Un'ultima ingenuità e poi cala il sipario
Mai una gioia. Nemmeno alle Canarie. La Nations League della Svizzera - già certa della retrocessione nella Lega B - si è chiusa con l’ennesima doccia gelata. Ha vinto la Spagna, no, non i campioni d’Europa, perché don Luis de la Fuente ha schierato una versione light della formazione che aveva incantato in Germania. Poco male. A Tenerife gli iberici hanno comunque trovato il modo per punire un avversario orgoglioso, e però a sua volta tanto inesperto, quanto vulnerabile sul piano difensivo. Come previsto, Murat Yakin ha testato diversi giocatori che sin qui avevano trovato poco spazio. Senza successo. «Ma sono certo che, anche grazie a questa partita, la concorrenza aumenterà a partire dal prossimo anno» sottolinea il selezionatore a margine della sconfitta per 3-2. Ovvietà: è stata una Nations League deludente. «Abbiamo provato, sempre, a mostrare un gioco propositivo. Molto ha remato contro di noi. Anche se alla fine a fare la differenza è stata l’inefficienza offensiva e il numero eccessivo di gol subiti. La difesa era la nostra forza, e invece abbiamo concesso troppe reti facili. Anche con la Spagna».
Volti nuovi, limiti simili
E quindi? Come se la sono cavata nuovi e rincalzi a cui Yakin ha regalato una maglia da titolare? Insomma. I limiti dei vari Muheim, Sohm (forse il più convincente), Ugrinic e Kutesa, presto o tardi, sono emersi. Poteva essere la partita d’esordio di Hajdari, ma sembra che il difensore del Lugano non abbia voluto rischiare dopo una settimana vissuta con qualche problema fisico. E così la rete che ha scosso un primo tempo altrimenti placido è nata proprio da un’esitazione dell’inedita coppia di centrali formata da Cömert e Rodriguez. Morata è scappato alle spalle di entrambi, e dopo aver superato il primo con un sombrero, si è fatto atterrare in area dal secondo. Rigore, netto. E se il figlio dell’isola Pedri è stato ipnotizzato da Mvogo, l’altro beniamino di casa Pino non ha perdonato sulla ribattuta.
Non basta Monteiro
La ripresa sembrava promettere qualcosina di più. E, oggettivamente, è andata meglio sul fronte elvetico. Anche perché le contromosse del ct hanno sortito gli effetti sperati. Amdouni da prima punta, d’altronde, non aveva funzionato, così come Ugrinic non era stato in grado di lasciare il segno in fase offensiva. Ci ha pensato soprattutto Monteiro, dapprima fallendo una rete clamorosa, poi trovando l’1-1 con uno spunto travolgente. Tutto molto bello. E persino consolatorio, considerati i bocconi amari ingoiati lungo l’autunno. Già. Peccato che l’esterno dello Young Boys abbia rovinato tutto in collaborazione con Freuler, offrendo a Gil la palla e lo spazio necessari per il raddoppio spagnolo. Match chiuso? Macché. A prendersi la scena è stato Zeqiri, pure lui subentrato e freddissimo dal dischetto a cinque dal 90’. A conquistare la massima punizione con furbizia era stato Sierro, in campo dal 60’. Sempre il centrocampista del Tolosa ha però commesso l’ingenuità che nei tempi di recupero ha portato Zaragoza sul dischetto e poi a prendersi gli applausi del pubblico iberico. L’ultima doccia gelata nel quadro di un torneo allo stesso tempo insufficiente e stregato.