Politica

Una «strada molto ripida» per la manovra di rientro

Seduta straordinaria ed extra-muros per la Gestione interamente dedicata al Preventivo 2024 - Dal Governo arriva una cattiva notizia: il meccanismo del freno al disavanzo non sarebbe rispettato già a fine 2024
©Chiara Zocchetti

Non nelle «classiche» sale di Palazzo delle Orsoline, bensì nel più appartato contesto di Castelgrande. È in una saletta del Grotto San Michele che la Commissione gestione e finanze ha voluto riunirsi (il giovedì pomeriggio, invece del «canonico» martedì mattina), per una seduta interamente dedicata al delicato tema della manovra di rientro. Una riunione, stando ai presenti, svoltasi in un clima disteso e che ha permesso ai partiti di esporre le proprie criticità e formulare le proprie proposte per trovare la quadra attorno al Preventivo 2024. Malgrado il clima costruttivo, la convergenza al momento sembra ancora lontana. Così come si allontana la possibilità di portare il dossier in Parlamento già a gennaio. Anzi. Le probabilità che sia evaso (forse) a febbraio o marzo sono concrete.

Una trattazione complessa

«Viste le difficoltà nel trattare questo importante dossier abbiamo voluto fare una riunione fuori dal contesto di Palazzo, in un luogo neutro, anche per fare un’analisi più oggettiva possibile sul preventivo», spiega al Corriere del Ticino al termine della riunione (durata quasi tre ore) il presidente della Gestione Michele Guerra (Lega). «Un preventivo – non nasconde il deputato – la cui trattazione si sta rivelando molto complessa. Nel 2015, ancora da presidente della Gestione, fui relatore del Preventivo 2016 in cui, anche in modo un po’ brutale, si dava inizio al risanamento poi realizzato con successo entro il 2019. Ecco, rispetto ad allora, sfida già complessa, oggi la strada sembra di una ripidezza mai vista». In Gestione, ricorda Guerra, «parliamo di risanamento da ben prima di giugno, ma le misure sono state condivise dal Governo solo il 18 ottobre. Le avessimo ricevute prima o avremmo potuto discuterle con il Governo, avremmo potuto coordinare i lavori e sicuramente investire ora meno tempo. Ma non così non è stato e serve quindi tempo ed energia», prosegue il leghista. E quindi «in questo mese e mezzo una convergenza non è stata trovata». Insomma, «la strada che ci troviamo di fronte è molto ripida».

La novità di giornata

La novità di oggi, inoltre, ha riguardato una lettera inviata proprio dal Governo alla Gestione per rispondere a quattro domande poste da quest’ultima il 5 dicembre. Ma nella missiva non sono contenute buone notizie. Anzi. «Il Consiglio di Stato ci ha nuovamente confermato che anche qualora dovessimo portare a casa questo risanamento, già a consuntivo 2024 in ogni caso non rispetteremmo il vincolo del freno ai disavanzi», spiega Guerra. Nella lettera, infatti, il Governo spiega che «considerando il risultato d’esercizio di preconsuntivo 2023 di -167,8 milioni (ndr. aggiornato proprio un paio di settimane fa), il conto di compensazione 2024, ammettendo un disavanzo di -95,7 milioni (ndr. ossia quello del preventivo presentato dall’Esecutivo) sarebbe pari a -343,9 milioni, praticamente allineato alla soglia del 9%». Un tecnicismo per dire, in soldoni, che già a fine del prossimo anno, malgrado la manovra di rientro, il meccanismo non sarebbe rispettato. O, per dirla con le parole di Guerra, «la strada è più in salita del previsto, anche perché nell’ultima sessione di Gran Consiglio alcune decisioni prese peggioreranno ulteriormente il preventivo». Il riferimento, in particolare, va all’imposta di circolazione approvata lunedì dal Parlamento.

Detto ciò, però, lo stesso presidente della Gestione spiega che «la riunione è stata molto costruttiva e positiva» e «tutti i gruppi, anche quelli contrari sin dall’inizio, hanno fornito degli spunti validi e condivisi». Queste proposte, prosegue il leghista, «le abbiamo raggruppate e le invieremo al Governo con l’obiettivo di trovare una convergenza». Anche perché, «se non dovessimo approvare questo preventivo il rischio è che l’anno prossimo ci si ritrovi a dover fare il doppio sforzo con il doppio delle misure di risanamento». La speranza, dunque, «è che di fronte alla riunione costruttiva di oggi si possa trovare una maggioranza».

A carte scoperte

Durante la riunione, i partiti hanno giocato a carte scoperte, mettendo sul tavolo le rispettive «linee rosse». Il PS, ad esempio, ha proposto di eliminare i 45 milioni di sgravi contenuti nella riforma fiscale appena approvata dal Parlamento. In questo, secondo quanto spiegatoci dal capogruppo socialista Ivo Durisch, «si potrebbero togliere dalla manovra di rientro i tagli al sociale, ovvero ai sussidi di cassa malati, agli istituti per disabili e al personale dell’amministrazione cantonale». Sul fronte opposto la Lega, la quale è tornata alla carica sulle proposte già abbozzate in ottobre. «La spesa per gli asilanti è di 70 milioni, di cui 20 milioni sono di troppo poiché sono quelli che non riceviamo dalla Confederazione», constata il capogruppo leghista Boris Bignasca. «L’altra questione è semplice: non possiamo più permetterci di dare sussidi ai permessi B. È sempre stato fatto in passato, ma ora è tempo di cambiare». Due misure che, insieme, varrebbero una sessantina di milioni.

Nessun tabù

Più sfumata la posizione del PLR. Per la capogruppo Alessandra Gianella, «oggi era importante capire da che perimetro partiamo, in particolare alla luce dell’approvazione della riforma fiscale e dell’imposta di circolazione». Per la deputata, è importante discutere tutte le misure contestate. «Per noi non ci sono tabù», aggiunge la deputata. «Ci sono dubbi principalmente riguardo ai sussidi per i premi di cassa malati, così come sul contributo di solidarietà per i dipendenti dell’amministrazione cantonale e sulla mancata concessione del rincaro». Per Gianella è ancora presto per dire a che punto è la convergenza, tuttavia «ora sappiamo dove ci stiamo muovendo, inoltre abbiamo chiesto ulteriori approfondimenti al Governo, importanti per potersi determinare sulle misure». Da parte sua, Maurizio Agustoni ha una visione «di prospettiva» rispetto al preventivo. «Servono misure concrete di revisione della spesa pubblica», dice. «È questa la nostra richiesta principale». Il Preventivo 2024, per il capogruppo del Centro, «è lontano dall’essere sano. Ma la strada che evita di discutere misure che fanno arrabbiare la gente anno dopo anno, è quella delle misure strutturali. Siamo disposti a dare il nostro contributo per migliorare i conti dell’anno prossimo, ma siamo anche consapevoli che, nonostante le misure messe sul tavolo, siamo molto lontani dall’equilibrio finanziario. Più in generale, il preventivo non è all’altezza di quanto chiesto dalla popolazione con il voto sul pareggio di bilancio entro il 2025». Ma, chiosa ancora Agustoni, «se non ci si dota di uno strumento di verifica della spesa pubblica, continuerà a essere così».

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