quella di passare dalla categoria 1d (rustico meritevole di conservazione ad uso agricolo o rustico di ridotte dimensioni) alla categoria 1a (rustico meritevole di conservazione)». Entrambi i fondi oggetto delle varianti sono ubicati all’interno del perimetro del PUC-PEIP, cioè lo strumento pianificatorio con cui il Cantone permette a determinate condizioni di tramutare i rustici in case secondarie. Tale impostazione è però invisa all’ARE, che ancora di recente ha inoltrato un ricorso contro una simile proposta pianificatoria di Lugano concernente una quindicina di rustici a Certara.

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