Bottani non si nasconde: «Per meritarmi il rinnovo devo dare di più»
Potrebbe suonare come un paradosso. Dopo due cocenti sconfitte, una pesante e l'altra amarissima, il Lugano ha abbracciato la pausa alleggerito. «Uff, finalmente». O qualcosa del genere, considerati gli enormi sforzi profusi nell'ultimo, travolgente mese. Considerata la stanchezza.
Vale per molti giocatori bianconeri. Non proprio per tutti. Shkelqim Vladi, certo, farà altri incubi. Inevitabile, con quel rigore lì, sparacchiato alle stelle in un momento forse cruciale della stagione, del club e pure personale. Il volto triste del Lugano, in questo momento, è tuttavia quello di Mattia Bottani: espulso per un gesto di frustrazione in Serbia, giovedì nel quadro della Conference League, e non utile alla causa pure a Berna, contro lo Young Boys.
Nella pancia del Wankdorf, dopo la sconfitta per 2-1 e il rigore ingenuamente provocato nel primo tempo, il capitano della squadra ha riconosciuto le difficoltà del momento. «Un periodo difficile, un lungo periodo» ha ammesso il numero 10. «Sia durante le partite, sia al di fuori del campo, sono un po' giù. Ma la differenza, rispetto ad altri casi, è che non intendo arrendermi. Fin quando mi sarà data la possibilità di farlo, proverò a rialzarmi. Ho vissuto altre fasi complicate in carriera e però le ho sempre superate a testa alta. Io non mollo. Cercherò di non mollare. Per dire: con l'YB, nonostante l'infelice episodio del primo tempo, credo di aver reagito bene dopo la pausa. Lo ripeto: voglio rimanere positivo, lavorare e sfruttare al meglio i minuti che mi vengono concessi».
L'immancabile fiducia di mister Croci-Torti, in questo senso, è un fondamentale appiglio al quale aggrapparsi. «Ho tanta voglia di ripagare questo sostegno» ha sottolineato Bottani. Per poi tuttavia aggiungere: «Per certi versi la stima incondizionata dell'allenatore costituisce un peso aggiuntivo. Oltre a essere luganese, con i colori bianconeri tatuati sulla pelle e quindi chiamato a dimostrare sempre il massimo per la mia gente, mi sento in dovere di premiare anche le scelte dello staff tecnico».
E poi c'è la posizione della società, che non può permettersi di sorvolare sul contratto in scadenza del «figlio della città». Il caso di Jonathan Sabbatini, capitano dei record finito a Bellinzona dopo diversi cortocircuiti e troppe incomprensioni, è un monito. Già. Ma il tema è delicato. Come, per l'appunto, lo è il momento attraversato da Bottani. «La dirigenza mi ha sempre dimostrato la sua grande stima, delineando per il sottoscritto un futuro o come giocatore, o comunque all'interno del club. Da questo punto di vista sono tranquillo e non associo le mie prestazioni a questa variabile. Detto ciò, sono il primo a non volermi sedere attorno a un tavolo in questa fase, per firmare un rinnovo. Sono cosciente di dover dare di più per meritarmi un prolungamento del contratto». Parole mature. Parole sincere. «Naturalmente rinnoverei sempre l'accordo che mi lega al Lugano. Anche se l'ultima parola spetta alla società. Come uomo, ma pure come calciatore, sento di poter darle ancora tanto» ha in ogni caso tenuto a evidenziare Bottani. «Ho sempre messo da parte l'ego personale per il bene del collettivo. E, per questo motivo, sento di poter affrontare la situazione e il futuro a testa alta».