Calcio

Quando Francesco Totti ridisegnò i confini del selfie

L'11 gennaio del 2015, esattamente dieci anni fa, il capitano giallorosso firmava le sue ultime due reti nella storia del derby di Roma - Il secondo gol, una clamorosa semirovesciata a 38 anni, venne accompagnato da un autoscatto divenuto subito iconico
Francesco Totti e il celebre selfie con alle spalle la curva Sud dell’Olimpico. © AP/Gregorio Borgia
Massimo Solari
11.01.2025 06:00

In un mondo ideale, l’accento subitaneo e gli approfondimenti dei giorni successivi avrebbero dovuto interessare l’antefatto. E cioè l’incredibile rete in semirovesciata firmata da un 38.enne con le ginocchia martoriate e il fisico oramai irrigidito. Ci si concentrò invece sull’addentellato, certo altrettanto clamoroso. L’11 gennaio del 2015, Francesco Totti decideva infatti di festeggiare l’ultima rete personale nella storia del derby di Roma con un selfie. Un gesto divenuto subito iconico, sia perché a compierlo era stato il Pupone, sia per ciò che significò all’epoca.

Un gesto sovrannaturale

Il dizionario Zingarelli aveva accolto il termine «selfie» solo da pochi mesi, ritenendolo infine di uso comune. L’esultanza di Totti, tuttavia, ne ridisegnò i confini. Confini tutto sommato contenuti sino a quel momento. In realtà, durante l’estate, all’autoscatto dopo un gol ci aveva già pensato Dom Dwyer. Ma parliamo di MLS e di un discreto attaccante dello Sporting Kansas City. Non dell’ottavo re di Roma. Del calciatore che esattamente dieci anni fa, con il decimo e l’undicesimo gol, divenne il miglior marcatore di sempre nelle sfide tra Roma e Lazio.

Il 2-2 firmato da Francesco Totti nel derby dell’11 gennaio 2015 contro la Lazio. © Reuters
Il 2-2 firmato da Francesco Totti nel derby dell’11 gennaio 2015 contro la Lazio. © Reuters

All’Olimpico finì 2-2, con i giallorossi sotto di due reti alla pausa e poi risorti grazie al doppio sussulto del capitano. L’apoteosi si consumò al 64’, quando un traversone dalla sinistra di Holebas si trasformò in benzina per la classe infinità di Totti. In un elisir di giovinezza, anche. Senza mai perdere di vista la sfera, il numero 10 si librò e avvitò in aria con una leggerezza e un tempismo quasi sovrannaturali, incrociando imparabilmente con il destro. Un numero di alta scuola. Una magia, appunto. Che non impiegò molto a essere accostata alla rovesciata di Carlo Parola, inconfondibile simbolo delle figurine Panini.

La rovesciata di Carlo Parola diventata il simbolo delle figurine Panini.
La rovesciata di Carlo Parola diventata il simbolo delle figurine Panini.

L’ultima esultanza memorabile

Se davanti alla porta difesa da Marchetti emerse l’istinto del campione, poco dopo, a pochi passi dall’amata curva Sud, il Pupone seguì un piano prestabilito. «Avevo mille idee diverse» confessò a posteriori, per poi spiegare di aver consegnato il proprio cellulare al preparatore dei portieri Guido Nanni, fornendo le istruzioni del caso. «Non sono abituato a farmi i selfie, perché mi piace tenere per me la mia vita privata» aggiunse, senza sapere che il futuro e l’ex moglie lo avrebbero smentito. «Ma era un’occasione unica e irripetibile perché i miei gol hanno superato quelli di giocatori importanti nella storia del derby. E, quindi, è un momento che tutti ricorderanno».

L'inconfondibile esultanza con il pollice in bocca. © EPA/Claudio Onorati
L'inconfondibile esultanza con il pollice in bocca. © EPA/Claudio Onorati

È andata così. Tra l’altro come per altre esultanze del giocatore diventate iconiche. Dalla telecamera imbracciata e rivolta verso il pubblico sempre in occasione di un gol rifilato alla Lazio, alla maglietta «6 unica!» per Ilary Blasi, passando all’immancabile pollice in bocca, pure dedicato alla consorte. Con il selfie del 2015, però, Totti alzò notevolmente l’asticella. A fondersi, d’altronde, furono due elementi di tendenza. E a dimostrarlo fu la risonanza internazionale ottenuta dal gesto.

L’Antitrust e Toscani

«Francesco Totti, leggenda della Roma, è un altro tipo di essere umano: quello che può fare tutto ciò che vuole» scrisse il Mirror, definendo il diretto interessato «il calciatore più cool che sia mai esistito». Per dire: nelle ore seguenti presero vita una miriade di fotomontaggi e meme. A non mancare, tuttavia, furono pure le polemiche, e non solo sul fronte laziale. L’Antitrust aprì addirittura un fascicolo, dando seguito a una segnalazione del Codacons. Il motivo? «Attraverso il gesto del selfie Totti ha mostrato un noto modello di smartphone, configurando la fattispecie di pubblicità occulta». Parliamo di un iPhone6, da poco sul mercato, e - stando alla stima di alcuni esperti di marketing e comunicazione - di uno spot non richiesto del valore di 5 milioni di euro. A centrare il punto, scomodando Rembrandt e i primi «selfie» nell’arte, ci pensò comunque Oliviero Toscani. «Totti è un genio e non solo come calciatore. Sì, ha la forza creativa di un pubblicitario. La sua è stata un’iniziativa divertente, ma Francesco non è uno scemo, lui emoziona, sorprende, ha una dote innata e non ha paura di fare certe cose». Nel cuore dell’area di rigore, a 38 anni, e ai margini del rettangolo verde.

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