Maltempo

Tre morti accertati e si cerca un disperso, ma forse non è finita

La Vallemaggia, flagellata dal nubifragio, è isolata: il territorio è stato sfregiato e le comunicazioni sono interrotte - Ciò rende ancora più complicate le già difficili operazioni di soccorso - L’evento più grave è stata la frana in zona Fontana - Crollato il ponte di Visletto
©SAMUEL GOLAY
Alan Del Don
Giona Carcano
30.06.2024 21:33

Ancora una tragedia. Ancora morti. Il maltempo non dà tregua alla Svizzera italiana. Dopo la Mesolcina adesso è l’alta Vallemaggia ad essere in ginocchio. Flagellata dalla furia della natura. Isolata, così come le valli Bavona, Lavizzara e di Campo. La drammatica immagine simbolo di quanto successo è il ponte di Visletto, frazione di Cevio, crollato sotto la forza delle acque e che ha portato all’interruzione della strada cantonale. I decessi accertati, allo stato attuale, sono tre, travolti dall’imponente frana scesa in zona Fontana. Ma si teme possano essere di più. Si cerca inoltre un’altra persona in territorio di Peccia. A complicare una situazione già terribile, ci sono le difficoltà con le quali sono confrontati i soccorsi. Vuoi per le strade impraticabili e per le comunicazioni e l’elettricità interrotte. E vuoi, appunto, per il fatto che chi ha bisogno di aiuto non può lanciare l’allarme in quanto i telefoni (sia fissi sia mobili) sono inutilizzabili. Lo Stato maggiore regionale di condotta ha dunque chiesto l’aiuto dell’esercito. Da un lato per posare un ponte temporaneo che permetta di «ricollegare» il distretto, la bassa e l’alta valle e, dall’altro, mettendo a disposizione due elicotteri Super Puma per velocizzare l’evacuazione della popolazione. Chi è già tornato, sano e salvo, al proprio domicilio sono i partecipanti alla Colonia climatica don Guggia a Mogno. Una settantina di persone, di cui una quarantina di bambini. Mentre ci è voluto un po’ più di tempo per portare a valle le 300 persone che erano a Peccia per il torneo amatoriale di calcio al campo Draione. Iniziato venerdì, avrebbe dovuto concludersi oggi.

Le forze in campo

Le vedute aeree delle zone colpite dalle forti piogge scese, in particolare, tra la una e le 3 di questa notte, sono un pugno nello stomaco. Fanno malissimo. Il territorio, vastissimo territorio della Vallemaggia, è stato sfregiato dal nubifragio. Impossibile descrivere a parole quanto noi, voi tutti, abbiamo visto. A nord di Cevio, da Bignasco in su, è un disastro. Il focus è stato posto dapprima sugli abitanti e sui turisti da mettere in salvo; in seguito sul sostegno alle persone evacuate (chi si è recato da familiari e parenti, chi alle scuole ai Ronchini di Aurigeno, chi al Centro sportivo nazionale della gioventù a Tenero e chi nell’impianto della PCi messo a disposizione dal Comune di Ascona). Poi si pensa, si penserà, al ripristino. C’è tantissimo da fare e va fatto in tempi brevissimi. La situazione è molto delicata, pleonastico dirlo. Le forze in campo sono lì a dimostrarlo: una ventina di pompieri ed altrettanti soccorritori, 15 pattuglie della Polizia cantonale e della Comunale di Locarno, 4 elicotteri della Rega, la Protezione civile Locarno e Vallemaggia (con gli altri consorzi che si sono messi a disposizione qualora ce ne fosse bisogno).

