Tragedie in montagna, nel 2018 sulla Pigne d'Arolla morirono sette persone
La tragedia avvenuta nel fine settimana nella regione della Tête Blanche – cinque escursionisti sono morti, una sesta persona è ancora dispersa – ha riportato alla mente l'incidente in montagna del 30 aprile 2018, nella regione di Arolla (sempre in Vallese). Allora erano morte sette persone.
Due comitive stavano partecipando a un'escursione tra Chamonix e Zermatt. Secondo la procura cantonale le due cordate – il primo gruppo formato da 4 persone, il secondo da 10 –, che procedevano in senso opposto, si erano allontanate dal tracciato iniziale a causa dell'improvviso peggioramento delle condizioni meteo. Gli escursionisti si erano quindi ricongiunti tentando di unire le forze per raggiungere la capanna Vignettes, a 3.157 metri di quota. Gli sforzi erano però risultati vani: sette persone sono morte, sette i sopravvissuti.
Morti di freddo
Le due comitive – ha poi ricostruito la procura cantonale – avevano lasciato separatamente lo stesso rifugio tra le 6.00 e le 6.30 del mattino, incamminandosi attraverso il col de la Serpentine in direzione del rifugio Vignettes. Una volta superato il «muro» della Serpentine, entrambi i gruppi si erano smarriti a causa del rapido peggioramento delle condizioni meteo. Il primo raggruppamento, tornato sui propri passi, aveva così incontrato il secondo. Da quel momento in poi tutti e 14 gli escursionisti avevano proseguito il cammino insieme per diverse ore.
Attorno alle 17.50, gli alpinisti avevano raggiunto il passaggio Cairns, situato a circa 550 metri di distanza dal rifugio Vignettes. Il maltempo, però, non aveva permesso loro di trovare la strada per raggiungere la struttura e così, al calare della notte, i 14 si erano accampati. I quattro componenti del primo gruppo si erano riparati in prossimità di alcune rocce, scavando nella neve e costruendo un muretto – di neve e sassi – per ripararsi dal vento. Erano rimasti svegli tutta la notte. Gli altri 10 escursionisti, invece, erano posizionati a una quindicina di metri di distanza dal primo gruppo, in un punto più esposto. Avevano tentato di proteggersi tra le rocce utilizzando gli zaini, ma le forti raffiche avevano avuto la meglio. Nel corso della notte uno degli escursionisti aveva lasciato il gruppo, riparandosi in un solco scavato nella neve. Gli altri erano invece rimasti insieme. Ma le temperature avevano raggiunto i -20 gradi.
Una tragedia legata al Ticino
La tragedia sulla Pigne d'Arolla aveva colpito profondamente l’ambiente delle guide alpine del Ticino e dell’Insubria. Era stata la MLG Mountain Guide di Chiasso a organizzare l’escursione di una delle due comitive sorprese dalla tormenta a poche centinaia di metri dalla capanna Des Vignettes. E tra le vittime figura anche il contitolare dell’azienda, il 59.enne Mario Castiglioni che con la moglie Kalina Damyanova guidava il gruppo sulla Haute Route. Nato in riva al Lario, da qualche anno si era trasferito in Ticino con la consorte di origine bulgara prendendo casa in Valle di Muggio e, nel 2015, aveva aperto l'agenzia che organizzava escursioni in montagna. Da oltre 25 anni il comasco aveva fatto della passione per la montagna la sua professione. All'attivo aveva ascese di primo piano, tra cui le scalate degli 8.000 metri Manaslu in Nepal, Cho-oyu e Shisha-Pangma inn Tibet.
Nessun responsabile
Alla fine dell'estate del 2019 il Ministero pubblico vallesano ha archiviato il dossier sull'incidente: non è emersa alcuna responsabilità. I sette sono morti principalmente per ipotermia oppure – è il caso proprio di Mario Castiglioni – per una caduta. Gli altri sette avevano subito un assideramento fortunatamente non fatale.
Le vittime erano tutti esperti alpinisti. La leggenda dell'alpinismo Reinhold Messner aveva definito la tormenta un «whiteout», una sorta di nebbia di neve e vento gelido fortissimo. «Chi vi si trova intrappolato non ha colpe, perché non vede più niente e non riesce a individuare nemmeno un rifugio a un centinaio di metri», aveva spiegato. La polizia vallesana aveva confermato ai familiari che tutti gli scialpinisti erano ben equipaggiati. «Perché sono vivo? Razionalmente potrei dare mille spiegazioni, ma, in realtà, credo che sia stato solo un caso», aveva raccontato al CdT Luciano Cattori, di Minusio, sopravvissuto alla terribile tormenta nella notte tra il 29 e il 30 aprile 2018.
Sulla tragedia è stato realizzato il documentario Piège mortel sur la Haute Route, di Frank Senn, disponibile su Play Suisse.