Calcio

Ma Jack Grealish va salvato?

Il 29.enne inglese è finito ai margini del Manchester City e nelle scorse ore è stato pure rimproverato da Guardiola - Protagonista del «Treble» firmato nella stagione 2022-23 e icona, il numero 10 non incide più - In molti auspicano un suo trasferimento - L’esperto Roberto Gotta: «Ha già dimostrato di essere più forte delle etichette»
Jack Grealish, 29 anni, sta vivendo un momento complicato della sua carriera. ©ap/dave thompson
Massimo Solari
08.01.2025 06:00

Jack Grealish è rimasto al 12 giugno del 2023. A quel bus scoperto transitato per le vie di Manchester. Pioveva. Acqua. Non solo acqua. E a torso nudo, i pantaloncini abbassati e i boxer in vista, c’era solo da abbracciare la gloria. «Never fear a storm... Learn to dance in the rain» la didascalia scelta per celebrare il momento. Un momento che, per l’appunto, rimane il biglietto da visita social del giocatore. Anche grazie a quei frangenti, grazie ai festeggiamenti sfrenati che hanno accompagnato la conquista della prima Champions League nella storia del City, l’idolo si è trasformato definitivamente in icona. In calciatore di culto. Stando a molti osservatori, il discepolo che serviva per rimpiazzare le luci (e le recenti ombre) di David Beckham. Sono trascorsi 19 mesi da allora. E oggi, mentre la tempesta tutt’attorno non mostra segni di cedimento, Jack Grealish non riesce più a ballare.

«Combatta per il posto»

A tagliare le gambe al 29.enne di Birmingham, dopo un 2024 tremendo, è stato Pep Guardiola. E cioè l’allenatore che Grealish non aveva esitato a definire «un genio», dopo la finale di Istanbul vinta ai danni dell’Inter e il compimento di una tripletta indimenticabile. «Se voglio il Jack che ha vinto il Treble? Sì, lo voglio, ma cerco di essere onesto con me stesso» ha affermato domenica il tecnico spagnolo del City, chiarendo le ragioni alla base dell’ultima ed ennesima esclusione del numero 10. «Savinho è più in forma ed è per questo che l’ho fatto giocare». Nel quadro del 4-1 rifilato al West Ham, il 20.enne brasiliano ha fornito due assist. A Grealish, invece, sono stati concessi la miseria di sei minuti a risultato già acquisito. «Potete ritenerlo ingiusto, d’accordo, ma Jack - ha insistito Guardiola - deve dimostrare al sottoscritto di voler lottare con Savinho per meritare di giocare in quella posizione. Ogni singolo giorno, ogni singola settimana, ogni singolo mese». Peccato che al giro di boa della stagione, e complici anche alcuni problemi fisici, i numeri di Grealish siano desolanti: 14 presenze in Premier League e solo 6 volte da titolare, 0 gol, 1 assist. Ma zero erano state pure le reti contabilizzate nella prima metà del 2024, funesto presagio della mancata convocazione a Euro 2024. «E Pep, con la sua stoccata, mi è sembrato un maestro che rimprovera il suo allievo indisciplinato» osserva Roberto Gotta, fine narratore e conoscitore delle vicende calcistiche inglesi.

La libertà perduta

«Guardiola non è nuovo all’utilizzo ridotto, o persino nullo, di giocatori che non stanno rendendo» contestualizza l’esperto, citando il caso di John Stones. «Le statistiche di Grealish, d’altronde, non mentono. Al netto dell’estro e dell’emotività che gli appartengono, parliamo di un elemento di sostanza. E il contributo fornito lungo l’annata sfociata nel Treble è lì a dimostrarlo. Le difficoltà incontrate dal City negli ultimi mesi, per contro, suggeriscono la portata della sua inefficacia». Già. Non sono pochi, però, coloro che attribuiscono la responsabilità di questa depressione sportiva allo stile di gioco impostato dalla panchina. Un corsetto troppo rigido, divenuto addirittura asfissiante per un calciatore che solo lo scorso maggio promuoveva in questo modo le personali qualità: «Il mio gioco si basa sulla creatività e sull’assunzione di rischi con la palla, sia che si tratti di dribblare i giocatori, sia che si tratti di fare assist o di segnare gol. Sono più un giocatore fuori dagli schemi. Seguo il flusso, e qualsiasi cosa accada, io reagisco a quel momento». Da tante partite a questa parte, tuttavia, i piedi fatati di Grealish non provocano alcunché di pericoloso. Ancora Gotta: «Guardiola, che ne aveva caldeggiato fortemente l’acquisto, cercava un giocatore in grado di custodire la palla. Custodirla bene, e a favore dei movimenti dei compagni, ma non troppo. E, sì, il dubbio è sorto al momento del passaggio dall’Aston Villa a Manchester. Perché Grealish lasciava una realtà dove poteva e doveva essere trascinatore e anarchico, per abbracciare un club che disponeva di calciatori più forti e una filosofia alla quale adattarsi».

