L'editoriale

Lo strappo, l'ago e il filo luganese

La spinta di Morel-Ferrara di bocciare il Preventivo 2025: una mossa forte, con dubbi e incognite
Gianni Righinetti
03.12.2024 06:00

Dire «no» a un preventivo è una mossa politicamente forte, ma non lo è altrettanto dal profilo pratico. Questa, perlomeno, è l’esperienza fatta negli anni a livello dei conti del Cantone. Ora la dinamica del no all’insegna dell’opposizione pura e dura, dopo Palazzo delle Orsoline, pare aver contagiato anche Palazzo Civico, con il PLR di Lugano pronto a uno strappo storico quanto, di primo acchito, clamoroso. Il partito, che ha fatto la storia della città sul Ceresio, ha dapprima sbandato nel 2013, cedendo il passo alla Lega che in un sol colpo ha fatto proprie maggioranza relativa e poltrona di sindaco. Poi ha inanellato una serie di testacoda interni che non hanno più permesso di conquistare vigore e credibilità. Ora, nel primo anno della nuova Legislatura il partito di Paolo Morel parte all’attacco del Municipio lanciando di fatto quella che è già una lunghissima volata verso il 2028. Al fianco di Morel, non a caso, c’è Natalia Ferrara, la capogruppo che ambisce a un seggio nell’Esecutivo comunale, puntando, e non è un mistero, alla poltrona di sindaco. Detta così sembrerebbe esclusivamente una mossa anticipatamente audace da campagna elettorale. Può darsi, ma non è tutto qui. Il Municipio del terzetto Lega-UDC ha spinto verso l’alto, di cinque punti percentuali, il moltiplicatore delle persone giuridiche e avviato un gruppo di lavoro incaricato di trovare misure entro l’inizio dell’estate prossima. Nella migliore delle ipotesi questa mossa produrrà qualcosa di tangibile per i conti del 2026. La reazione liberale radicale di fronte a quello che considera «un assegno in bianco» ha generato l’offensiva di Lega-UDC che ha rimproverato il PLR: «Badaracco e Valenzano Rossi abbandonati come due gatti in tangenziale». Vien da dire, «ma da che pulpito», visto che la Lega in passato fustigava politicamente Marco Borradori e neppure Michele Foletti ha mai avuto vita facile con i suoi. Ma le frasi colorite e ad effetto ormai vanno di moda, restano nella testa, anche se non generano alcun effetto virtuoso. Sta di fatto che, ad oggi, i municipali PLR non sembrano per nulla indispettiti dalla mossa targata Morel-Ferrara. Siamo però solo all’inizio di quella che è una novità che in partenza può anche raccogliere un «finalmente», ma che andrà gestita sul lungo periodo. È in questo senso che appare assai insidiosa, perché chi esorta platealmente interventi drastici, poi dovrà mostrarsi coerente nel sostenerli. Come ci ha detto qualcuno, «compro un pacchetto di pop corn e mi siedo a osservare lo spettacolo». Sarà un film tutto da seguire, sulla trama si potrebbe fantasticare, come pure sul genere, drammatico, commedia o thriller, ma oggi spingersi oltre sarebbe pura speculazione. La sola certezza è che occorrerà un approccio politico e non contabile, nei fatti e non a parole. L’Esecutivo luganese, già alle prese con il municipale PS Raoul Ghisletta che lancia petardi nella stanza dei bottoni, ora vede l’ex partitone, che rimane importante a livello di equilibri politici con i suoi 14 consiglieri comunali, a profilarsi nell’arena della città che è pur sempre la locomotiva economica del Ticino, nonostante il periodo complicato.

Quello provocato da Morel-Ferrara è uno strappo deciso, resta da interrogarsi sulla tempistica, a pochi passi dalla discussione sul Preventivo 2025 e non si capisce bene se il PLR trarrà maggiore giovamento da un salvataggio dei conti grazie al sostegno di altre forze o dall’effettiva bocciatura per effetto della sua posizione. Di certo i particolarmente onerosi dicasteri di Karin Valenzano Rossi (sicurezza e spazi urbani) e Roberto Badaracco (cultura, sport ed eventi) ora saranno sotto attacco. Il tutto per una elementare logica politica: la collegialità tiene fino a quando regna il «tu non schiacci i piedi a me e io non li schiaccio a te». Una serenità ormai tramontata a Lugano. Da qui al «tutti contro tutti» il passo è breve. Fino alla noia c’è chi sostiene che un conto è il Governo e un conto è il Parlamento. Adesso il parallelismo va portato su Municipio e Consiglio comunale in salsa luganese. La città è chiamata a darsi delle vere priorità che, a questo punto, rischiano di essere determinate a colpi di maggioranze.

Lugano è entrata in una fase di marcata incertezza con la mossa che ha scosso, facendo uso di un ago per pungere. Lo stesso ago che, prima o poi, dovrà servire per cucire o ricucire. Lacerare, lo abbiamo visto negli anni con le dinamiche della politica cantonale, è molto più facile che usare quell’ago per rendere forte la tela di fondo, senza la quale nessuna decisione sarà mai in grado di reggere alla prova dei fatti.

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