Vittorio Emanuele Parsi: «Ricordo tutto il periodo in coma»
«Dopo i primi esami, stavo per dire “vi saluto, devo partire per le vacanze”. Invece sono stato portato a Belluno in ambulanza, e lì ho avuto la fortuna di trovare il primario di Cardiologia che ha subito capito che la mia era una dissezione dell’aorta». È con queste parole che Vittorio Emanuele Parsi, intervistato dal Corriere della Sera, racconta quello che gli è accaduto lo scorso 29 dicembre, quando ha accusato un malore mentre si trovava a Cortina d’Ampezzo.
Parsi è professore ordinario di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Dipartimento di Scienze Politiche. Dal 2005 è direttore del Master in Economia e Politiche internazionali offerto congiuntamente dall’Università della Svizzera italiana (USI) e dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (ASERI). Della sera in cui è stato male, ricorda i «tre colpi» accusati «sul diaframma, come fossi in apnea. Ho capito che c’era qualcosa di grave».
A Treviso è stato sottoposto a un’operazione salvavita. «Ricordo tutto il periodo in coma – ha raccontato –. Uno Stige, un fiume melmoso, nero, che stava sotto i miei piedi, come Ulisse e Achille. Ricordo di avere visto le radici degli alberi da sotto, come fossi in un crepaccio. E di tanto in tanto, voci lontane». Poi l'immensa spossatezza fisica. E il pensiero delle due figlie e della compagna Tiziana Panella, giornalista di La7. «Ho visto me stesso a risalire l’immenso crepaccio, con tutta la fatica del mondo. E quando poi sono arrivato in cima ho aperto gli occhi. E ho visto Tiziana che era lì con me. Ho pianto».
Il professore si è detto stupito dalla solidarietà ricevuta, «dall’Accademia, i colleghi, gli studenti, la Marina, il rugby». E per il futuro desidera cambiare vita, ma comunque «andare avanti» nel suo mestiere: «scrivere, riflettere e partecipare al dibattito pubblico».