L'insospettabile leggerezza della Super League
È il momento di tirare il fiato. Fare un passo indietro e osservare la situazione con il necessario distacco. Soppesando prestazioni e tendenze. Ponderando soprattutto i giudizi. Perché non accadeva da tempo che la Super League offrisse un quadro così incerto. A dirla tutta, non era mai successo. Dal cambio di denominazione, e cioè dalla stagione 2003-04, il campione d’inverno ha puntualmente vantato un bottino più cospicuo. Il che, sovente, si è altresì tradotto in un vantaggio non indifferente sulla concorrenza. Bene. Il campionato in corso sta raccontando tutta un’altra storia.
Nessuno strappo insanabile
A cavalcare l’insostenibile leggerezza del torneo, dopo 18 turni, è il Lugano. I bianconeri hanno totalizzato 31 punti, in media 1,72 a partita. La lotta al vertice, suggerivamo, è incredibilmente agguerrita. Basilea e Losanna inseguono a una lunghezza, Lucerna e Servette a due, mentre il settimo posto - il primo oltre la fatidica linea che dopo 33 giornate separerà il paradiso dall’inferno - dista cinque punti. Guardare ancora più in basso, tuttavia, è inevitabile. Sì, perché i campioni svizzeri in carica dello Young Boys - per quanto disperati - rimangono aggrappati al lungo vagone trainato da Bottani e compagni. A separare la prima e la nona posizione, d’altronde, sono otto punti. Non una minuzia, certo, ma nemmeno uno strappo insanabile.
Spesso e volentieri, in passato, a fare il vuoto a Natale erano stati proprio i gialloneri. Con tanti cari saluti allo spettacolo. Per dire: i 5 punti di scarto accumulati lo scorso anno ai danni del Servette avevano costituito una fuga insolitamente timida per la corazzata bernese. Tolta la cavalcata dello Zurigo durante la stagione 2021-22 - campione d’inverno con 40 punti, 7 in più del Basilea, e poi vincitore del titolo -, l’YB aveva registrato anche vantaggi di 11, 12 e 19 punti. Perciò fanno rumore gli attuali 23 punti della società più ricca e attrezzata del Paese, record negativo dall’avvento della Super League.
La variabile europea
Ribadiamo. Nessuno si azzarda a dare per spacciati i gialloneri. Da quando Joël Magnin veste i panni del tecnico ad interim, la formazione ha racimolato 17 punti in nove gare. Solo il Losanna delle meraviglie ha saputo fare meglio: addirittura 22. Le serie positive di Sion (nell’ultimo mese) e San Gallo (a inizio campionato) contribuiscono a spiegare il traffico in quello che avrebbe dovuto essere il ventre molle della graduatoria. Già, poiché il cuscinetto tra la squadra al comando e la sesta forza del massimo campionato non era mai stato così sottile. Quattro miseri punti. Due giornate storte, toh. Mentre da quando il Lugano ha ritrovato la Super, erano stati puntualmente superiori ai dieci.
E a proposito del ruolino di marcia dei bianconeri. Come precisato dal tecnico Mattia Croci-Torti a margine della brutta sconfitta contro il Losanna, il primato al termine del girone d’andata era tutto fuorché scontato. I ticinesi, banalmente, hanno disputato (molte) più partite di ogni rivale. Per la precisione un totale di 32 incontri. E non sorprende che tre dei quattro tonfi in campionato si siano verificati dopo gli impegni europei del giovedì. Il rovescio rimediato sul campo dell’Yverdon il 20 ottobre, detto altrimenti, rappresenta l’unica vera macchia del Lugano. Gli uomini del Crus hanno iniziato bene la stagione: il primo blocco da 6 partite ha portato in dote 13 punti. E ciò nonostante i numerosi impegni continentali affrontati già in estate. Poi, con l’entrata in scena della Conference League, la squadra ha rallentato. Dal 7. al 12. turno sono arrivati 9 punti, così come negli ultimi sei match di campionato. Nessuna brusca frenata, insomma, ma un ritmo di tutto rispetto, sinonimo per l’appunto di vetta in solitaria.
Leader snobbato
Il primo posto del Lugano, ad ogni modo, non sembra togliere il sonno alla stampa svizzerotedesca e a quella romanda. L’autorevole NZZ, nel suo bilancio di metà stagione, è riuscita nell’impresa di non menzionare mai il club bianconero. Meglio concentrarsi sulla crisi dell’YB, sull’effetto Shaqiri e sull’umorale Zurigo, intesa come città divisa tra una società nevrotica e iperattiva e il depresso GC. Va da sé, a finire (meritatamente) sotto i riflettori oltre la Sarine è stata la clamorosa progressione del Losanna.
Per il resto, non sono pochi gli osservatori che - in queste ore - si sono precipitati a denunciare un livellamento verso il basso della Super League. Da un lato, leggiamo qua e là, si tratta del prezzo da pagare per la suspense del momento, con la discontinuità di tante formazioni a farla da padrone. Dall’altro viene menzionato il ranking UEFA dei club svizzeri, con il 15. posto - garante di due club in corsa per la Champions League - sempre più a rischio e minacciato da realtà come il campionato polacco. Oddio, le interpretazioni in questione reggono pure. Ma la pessima annata del prediletto Young Boys, sia sul pianto interno, sia sul piano internazionale, non giustifica pienamente l’equazione. Con risorse minori e non pochi oneri logistici, il Lugano sta scrivendo una bellissima pagina di calcio giocato e progettato. In Svizzera e pure in Europa.