Calcio

Gli arbitri riconoscono l'errore: «Sì, era rigore per il Lugano»

Nemmeno 24 ore dopo la sconfitta bianconera a Yverdon, i responsabili dei fischietti svizzeri smentiscono l'operato del VAR Lukas Fähndrich: «L'intervento su Steffen andava punito»
Il contatto tra Renato Steffen e Christian Marques, a torto non sanzionato con un calcio di rigore a favore del Lugano. ©Keystone/CYRIL ZINGARO
Massimo Solari
21.10.2024 16:35

A Yverdon si è visto un Lugano quasi irriconoscibile. Sterile in fase offensiva e fragile in retrovia. Un brutto passo indietro, sì, all'alba di un tour de force che potrebbe indirizzare - in un senso o in un altro - la stagione bianconera.

Allo Stade Municipal, domenica, la formazione ticinese ha pagato a carissimo prezzo quelli che Mattia Croci-Torti ha definito «due inutili regali». Il tecnico momò, tuttavia, non ha nascosto anche l'irritazione per alcuni episodi controversi che hanno segnato il match. Su tutti il contatto nell'area dei vodesi tra Renato Steffen e Christian Marques, quando il risultato era ancora fermo sullo 0-0 e il cronometro viaggiava verso il 32'. Il Crus non se l'è presa tanto con la direttrice di gara Désirée Grundbacher, quanto con il VAR Lukas Fähndrich, che nella fattispecie non ha ritenuto necessario richiamare la collega per procedere all'eventuale assegnazione di un calcio di rigore per i bianconeri. Un calcio di rigore clamoroso.

Ebbene, a riconoscerlo - nemmeno 24 ore dopo e a margine del consueto debriefing del lunedì - sono stati i diretti interessati. Da noi contattati, i vertici del Dipartimento arbitri dell'ASF smentiscono l'operato di Fähndrich. «La nostra analisi interna ha evidenziato che in questa azione si sarebbe dovuto assegnare un rigore al Lugano. Di conseguenza, il VAR ha sbagliato a non intervenire». Ahia. 

I responsabili dei fischietti rossocrociati approfondiscono dinamiche e genesi della scelta infelice presa sull'asse Yverdon-Volketswil. «Dal punto di vista del VAR, la direttrice di gara non ha commesso un errore chiaro ed evidente. Ai suoi occhi, Steffen aveva già giocato il pallone e il contatto successivo con il difensore dell'Yverdon è stato giudicato irrilevante. Per questa ragione non si è ritenuto opportuno raccomandare all'arbitro di rivedere l'azione sullo schermo».

Ad aggrovigliare la situazione, poco prima della pausa, è stata la massima punizione accordata all'Yverdon. In questo caso l'arbitro Grundbacher ha dapprima sanzionato Baradji per una presunta simulazione, ma la susseguente chiamata del VAR ha mostrato inequivocabilmente l'intervento scomposto e in ritardo del bianconero Mahou. Come soppesare, dunque, le due differenti interpretazioni in area di rigore? «Le due azioni - precisa il Dipartimento arbitri dell'ASF - non sono identiche. Nella prima, lo ribadiamo, il mancato intervento del VAR e la mancata assegnazione del rigore sono stati sbagliati. All'opposto, il secondo episodio è stato valutato correttamente dall'assistente al video. Riassumendo: in entrambe le fattispecie si è assistito a contatti che andavano puniti con un tiro dagli undici metri».

A beneficiare delle scelte arbitrali, portandosi in vantaggio, è però stato il solo Yverdon, poi autore di una prova difensiva di spessore e premiato pure dalla goffa autorete di El Wafi. E la prima storica per la Super League, con quattro ufficiali donne a dirigere l'incontro sul campo, come è stata valutata ai piani alti di Muri bei Bern? «Non importa chi c'era sul rettangolo verde, se una squadra tutta al femminile o al maschile. Il fatto è che, durante la prima azione esaminata, è stato commesso un errore sia sul terreno da gioco, sia a Volketswil. Perciò non possiamo essere del tutto soddisfatti della prestazione arbitrale». Giocatori, staff e dirigenti bianconeri, probabilmente la pensano allo stesso modo. 

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