Il rinnovo di Mattia Bottani non ha senso, anzi forse sì
Glocal. Nel giro di due settimane il Football Club Lugano ha incarnato alla perfezione uno dei concetti più in voga degli ultimi anni. Società e prima squadra hanno galleggiato fra una dimensione alta, per certi versi visionaria, e gli anfratti nei quali - presto o tardi - finisce per cacciarsi ogni famiglia calcistica. Si è così passati dai progetti illuminati di Joe Mansueto al rinnovo contrattuale di Mattia Bottani. Da una fantasia proibita, il titolo, a cui dare concretezza già in questa stagione, ai colpi bassi sferrati davanti alle telecamere e alle spalle dei compagni. Alto e basso, appunto. E, per certi versi, è bellissimo che sia così: perché a noi - ai media, ovvio - piace raccontare e commentare tutte le storie. La poesia e anche, forse soprattutto, la prosa del pallone.
La situazione del capitano bianconero, di Mattia Bottani, merita sicuramente una riflessione. Nelle scorse ore sia il diretto interessato, sia il direttore sportivo Carlos Da Silva hanno affrontato la questione di petto. E quanto emerso sembra fare a pugni con la logica. Il numero 10 sta vivendo una stagione complicata. Insufficiente, detto brutalmente. Lo sottolineiamo noi, ma lo ha ammesso pure lui. Al netto di una generosità incontestabile, e di fiammate dispensate qua e là, Bottani non riesce più a incidere. Il rendimento del giocatore, che ha 33 anni e un contratto ancora in essere grazie a un numero prestabilito di partite disputate nel 2023-24, non giustificherebbe un’ulteriore chance. Non nel quadro di una rosa profonda e competitiva come quella a disposizione di Mattia Croci-Torti. Bottani, lo ripetiamo, ha raramente fatto la differenza nelle gare in cui è stato schierato da metà luglio a oggi. E con questo, si badi bene, non vogliamo misconoscerne le qualità tecniche e l’abnegazione: in Super League, di questi tempi e a pari classe d’età, si vede decisamente di peggio. Il discorso, però, è un altro. Il discorso concerne l’opportunità di puntare per un altro anno su questo profilo e in questo progetto sportivo ambizioso. Ebbene, la risposta di Da Silva è stata ferma: «Sì, è ciò che vogliamo e che abbiamo già proposto a Mattia e al suo agente».
Nell’annunciare le intenzioni del club, il dirigente bianconero ha fatto una premessa tutto fuorché irrilevante. «Indipendentemente dalle prestazioni attuali del giocatore, vogliamo rinnovare...». Indipendentemente dalle prestazioni attuali. Che cosa significa? Che Mattia Bottani non è solo un calciatore talentuoso. Men che meno un nome da inserire alla voce «spese per il personale». Parliamo del tesserato con più presenze all’attivo e, di riflesso, di uno dei pochi e indispensabili agganci tra il contenuto (l’FC Lugano) e il contenente (la città e il cantone, fatti di tifosi e severi osservatori).
Il caso di Jonathan Sabbatini, esploso solo pochi mesi fa, costituisce invece l’elefante nella stanza. La sensazione - oddio, è quasi una certezza - è che la società si sia scottata e non poco nel maneggiare il futuro del capitano dei record, figlio adottivo dei luganesi come lo è Bottani. Il tira e molla fra le parti, lo ricordiamo, si era trascinato sino al momento clou della stagione, la finale di Coppa Svizzera. Prima di crollare rovinosamente, e non solo per colpa del club. Il paradosso? La consistenza delle performance fornite dall’uruguaiano avrebbe legittimato un nuovo accordo da calciatore della prima squadra più di quanto lo stia suffragando l’erede con la fascia al braccio. La volontà di non lasciare partire Sabba, comunque, c’era, secondo una pianificazione opinabile ma non del tutto insensibile alla simbolicità del personaggio, al suo ascendente sulla piazza.
Ecco, come ha imparato dagli errori commessi nella gestione degli infortuni, delle rotazioni tra titolari e seconde linee, riconoscendo altresì la necessità di offrire allo staff tecnico più alternative per ruolo (e da gennaio un nuovo attaccante), la dirigenza ha pure capito che vi sono compromessi all’apparenza insensati, e però essenziali per il bene del microcosmo bianconero. Compromessi glocal, già, dal momento che s’inseriscono alla perfezione nella visione più ampia del club, fra un anno e mezzo chiamato a inaugurare un nuovo stadio al fianco delle autorità cittadine. E vi immaginate il taglio del nastro senza uno fra Bottani e il Crus? O addirittura senza entrambi?