Il commento

Il FC Lugano sogna e lo fa con i piedi a terra

Il patron Joe Mansueto investirà altri 16,4 milioni nel club bianconero, in particolare nel nuovo stadio: sul piano sportivo e commerciale la società sa esattamente dove andare
Massimo Solari
10.05.2023 20:44

Vien voglia di chiudere gli occhi. E, senza sforzi eccessivi, immaginarsi sulle tribune del futuro stadio bianconero, in sottofondo un inno inconfondibile: «The chaaampiooooons»! Utopia? No, non lo è. Così come fra esattamente tre anni, il FC Lugano potrebbe essere invischiato nella lotta per il titolo. Nella sua nuova casa. Per mezzo di essa, anche. Mentre la prima squadra non teme di anticipare i fasti - grazie a traguardi e risultati degni di nota -, l’opera di convincimento del club è entrata in una dimensione ancor più importante.

Una dimensione in cui la sostanza ha preso il sopravvento sulle parole. Perché coerente, credibile e, soprattutto, supportata da una solidità economica incontestabile. In questo senso, e non arrossiamo scrivendolo, i 16,4 milioni di franchi messi sul tavolo da Joe Mansueto per permettere al Lugano di fare un ulteriore salto di qualità impressionano. Quasi disorientano. Nemmeno due anni fa, di questi tempi, la società stava finendo nelle mani peggiori. Oggi, dopo una vita trascorsa a fare i salti mortali sul filo del rasoio, regnano serenità e intraprendenza. Non solo: è possibile dare forma a una visione ambiziosa, quasi altisonante, senza venire osservati con sufficienza dalla concorrenza - sovente affannata - attiva oltre San Gottardo. Da un punto di vista sportivo e aziendale, il FC Lugano sa esattamente dove andare.

Il tormentone sul numero di spettatori attuali e potenziali sintetizza bene misura e realismo della dirigenza bianconera. Mentre sui social è bagarre fra fedelissimi, occasionali e opportunisti, il CEO Martin Blaser predica calma e buon senso. Punta ad alzare l’asticella, e ci mancherebbe, ma non cede ai facili entusiasmi. «Diecimila tifosi nel nuovo stadio? Sarebbe bellissimo se arrivassimo a cinque-seimila» afferma al proposito. Come dargli torto. Il manager di riferimento del club è consapevole di avere a che fare con una piazza difficile, nei numeri, negli umori e nelle dinamiche. Sia per quanto concerne la voce «pubblico e biglietti», sia sul fronte delle sponsorizzazioni. Creature del genere, detto altrimenti, vanno accompagnate e stimolate, non forzate nelle loro scelte. Sembra un ossimoro, ma sulle tribune e in campo si dovrà sognare con i piedi per terra. Anche su questo punto Blaser è stato molto chiaro: «Quando si presenterà l’opportunità per vincere il titolo, il Lugano dovrà essere preparato e pronto a coglierla. Lanciare ogni stagione con l’obiettivo del primo posto, tuttavia, sarebbe poco saggio». Già, Young Boys e Basilea rimangono e rimarranno dei giganti se paragonati al club bianconero. I dati finanziari resi noti dalla Swiss Football League nelle scorse settimane non mentono: la società sottocenerina, in termini di bilancio, rimane diversi passi indietro alle «big» del massimo campionato elvetico.

Tolto l’YB, in questo momento nessun’altra realtà del panorama può però permettersi di pianificare quanto il Lugano. Paradossalmente, il ritardo accumulato in passato rischia ora di favorire la crescita e l’affermazione bianconere. È vero, mancano due stagioni e mezza alla messa in funzione della nuova arena. Una fase durante la quale far convivere entusiasmo, progettualità e - a immagine di un Cornaredo decadente - l’ultimo frammento di precarietà, costituirà una sfida nella sfida. La forza del club, ascoltando i suoi protagonisti sul rettangolo verde e dietro la scrivania, sembra comunque essere proprio questa. A muoversi sono competenze lucide, tutto fuorché interessate all’invasione dei rispettivi settori. E ne è l’emblema - volendo avanzare un’altra contraddizione apparente - il trasporto distaccato di Joe Mansueto. L’imprenditore statunitense ha scelto i suoi uomini di fiducia che a loro volta hanno individuato i cavalli di razza su cui puntare. Ha funzionato. Sta funzionando. E i bisbigli colti al Cinestar suggeriscono che - forse - dall’altra parte di via Sonvico sarebbe meglio iniziare a prestare attenzione all’ascesa sportiva e al rafforzamento commerciale dei bianconeri del pallone. Oddio, non c’è fretta. Dopo tutto, anche il presente assomiglia a un piccolo, grande capolavoro. Il 4 giugno e la finale del Wankdorf sono lì, dietro l’angolo. La tentazione di chiudere gli occhi e proiettarsi sui seggiolini del nuovo stadio bianconero, però, è già fortissima.

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