Calcio

Aliseda è tornato: «E ho i numeri per riprendermi una maglia da titolare»

Reduce da due mesi di stop e da un autunno complicato, il fantasista argentino del Lugano si confida a ridosso della prima convocazione nel 2024 – «La concorrenza? Non mi spaventa»
©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
14.03.2024 06:00

Oggi Ignacio Aliseda compie 24 anni. L’attaccante del Lugano ha ripreso ad allenarsi a pieno regime e - sabato - tornerà tra i convocati di Mattia Croci-Torti. L’argentino è mancato. Eccome. Al tecnico, ai compagni e ai tifosi, che si erano innamorati perdutamente della sua classe. Ecco come l’abbiamo ritrovato.

Tanti auguri Ignacio! Immaginiamo che riassaporare la Super League, per il match di Cornaredo contro l’Yverdon, costituisca il regalo più bello. Vero?
«Lo è. Nella speranza di poter giocare almeno uno spezzone di partita e - perché no - segnare una rete. Questo sì che sarebbe un regalo riuscito. A rendermi felice, ad ogni modo, era già stato il ritorno in gruppo. Non sono stati mesi semplici. Troppo spesso, a partire dallo stop di agosto causato da un’appendicite, sono stato costretto a osservare i compagni da bordo campo».

Ti senti recuperato al 100%, sul piano fisico?
«Mi sento molto bene, davvero. E non solo a livello atletico, ma pure mentalmente. Sì, sono pronto a scendere in campo e ad aiutare la squadra».

Non giochi da novembre. Tanto, tantissimo. Quanto è stata dura restare a guardare, per l’ennesima volta?
«È stato molto difficile da accettare. Quando mi sono infortunato l’ultima volta, d’altronde, mancavano solo pochi giorni alla ripresa del campionato. Insomma, non ci voleva proprio».

L’infortunio, una lesione alla coscia destra, risale per l’appunto a metà gennaio, quando il tuo rientro sembrava oramai cosa fatta. Cosa è andato storto durante l’amichevole con lo Sciaffusa? Ti rimproveri qualcosa?
«Menzionerei più fattori, tra cui anche un pizzico di sfortuna. Forse, e non lo nego, ho a mia volta forzato un pochino i tempi, complice il forte desiderio di riassaporare la competizione. Il campo gelato, per concludere, ha fatto il resto».

Non è il primo problema muscolare che accusi da quando vesti la maglia del Lugano. Ti ritieni un giocatore fragile? E quanto è frustrante fermarsi di continuo?
«Frustrante è frustrante. Oggi, però, mi sento un calciatore forte. In fondo si tratta di prestare attenzione a piccoli dettagli. L’alimentazione, il sonno. Tutte piccolezze che ho imparato a non trascurare. Per il resto, lo ripeto, avverto buone sensazioni. In allenamento mi sento a mio agio. Ecco perché è giunto il momento di contribuire al bene del Lugano. Gli infortuni, oramai, fanno parte del passato».

Sappiamo tuttavia quanto sia stato difficile gestire l’autunno del 2022, prima del Mondiale, quando giocavi poco e spesso eri infortunato. Negli ultimi due mesi sei riuscito a restare positivo o il mondo è ti è caduto nuovamente addosso?
«Le due situazioni non sono assolutamente paragonabili. E il motivo è semplice: sul piano mentale sono un giocatore migliore. Più solido. I pensieri negativi, detto altrimenti, non mi hanno travolto a questo giro. Un passo alla volta, si è trattato semplicemente di recuperare».

Oggi sono un calciatore più forte a livello mentale. L’ultimo infortunio, per quanto frustrante, non mi ha abbattuto

Ti sei affidato ancora allo psicologo sportivo che tanto era stato prezioso in passato?
«No, proprio per le ragioni appena esposte, non è stato necessario. E, a riprova che la mia testa è cambiata, non ho nemmeno sofferto la lontananza della mia famiglia. Stare da solo mi ha reso per certi versi più tranquillo e positivo. Altre figure si sono in ogni caso rivelate preziose: dai fisioterapisti del club - che mi sono sempre stati vicini - al direttore sportivo Carlos Da Silva, passando naturalmente dal mister Mattia Croci-Torti. A 24 anni, dopo tutto, sono ancora giovane. E potermi confrontare con queste persone, fare tesoro delle loro parole costruttive, è stato importante».

