Il caso

Zalando: «A Sant'Antonino per un ottimo ambiente di lavoro e la vicinanza del treno»

L'azienda prende posizione in merito al trasloco in Ticino per la gestione dei resi: «CEVA Logistics, il datore di lavoro della sede di Neuendorf, ha deciso di non cercare un nuovo cliente e di chiudere la sede»
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
02.10.2024 16:31

Zalando arriva in Ticino. La novità, nelle scorse ore, ha fatto molto parlare e ha spaccato l'opinione pubblica. Il colosso dell’abbigliamento online ha deciso di puntare sul nostro cantone per la gestione dei resi e ha rescisso il contratto con Ceva logistics, che licenzierà 350 dipendenti a Neuendorf, nel Canton Soletta. A Sant’Antonino la società tedesca si appoggerà alla statunitense GXO Logistics. La questione è finita anche sul tavolo del Consiglio di Stato, con un'interpellanza dell'MPS: «Il Ticino fa figura, ancora una volta, di Cina della Svizzera (forse oggi sarebbe più corretto dire Vietnam, visto che anche in Cina, grazie a scioperi e proteste operaie, i salari sono aumentati), promuovendo di fatto il dumping salariale».

Finita sui media di tutto il Cantone, Zalando ha oggi deciso di prendere posizione. Lo ha fatto con una mail del suo servizio stampa, di sede a Berlino. Il punto? «La decisione di non continuare le nostre attività nella sede di Neuendorf si basa su diversi fattori. Uno di questi motivi è il trasloco in una nuova e moderna struttura a Sant'Antonino, che offre un ottimo ambiente di lavoro ed è tecnicamente all'avanguardia. La nuova sede ci consentirà inoltre di fare maggiore affidamento sul trasporto ferroviario, il che in futuro accorcerà le tratte di trasporto e ridurrà il traffico di camion in Svizzera».

La società rimanda al mittente le critiche e le polemiche relative alle condizioni di lavoro (terribili a Neuendorf, come vi abbiamo riferito qui): «Indipendentemente dal fatto che gestiamo l’attività noi stessi o un partner, attribuiamo grande importanza a condizioni di lavoro eque e al rispetto dei nostri standard sociali», si legge nella nota. «Questi si applicano a Zalando stesso e fanno parte anche dei contratti con i nostri partner. Includono, tra le altre cose, apprezzamento, equità e rispetto, libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva, salute e sicurezza dei dipendenti, nonché opportunità di sviluppo e sono regolarmente esaminati da esperti esterni e indipendenti». Per «offrire ai clienti in Svizzera e in Europa un'esperienza di acquisto impeccabile», nella collaborazione con fornitori di servizi, vengono svolte «gare d'appalto a intervalli regolari». «Vogliamo essere all’altezza della nostra responsabilità sociale. Comunichiamo quindi le modifiche al rispettivo fornitore di servizi con un termine adeguato. Ciò significa che il fornitore di servizi ha abbastanza tempo per cercare un nuovo cliente e continuare le operazioni sul posto».

Nel caso di Neuendorf, prosegue quindi Zalando, è stata di CEVA Logistics, il datore di lavoro della sede, la decisione di non cercare un nuovo cliente e di chiudere. Sebbene, in pratica, scarichi la responsabilità sull'altra azienda, il colosso dell'azienda prosegue: «Sebbene CEVA Logistics sia responsabile dei dipendenti della sede di Neuendorf come datore di lavoro, ci impegniamo attivamente a trovare soluzioni socialmente accettabili e garantiamo che il processo di transizione sia trasparente. Siamo consapevoli che questa è una situazione difficile per i dipendenti interessati. Siamo in costante comunicazione con CEVA Logistics e, ad esempio, partecipiamo volontariamente a un pacchetto sociale di CEVA».

Che cosa succederà a Sant'Antonino? Sede perfetta o meno, in attesa che il centro resi arrivi in Ticino, c'è da augurarsi che le condizioni di lavoro applicate da GXO Logistics siano migliori di quelle di CEVA Logistics. Anche se le premesse non sono le migliori, visto che la società americana è indagata in Italia per frode fiscale, con l'accusa di praticare «concorrenza sleale» con un modello di business «fraudolento» che «facilita lo sfruttamento dei lavoratori». I media italiani, nello specifico, parlano di «serbatoi di manodopera», ossia un sistema attraverso cui le grandi aziende si garantiscono «tariffe altamente competitive» sul mercato «appaltando la manodopera» a cooperative e altre società in modo irregolare per i loro servizi di logistica.

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