Grealish ha saputo far convivere prestazioni in campo ed eccessi al di fuori di esso
Roberto Gotta, collaboratore di Sky, Il Foglio e Guerin Sportivo

Beh, come accennato, gli ingranaggi si sono integrati progressivamente e durante la stagione 2022-23 hanno dato vita a una macchina quasi perfetta. Certo, non esplosiva come al Villa, ma comunque sensuale e redditizia. Della serie: 100 milioni di sterline per il cartellino del diretto interessato, in fondo, non erano una cifra spropositata. Una follia. Ora, al contrario, si è tentati a crederlo. Anzi, in molti ne sono pienamente convinti. «È anche una questione di etichette» sottolinea Gotta. Per poi precisare: «Grealish è stato definito un himbo, un personaggio bello e di successo e però frivolo e vacuo. E di questa immagine, per altro ingenerosa, il soggetto è in parte rimasto vittima».

Il modello su cui puntare

La lista dei cliché, dopo tutto, è bella lunga. L’immancabile elastico per i capelli accesi dai colpi di sole, l’abbronzatura per tutte le stagioni, i calzettoni abbassati a metà polpaccio e dei parastinchi formato bambino. «Ma è soprattutto adesso, in concomitanza con l’insuccesso, che si tende a notare e screditare questi barocchismi» indica Gotta. In precedenza, suggerivamo, gli eccessi hanno invece favorito il simbolo. «Anche perché Grealish ha saputo far convivere prestazioni in campo ed esuberanze al di fuori di esso. Superandoli». Insomma, Jack ha saputo gestire molto bene la drunkenness e la tradizionale narrazione del calciatore un po’ maledetto. Alla Paul Gascoigne, per intenderci. Anzi, molto meglio di «Gazza». Non si spiegano altrimenti i 10 milioni di sterline a stagione e per 5 anni che - nel 2023 - la Puma ha deciso di mettere sul tavolo per fargli indossare le proprie scarpette. Per seguito e sintonia con il mondo giovanile e della moda, Jack Grealish era il modello giusto su cui puntare.

«Il problema attuale, dunque, è di rendimento e motivazioni» riprende Roberto Gotta: «Grealish, probabilmente, soffre la situazione poiché a fronte di una squadra in crisi non è stato fonte d’aiuto, ancora alla quale aggrapparsi per risalire, quanto elemento travolto dalle avversità».

Prima idolatrato, ora criticato

C’è poi un paradosso. Chi vi scrive, per esempio, non è mai stato un estimatore del Grealish targato City. Le sue azioni, ai nostri occhi, hanno sempre presentato una sterilità e una vanità di fondo. Certo, e di nuovo, l’inquadramento di Guardiola non ha giovato al giocatore, snaturato rispetto alle scorribande libertine permesse a Birmingham. Le fragilità contingenti, il ritorno sulla terra dell’uomo che volteggiava a torso nudo su un bus scoperto, hanno per contro favorito una maggiore sintonia con la controparte. Una controparte tornata a fare i conti con strade in salita e fallimenti. Come tutti noi. «Il rapporto del tifoso inglese medio con l’estro, ad ogni modo, è controverso» avverte Gotta. «Vedere un connazionale emergere e diventare una superstar suscita facili entusiasmi, a maggior ragione se costui non teme di abbandonarsi a vizi che sono comuni. Una condizione del genere, tuttavia, rende altrettanto subitanee le critiche di fronte a una caduta fragorosa». Sia i tifosi, sia Pep Guardiola, sono dunque chiamati a maneggiare un ragazzo prodigio che a 29 anni rischia di non mantenere fino in fondo la promessa. Di qui l’SOS lanciato da alcuni commentatori: «Grealish va salvato prima che sia troppo tardi. Grealish deve lasciare il City». Gotta preferisce la prudenza: «Che vada salvato è indubbio. Perché parliamo di un calciatore prezioso, in possesso di doti rare. Non è però l’unico chiamato a rinascere in casa City». Un club che, come il suo numero 10, è forse rimasto impigliato al 12 giugno 2023.

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