Da Silva: «Il rigore? Mi aspettavo che lo calciasse Steffen»
«D’improvviso sembra che la squadra sia in lotta per non retrocedere...». La lunga chiacchierata con Carlos Da Silva inizia con una battuta e un sorrisino tirato. Il direttore sportivo dell’FC Lugano detesta gli estremismi. Nel bene e nel male. E con i bianconeri terzi in classifica a -1 dalla capolista, in piena corsa per accedere ai sedicesimi di finale di Conference League e attesi dagli ottavi di Coppa Svizzera, il bicchiere non può che essere ritenuto mezzo pieno. «Sì, sono e siamo soddisfatti al termine di un mese molto intenso, segnato da diversi viaggi e da una gestione della rosa non così scontata. Se ripenso allo stesso periodo dello scorso anno, fatto di tante sconfitte e numerosi infortuni, beh, credo i progressi compiuti su più fronti siano innegabili». Bene.
«In Serbia una lezione preziosa»
I rovesci di Backa Topola e Berna, ancora freschi, non scalfiscono la visione d’insieme del dirigente. Ma, inevitabilmente, incrinano frammenti delle sue riflessioni. «Le ambizioni restano elevate, tanto da rendere deludente una battuta d’arresto in casa dello Young Boys. Però ripeto: non possiamo scordare che cosa ha preceduto il match con i gialloneri, una sfida per altro che ci ha visti reagire agli svantaggi e - a mio avviso - creare i presupposti per quello che sarebbe stato un pareggio meritato». Rispetto alla débâcle conosciuta in Serbia, insomma, si è visto un Lugano volenteroso. Di sicuro dignitoso. «L’atteggiamento mostrato a Backa Topola, invece, non mi era piaciuto. C’è modo e modo di perdere. E, al netto delle qualità dell’avversario, quando si rappresenta l’FC Lugano in Europa l’orgoglio non deve mai venire meno. Ecco perché si è trattato di una lezione preziosa. Perché ci ha permesso di capire che non siamo ancora un top club».
Operazione bomber
In realtà, tornando al massimo campionato svizzero, si fatica a individuare un leader autentico e incontrastabile. Forse lo sta diventando il Basilea, immune alle fatiche continentali. «Ma affermare che il Lugano ha “paura” dei renani o del ritorno dello Young Boys mi sembra eccessivo» precisa il direttore sportivo bianconero. «Sicuramente la squadra di Fabio Celestini sta sfruttando al massimo la freschezza e la qualità del suo reparto offensivo, dominando le piccole - che non è mai evidente - e segnando tanti gol. Lo stesso YB, nonostante una difesa B, ha appena confermato l’importanza e il potenziale dei suoi uomini d’attacco. E presto o tardi tornerà nella parte alta della classifica. Rispettiamo questi due avversari, così come rispettiamo Zurigo e Servette, ma soprattutto vogliamo fare bene i compiti in casa nostra. Il che significa altresì riconoscere in quali ruoli è possibile migliorare grazie al mercato invernale».
La priorità, inutile girarci attorno, è la ricerca di un centravanti capace di vedere la porta con continuità. Da Silva non si nasconde: «Le statistiche non mentono e se il club vuole restare al vertice deve tenerne conto. Nel complesso, pensando a quei giocatori in grado di fare la differenza, come ali e trequartisti, siamo messi bene in Svizzera. Le nostre due prime punte, per contro, non sono ancora riuscite a convincere sul piano realizzativo. Non hanno il vizio del gol di Kevin Carlos, per intenderci. Vladi non è stato aiutato dagli infortuni, mentre Przybylko vive di alti e bassi. Entrambi, comunque, svolgono un grande lavoro per i compagni. I numeri di Aliseda e Steffen, sennò, non si spiegherebbero».
«Nessuno si sarebbe opposto»
E a proposito di Steffen, capitano con o senza la fascia al braccio. A tre giorni di distanza dalle forti dichiarazioni di Amir Saipi, e dai compagni che in Serbia «erano in vacanza», l’ex Wolfsburg ha rincarato la dose. Il rigore fallito allo scadere al Wankdorf non è andato giù all’esterno rossocrociato, che ai microfoni di Blue non ha fatto nulla per celarlo. «Se l’allenatore dice che deve tirare Vladi, io non dico all’allenatore che devo tirare io. Non è un mio compito. Chi vuole prendersi la responsabilità, che lo faccia. Ma queste occasioni bisogna sfruttarle, cosa che purtroppo non è avvenuta». Da Silva non si scompone. Ma nemmeno schiva l’argomento. Anzi. «Innanzitutto, sono contento che qualcuno quella responsabilità se la sia presa. Poi si può anche sbagliare. Della questione parlerò sicuramente con Renato». Che, parole pungenti a parte, sul dischetto non si è mica presentato. Il direttore sportivo del Lugano ne è rimasto sorpreso? «Dalla tribuna, sinceramente, mi aspettavo che Steffen si sarebbe incaricato dell’esecuzione. Considerata la sua caratura, nessuno glielo avrebbe rinfacciato. Vi sono infatti partite e momenti particolari in occasione dei quali è lecito attendersi che chi porta la fascia al braccio faccia valere la sua esperienza. Poco importa che cosa recita la lista dei rigoristi e a maggior ragione se il designato è da poco stato inserito in campo o non sta attraversando un periodo facile. Poi, è anche vero che un paio di anni fa, con Zan Celar, venne fatto il ragionamento opposto. Era in crisi e proprio spingendolo sul dischetto riuscimmo a sbloccarlo». E l’uscita infelice di Saipi? «Amir non è stato favorito dalla lingua e, anzi, in spogliatoio - subito dopo le interviste - si è accorto di essere andato lungo. Più in generale, la pausa arriva al momento giusto. Il tema va affrontato e in questi giorni avremo modo di discuterne con calma. Posso capire la frustrazione per le sconfitte, ma è giunta l’ora di imparare a perdere tutti insieme, senza puntare il dito contro uno o l’altro.
Il futuro del «Pibe»
Domenica, malgrado l’ingenuità commessa su Hadjam, nessuno si è permesso di scaricare la colpa su Mattia Bottani. Il giocatore ticinese non sta rendendo come vorrebbe. E come ci si potrebbe attendere da un elemento del suo calibro. Carlos Da Silva, tuttavia, spazza via dubbi e speculazioni, tendendo la mano al numero 10: «Indipendentemente dalle attuali prestazioni, l’FC Lugano vuole prolungare di un ulteriore anno il suo contratto da calciatore della prima squadra. E sia Mattia, sia il suo agente, conoscono le nostre intenzioni». Boom. Bottani, comunque, vorrebbe guadagnarsi il rinnovo anche con i fatti, tornando a essere protagonista. «Lo reputo un segnale molto importante da parte sua, perché il grande attaccamento al club - al suo club - si dimostra anche in questo modo» rileva il direttore sportivo: «Rimaniamo vicini a Mattia. Perché conosciamo il suo valore e sappiamo che può darci ancora una mano».