Il commento

Sul caso Steffen un bel tacer non fu mai scritto

«Una traduzione sbagliata»: il tentativo del ds bianconero Carlos Da Silva di mettere in dubbio il senso dell'intervista rilasciata dal giocatore fa sorridere
Massimo Solari
16.02.2023 18:15

Nessun errore di traduzione. Nessun «altro significato». No, Renato Steffen voleva proprio dire - e ha detto - quanto fedelmente riportato dal Corriere del Ticino giovedì. Il goffo tentativo di rivoltare la frittata da parte del direttore sportivo del Lugano Carlos Da Silva fa dunque sorridere. Un fumogeno, o meglio lo stratagemma - vecchio come il mondo - per distogliere l’attenzione da un problema reale. Perché no, scaricando la colpa su altri o aggrappandosi alle virgole. Quando abbiamo letto gli equilibrismi del ds bianconero su L’Eco dello sport, ci è tornato alla mente il caso Arcobello. Stesso schema, stesse giravolte e pompieri improvvisati. Da un lato un giocatore con personalità che non nasconde insoddisfazione e persino frizioni interne. Dall’altro una figura del club che grida al misunderstanding. Ahè. Sappiamo tutti com’è andata a finire alla Cornèr Arena e chi ha pagato fra reazionari e coach Chris McSorley.

A Cornaredo, val la pena sottolinearlo, la situazione non è così drastica. Anzi. Nella fattispecie sembrava in pieno controllo. Con un paio di colleghi, non a caso, avevamo applaudito e rimarcato la trasparenza del club nel maneggiare l’intervista (e il suo inequivocabile senso). Ah, non lo sapevate? Beh, sì, l’intero testo - prima di essere consegnato alla stampa - è stato riletto a più livelli. E quando scriviamo «più livelli», intendiamo tutti quelli che contano. Non solo calciatore e responsabile della comunicazione, i quali - per inciso - hanno confermato la bontà e veridicità delle risposte sottoposte loro.

Insomma, un bel tacer non fu mai scritto. Agendo in questo modo, il direttore sportivo del Lugano non si è invece reso conto di aver ottenuto l’effetto contrario. Sentirsi in dovere di «sgonfiare» una questione che l’allenatore Mattia Croci-Torti avrebbe saputo e dovuto gestire in prima battuta, costituisce - né più, né meno - un’ammissione di colpa. Carlos Da Silva farebbe dunque bene a preoccuparsi per davvero: quello che sembrava essere uno dei colpi di mercato più clamorosi nella storia recente della Super League, potrebbe finire per scoppiargli fra le mani.

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