Calcio

E quindi, Xherdan Shaqiri o Renato Steffen?

Basilea e Lugano guidano la Super League, trascinati dai numeri e dalle ambizioni dei rispettivi top player – Per vederli uno di fronte all’altro bisognerà attendere gennaio – Marco Walker ha allenato entrambi: «Appagati? Mai»
Renato Steffen e Xherdan Shaqiri hanno giocato insieme solo in Nazionale. © Keystone/Laurent Gilliéron
Massimo Solari
26.11.2024 06:00

Per il momento è una sfida a distanza. Prima segna uno, poi ci pensa l’altro. Una volta è uno a trascinare di peso la squadra, qualche settimana più tardi tocca al concorrente. La giocata decisiva è quasi una costante. Sì, Xherdan Shaqiri e Renato Steffen dominano la scena. Protagonisti sempre e comunque. Banalmente, i giocatori più decisivi del massimo campionato svizzero. Basilea e Lugano, non a caso, volano. E dopo quindici turni di Super League, possono permettersi di guardare tutti dall’alto. Tanta roba. Ad attestare leadership singole e collettive ci ha pensato il weekend. D’oro vestito e in versione re Mida, Shaqiri ha steso il Servette con una tripletta, la prima della sua lunga storia d’amore con il club renano. Il brio e la doppietta di Steffen hanno invece mandato in panico lo Zurigo, a cui l’etichetta di capolista è stata staccata con forza quasi brutale.

Cifre da capogiro

Tutto molto bello. Ma, suggerivamo, bisognerà pazientare per godersi la sfida tra i migliori del momento. Tra Basilea e Lugano. Tra Shaqiri e Steffen. Il prossimo incrocio è in agenda nel 2025, il 19 gennaio a Cornaredo. Peccato. Detto ciò, non è affatto da escludere che alla ripresa del campionato a svettare siano ancora loro. Numeri e tendenze, d’altronde, sono inequivocabili. Soprattutto per quanto riguarda i due top player. Entrambi classe 1991, entrambi mancini, entrambi piccoli, grandi campioni. Collocati a destra per necessità di modulo e fogli partita, in realtà cuori pulsanti della manovra offensiva. Lì, dove nascono le emozioni. Lì, dove fa anche più male. Tra gol e assist, Shaqiri è già a quota dodici in questa stagione di Super League. Nessun compagno o avversario può asserire lo stesso. E, si badi bene, «XS» è stato integrato nel motore del Basilea solo dalla quinta giornata. Curioso. Complice l’Europeo con la Svizzera e un turno di squalifica in Europa, anche Steffen è entrato in scena dopo cinque gare disputate dal Lugano. Oggi il contatore recita 6 gol e 3 assist in campionato, ma pure 3 reti pesanti e un passaggio decisivo in Europa.

Uno da fuori, l’altro in area

Sia Xherdan, sia Renato hanno sin qui lasciato il segno in quattordici occasioni. L’ex Chicago Fire può esaltarsi solo entro i confini nazionali, mentre il bianconero è altresì sollecitato sul piano internazionale. Questo per precisare che, al netto di classifica e statistiche, Basilea e Lugano non sono formazioni che funzionano allo stesso modo; lo stesso vale per «XS» e Steffen. I renani segnano tantissimo, molto di più dei ticinesi. E a questo festival Shaqiri ha iniziato a contribuire in particolar modo nell’ultimo mese. Il peso del numero 11 bianconero si misura invece con una costanza maggiore e su un bottino di reti inferiore. E per ragioni evidenti. Al St. Jakob, con Kevin Carlos, il tema «bomber» non si pone. A Cornaredo, per contro, le lacune di Przybylko e Vladi devono essere compensate da altri attori. Non sorprende quindi che su 6 gol, Steffen ne abbia realizzati ben 5 all’interno dei 16 metri. All’opposto, e sempre secondo logica, Shaqiri è stato in grado di inventare 3 reti da fuori area. Unico in Super League. Altra variabile: se fino a poco tempo fa Steffen poteva condividere l’onere realizzativo con Ignacio Aliseda, ora con il serio infortunio dell’argentino la responsabilità rischia di tornare a essere declinata al singolare. Oltre a una prima punta con il fiuto del gol, Shaqiri sta da parte sua trovando in Bénie Traoré un’arma complementare.

Xherdan è creatività e gioia con il pallone. Renato ha bisogno di spingersi al limite e di fare leva sulle emozioni
Marco Walker, già viceallenatore del Basilea

«Alpen-Messi»

Durante le esperienze in Germania - al Bayern Monaco al Wolfsburg - il soprannome «Alpen-Messi» è stato affibbiato sia a uno, sia all’altro. Poi, certo, le due carriere internazionali hanno assunto una dimensione molto diversa, Nazionale compresa. Chi allena e dirige Shaqiri e Steffen non perde l’occasione per esaltarne le qualità in campo e il temperamento in spogliatoio. Il tutto, però, in una dinamica di gruppo. «Xherdan porta con sé grandi aspettative, ma con il suo ruolo toglie pure molta pressione ai compagni di squadra» ha indicato il presidente David Degen sull’ultima numero del SonntagsBlick. E ancora: «Sapevamo anche che Shaq non si sarebbe risparmiato. Non poteva permettersi di venire a Basilea senza dare il massimo. È uno dei calciatori più conosciuti, più popolari e più brillanti della storia svizzera. E rovinare una reputazione del genere non poteva essere messo in conto».

A confermare la bontà dell’operazione, ponendola in controluce, era stato pure il direttore sportivo bianconero Carlos Da Silva. «Credo che l’acquisto di Steffen abbia influenzato positivamente il Basilea» le sue parole al CdT. «In molti si chiedevano se potesse funzionare, se non c’era il rischio di aver puntato su un giocatore appagato. Il Lugano, invece, ha dimostrato che non è per forza sbagliato fare uno sforzo economico per assicurarsi un profilo di questo tipo. Con le loro qualità, sia Renato, sia Shaqiri possono alzare il livello dell’intera rosa». Già. Mattia Croci-Torti ha completato il discorso il 29 settembre, dopo la doppietta in 20’ con cui Steffen aveva ribaltato il Winterthur: «In Svizzera pochi giocatori hanno la fame di Renato». Voilà, più o meno quanto sostenuto da Celestini a margine del 3-1 di domenica contro il Servette: «Xherdan non può decidere da solo le partite, ma è l’uomo delle soluzioni e voleva vincere assolutamente pure questa gara».

«Caratteri differenti»

Insomma, è di spessore che parliamo. E da viceallenatore del Basilea, Marco Walker lo aveva appurato prima con Shaqiri, poi con Steffen. «Non sono sorpreso delle prestazioni di Renato e Xherdan. E nemmeno delle rispettive ambizioni. Non sono tornati in Svizzera con la pancia piena, ma desiderosi di raggiungere qualcosa d’importante». Walker aveva incrociato entrambi prima del salto in Bundesliga. «Si tratta di caratteri differenti. A Renato piace il limite e fare leva sulle emozioni; ne ha un enorme bisogno e le sfrutta per scuotere il resto della squadra. Xherdan invece è creatività e gioia. Nessuno ha il suo sinistro e la sua inventiva con la palla, e se è in forma i compagni devono solo capire come sfruttare le sue qualità». Uno è in scadenza, l’altro è appena arrivato.

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