Crimine

I mafiosi ora messaggiano su SkyEcc

È la nuova frontiera per le comunicazioni criptate – Lo racconta il responsabile dell'Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata, Francesco Lepori
©Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
09.03.2025 15:00

Fare affari lontano da occhi, ma soprattutto orecchie indiscrete, che potrebbero ascoltare o registrare, è da sempre una prerogativa del potere criminale. Anzi, meno si parla, meglio è. Soprattutto tra certe organizzazioni, come le mafie, la cui segretezza rappresenta da sempre un fattore essenziale. Ed è proprio alla comunicazione, meglio alle tecnologie della comunicazione, che è rivolto lo sguardo dell’ultimo libro del giornalista e responsabile operativo dell’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata dell’USI, Francesco Lepori. Intitolato mafiadigitale.ch, il libro, edito da Armando Dadò editore, si concentra proprio sull’uso della tecnologia in Svizzera da parte delle organizzazione mafiose, estrapolando quanto viene messo in evidenza da decine e decine di atti di inchiesta condotti in Italia e in Svizzera. Tutto questo partendo da un dato di fatto, segnalato nella prefazione dal procuratore generale aggiunto, Andrea Maria Balerna: «(…) il Cantone (Ticino, ndr.), al pari di molti altri, non è immune dalla presenza, più o meno discreta, di rappresentanti e interessi mafiosi».

L’apripista e i suoi fratelli

Una comunicazione chiusa. Così deve essere la trasmissione di informazioni per le mafie. Dagli albori a oggi. Perché se agli inizi del Novecento il pugnale era chiamato «zeppola», la pistola «baiaffo» e la rapina «strapparella», così da permettere ai mafiosi di comunicare indisturbati i proprio delitti, oggi la segretezza corre sui mezzi di comunicazione. Non telefonini, ma criptofonini, dispositivi cioè che permettono comunicazioni crittografate, quindi molto protette. Perché è come se fossero lucchettate e inaccessibili per chi non dispone della chiave giusta.

A fare da apripista nel 2008, spiega l’autore nel saggio, è una piccola impresa, la Phantom Secure, che inizia a commercializzare cellulari modificati sia nell’hardware che nel software. Niente GPS, niente presa USB e niente fotocamera e microfono, ma una sola applicazione per consentire scambi di email criptate. La pacchia, Lepori la chiama proprio così, termina 10 anni dopo, quando l’FBI arresta il proprietario dell’azienda, accerta tra i 10 e 20mila utenti - quasi tutti leader di organizzazioni criminali - e un guadagno da loro garantito di circa 80 milioni di dollari.

Due anni prima, nel 2016 era già arrivato nel frattempo un altro criptofonino, EncroChat, capace di offrire una comunicazione istantanea simile a quella di WhatsApp e Telegram. Il dispositivo, che costava circa mille euro e proponeva un abbonamento di sei mesi a 1'500 euro con copertura mondiale e assistenza 24 ore su 24, aveva in particolare due sistemi operativi. Uno finto, con le App abituali e uno nascosto, che si apriva tenendo premuta combinazione di tasti nella fase di avvio. Così facendo compariva un’unica App che permetteva di eliminare anche i dati da remoto. Una possibilità che l’utente poteva scegliere anche all’inizio digitando un PIN di sblocco sbagliato. Nel 2020 la chiusura. Anche qui grazie all’intervento delle forze di polizia, che scoprirono i server in Francia.

Una briciola nel mare

Tutto finito? Nient’affatto. Perché sul mercato arriva SkyEcc, con il quale - si scoprirà in seguito - ogni giorno le organizzazioni criminali si scambiavano tre milioni di messaggi. Una scoperta, l’ennesima che poterà all’apertura di centinaia e centinaia di procedimenti penali in tutto il mondo. Uno di questi ha anche qualche addentellato elvetico. «Eureka», questo il nome della maxi inchiesta condotta contro la ‘ndrangheta che mise fine a un maxi traffico di droga e armi. Come in una perenne gara tra bene e male, con il primo sempre costretto a inseguire, ecco che si arriva l’ultimo criptotelefonino conosciuto, la cui piattaforma è tutt’ora inviolata: No1BC. Il suo sistema operativo è l’iOS dell’iPhone e a livello hardware si distingue per l’impiego di una chiavetta con cui si avviano le comunicazioni criptate. Come se non bastasse, annota l’autore estrapolando queste informazioni dalle inchieste, le cosche tendono comunque a usare più modelli contemporaneamente e la gamma è molto vasta, come testimoniano gli ultimi nomi scoperti, City, Secure Shadow e Secure Group, oltre alle App Ciphr e Signal.

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