Circa un anno fa, iniziavi a dominare la scena. Assist stupendi, gol pesantissimi e un ruolo fondamentale per la squadra. Ora devi quasi ripartire da zero...
«È così. E, in effetti, potrebbe essere complicato da digerire. Io però sono fiducioso. Confido nelle mie capacità, quelle emerse proprio un anno fa, quando sia il sottoscritto, sia il Lugano hanno vissuto un periodo magico. Poco male, perché restano ancora tante partite da giocare e degli obiettivi da centrare. Obiettivi per i quali sento di poter tornare a essere determinante».

Il Lugano, comunque, sta disputando una buona stagione anche senza Ignacio Aliseda. Che formazione hai visto in queste settimane?
«Il gruppo è unito. E le prestazioni sul campo lo dimostrano. Lo staff tecnico, inoltre, può ora affidarsi a una rosa quasi al completo. Croci-Torti ha l’imbarazzo della scelta. E non parliamo di elementi di scarsa qualità, anzi».

Adesso Croci-Torti schiera persino due attaccanti di ruolo; Cimignani si è conquistato la sua fiducia; Mahou ha giocato molto; Bottani è tornato alla grande e Steffen è Steffen. Di nuovo tanti auguri, Ignacio...
«(ride, ndr.) La concorrenza è importante, lo riconosco. Ma se sono al 100% ho tutte le carte in regola per fare il titolare di questa squadra, facendo la differenza, con gol e assist. In mia assenza, per altro, non mi sembra che gli esterni offensivi abbiano trovato spesso la via della rete. Ci hanno pensato soprattutto Celar e Vladi. Perciò sento di poter tornare a decidere le sorti delle prossime sfide, grazie ai miei uno contro uno, ai miei suggerimenti, alle mie giocate».

Non mi sembra che gli esterni offensivi, in mia assenza, abbiano trovato spesso la via della rete. Perciò sento di poter essere ancora decisivo con le mie giocate

Due edizioni fa, complice tanta panchina, non riuscisti a sentire tua la Coppa Svizzera vinta contro il San Gallo. L’anno scorso, invece, l’hai sfiorata da protagonista. Quanto ti motiva avere ancora la possibilità di lasciare definitivamente il segno in questa competizione?
«È un aspetto che mi carica parecchio, vero. La squadra vuole rimettere le mani sul trofeo e io con lei. Lo scorso anno siamo stati protagonisti di un bellissimo percorso, ma non è bastato. Restando focalizzati sull’obiettivo e lavorando come si deve, abbiamo i mezzi per rifarci. La rosa, come detto, è profonda e di qualità».

A proposito di appigli e di stimoli. È stato utile, in questa stagione sospesa, aver vissuto - con tanto di gol - la vittoria più bella, a Istanbul, contro il Besiktas?
«Assaporare quel momento storico, quelle emozioni, è stato d’aiuto, sì. È stata una serata incredibile, bellissima. Avevo iniziato il match dalla panchina e ricordo bene la voglia matta che io e le altre riserve avevamo di ribaltare il risultato. Ci siamo riusciti e - in fondo - da qui in avanti mi aspetta lo stesso compito. Entrare in campo, fare bene e in questo modo cambiare le gerarchie interne».

Le splendide prestazioni offerte la scorsa stagione ti avevano reso un uomo mercato, accostato alla Serie A ma non solo. Considerata la situazione attuale, incerta, credi che rimanere a Lugano anche la prossima stagione rappresenti la soluzione più saggia?
«Non lo so. Non lo so. La cosa più importante, ora, è tornare in campo. Potenzialmente, mancano 13 partite al termine della stagione. E giocandole tutte bene molte cose possono ancora succedere. Anche durante il mercato estivo. La verità, però, è che sto bene al Lugano e il mio contratto abbraccia pure la prossima stagione. Da questo punto di vista, quindi, sono molto tranquillo».

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