L'editoriale

Le grandi opere che preparano il nostro futuro

Il raddoppio del traforo, una volta concluso, rappresenterà per il nostro cantone un collegamento in più – C'è però un elemento che non possiamo cambiare con le opere ingegneristiche: il traffico
Giona Carcano
15.02.2025 06:00

Nel suo discorso tenuto il 5 maggio 1970 ad Airolo, durante la cerimonia di inizio lavori per la costruzione del tunnel autostradale del San Gottardo, l’allora presidente della Confederazione Hans-Peter Tschudi disse: «Averne deciso la costruzione è espressione della precisa volontà del nostro popolo di prepararsi il proprio futuro». Cinquantacinque anni più tardi, quel futuro dipinto dal consigliere federale è lì a ricordarci ancora una volta l’importanza capitale – per la Svizzera in particolare – delle vie di comunicazione. Il benessere raggiunto dalla Confederazione deve moltissimo al sistema di trasporti, a opere ciclopiche che hanno permesso di accelerare gli scambi non solo di merci, ma anche – e forse soprattutto – di persone. Oltre mezzo secolo dopo quell’evento così simbolico, il Ticino ha vissuto ad Airolo un altro giorno carico di significato con l’accensione dell’enorme macchina che nei prossimi anni scaverà – metro dopo metro – il secondo tunnel del San Gottardo. Un’opera imprescindibile, in particolare per il nostro cantone.

Tutti ricordano infatti che cosa accadde il 10 agosto 2023, quando nella galleria di base di AlpTransit il deragliamento di un treno merci provocò il blocco dei collegamenti ferroviari veloci fra il nord e il sud della Svizzera. Più grave ancora fu l’incidente del 2001, costato la vita a 11 persone e che portò alla chiusura totale per due mesi del tunnel autostradale del  San Gottardo. Ecco perché il raddoppio del traforo, una volta concluso, rappresenterà per il nostro cantone un collegamento in più che – come diceva Tschudi – «prepara il nostro futuro», rendendo al contempo la nostra economia più resiliente e la via di transito più sicura. Un progetto, come l’ha definito ieri il consigliere federale Albert Rösti, «lungimirante», e che ben rappresenta l’unità e la solidarietà del Paese quando si tratta di collaborare al bene collettivo.  Una sensibilità, almeno verso opere di questo tipo, che ha tuttavia subito una  significativa battuta d’arresto con la recente votazione sull’ampliamento della rete autostradale. Un segnale, quest’ultimo, da non sottovalutare. 

Nonostante il raddoppio, però, c’è un elemento che non possiamo cambiare con le opere ingegneristiche: il traffico. È infatti illusorio pensare che grazie alla seconda canna non vedremo più chilometri e chilometri di colonne ai due portali. Il carico, sulle nostre strade, non è destinato a diminuire. Anzi: secondo le previsioni più recenti dell’USTRA, l’asse nord-sud subirà ulteriori aggravi nei prossimi decenni, costringendo le regioni toccate a subire il fenomeno per chissà quanto tempo ancora. L’iniziativa delle Alpi, approvata a metà anni Novanta e che stabiliva fra le altre cose un tetto massimo ai camion che avrebbero potuto attraversare la catena alpina, è destinata a rimanere soltanto un auspicio.  

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