Geomorfologia e rischi

Lo si sa. La Vallemaggia, per le sue caratteristiche geomorfologiche montuose e con versanti molto ripidi, ha delle soglie di allerta meteo più elevate rispetto alle altre regioni del Cantone Ticino. Quando piove tanto (e questa notte sono scesi quantitativi totali superiori ai 200 millimetri nella zona più colpita, con temporali di intensità eccezionale) vi sono degli aumenti repentini della portata dei fiumi e dei riali. «Lungo i corsi d’acqua principali vi sono state delle erosioni importanti a Visletto, che hanno causato la rottura del ponte, ed in altri punti lungo la strada cantonale, perlomeno tra Broglio e Prato-Sornico, ma non solo», ci ha spiegato il geologo cantonale Stefano Daverio. Per quanto riguarda i corsi d’acqua laterali l’evento che ha causato le vittime è capitato a Fontana, in Valle Bavona. Hanno perso la vita, come detto, tre persone, mentre una dozzina è stata evacuata; la loro identificazione è tuttora in corso. Due dovrebbero essere delle donne, sulla settantina, germaniche o confederate, proprietarie da tre decenni di una casa di vacanza.

La Maggia è repentinamente passata da 25 metri cubi al secondo a 2.000. Pazzesco. Altri riali hanno inoltre scaricato acqua e detriti a Prato-Sornico e in località San Carlo di Peccia: «Solo la mappatura del territorio permetterà di dettagliare meglio le altre situazioni». Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni, chiediamo? «Dal punto di vista meteorologico bisogna vedere quali sono le previsioni e metterle in rapporto alle situazioni più delicate legate alle piogge di ieri sera. Quindi con eventuali nuove situazioni di pericolo che potrebbero essere cambiate proprio alla luce del maltempo delle scorse ore. Secondo me si tratta di andare a verificare se nei riali laterali, nella parte alta, c’è il rischio di ulteriori franamenti dove si sono innescate le colate e degli accumuli di materiale e legname, le cosiddette serre, che possono ostacolare il deflusso dell’acqua o creare delle piccole dighe a rischio cedimento. Del materiale, instabile, ad esempio potrebbe precipitare nell’alveo e quindi costituire materiale per altre colate detritiche. Queste sono le verifiche regolari e standard che andranno fatte dopo quanto accaduto in alta Vallemaggia», spiega il nostro interlocutore, visibilmente scosso dalla gravità di quanto accaduto.

Regione monitorata a vista

Saranno giorni, settimane, forse mesi in cui la Vallemaggia verrà monitorata a vista. Perché l’estate è appena iniziata. E lo sappiamo che questa – così come l’autunno, almeno l’inizio – è una stagione in cui le piogge - ahinoi - sono frequenti. I danni sono ingentissimi. Strade ed infrastrutture pubbliche fuori uso, come la pista di ghiaccio di Prato-Sornico (distrutta) e la caserma dei pompieri. E poi gli edifici privati, non si sa quanti e nemmeno quanto hanno «sofferto» le bizze di Giove pluvio. Sono inaccessibili. Non si può comunicare con chi ci abita.

Una radiografia più precisa sarà possibile solamente nelle prossime ore. Così come, di conseguenza, è impossibile procedere con una stima (seppur provvisoria, ancora sommaria) dei danni. Andrà sorvolata, a mo’ di falco, la zona devastata e ci si dovrà aiutare con le immagini e con i video. Si tratta di chilometri quadrati. In seguito gli stabili, come si suole dire, andranno verificati ad altezza uomo. La priorità ora va ad altro, però. Ci mancherebbe. Bisogna capire se vi sono altre persone in pericolo. Se ci sono ancora degli abitanti che devono essere evacuati. C’è da ripristinare la viabilità fra Cevio e la frazione di Visletto. L’utilizzo del ponte pedonale sarà, giustamente, limitato alla popolazione.

Per farla breve: non si sa se il peggio è passato. E questo è un incubo nell’incubo. Non si possono escludere altre vittime, oltre alle tre accertate. Nelle sue poesie, Plinio Martini, figlio eccelso della valle, si è concentrato spessissimo sugli amati villaggi valmaggesi. A volte persino con impeto, a volte facendo del vento e delle condizioni meteorologiche i suoi soggetti come in «Paese così». Ma mai, crediamo, avrebbe potuto anche solo lontanamente immaginare la devastazione che si è presentata agli occhi di soccorritori ed autorità. C’è chi ha pianto. Dopo la Mesolcina, purtroppo, è il Ticino intero a versare lacrime.

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