Uran Bislimi, la faccia triste del Lugano

La stagione si era aperta con la sua zampata decisiva, in pieno recupero - a Cornaredo - al cospetto del Grasshopper. Anche grazie a una sua rete, tre giorni più tardi, il Lugano aveva quindi fatto dubitare il Fenerbahçe di José Mourinho nella gara d’andata dei preliminari di Champions League. Dell’importanza di Uran Bislimi per l’economia e le ambizioni bianconere, insomma, si era avuto una conferma subitanea. Il centrocampista classe 1999, d’altronde, portava in dote statistiche di rilievo: 8 i gol e 7 gli assist prodotti nell’annata 2023-24. Tanta roba, sì. Alla quale aggiungere pure l’esordio con la nazionale svizzera.
Ebbene, oggi ci si chiede che fine abbia fatto quel bel giocatore. Da diverse settimane a questa parte, in effetti, Bislimi è l’ombra di se stesso. Come il Lugano, certo. Ma proprio perché la squadra di Mattia Croci-Torti fatica a girare, addetti ai lavori e non pochi tifosi si aspettano che a fare la differenza siano i pezzi da novanta. Il 25.enne renano, va da sé, figura fra loro. Il Crus, tuttavia, osserva e commenta. «Negli ultimi 30 metri non siamo stati abbastanza bravi». O ancora: «Serve più qualità davanti». Domenica, a margine dell’1-1 contro il San Gallo, il tecnico ticinese ha invece sentenziato amaramente: «Se fai solo un gol a partita crollano pure le utopie».
Intanto, gli altri trequartisti...
I numeri di Bislimi, in tal senso, sono testimoni oculari di un’involuzione individuale che sta intaccando - e non poco - il rendimento collettivo. In Super League, l’ex Sciaffusa ha contabilizzato solo una rete - al debutto - e due assist. Limitandoci al 2025, siamo fermi a un assist in Conference League - nel folle match di ritorno degli ottavi di finale con lo Celje - e a uno in campionato, nel quadro del successo di marzo sul Winterthur. Eppure Uran ci prova, lì tra le linee. Cerca di garantire ai compagni il consueto dinamismo sull’intero arco offensivo. Qualcosa, tuttavia, non torna. Per posizione e ordine di marcia, il numero 10 del Lugano dovrebbe essere lui. Ad accendere, a trascinare a suon di giocate importanti, sono però altri omologhi: Shaqiri, Stevanovic, Fassnacht, Witzig.
Dalla Nazionale alle aspettative
Scelto dalla società quale secondo protagonista della serie «La storia siamo noi», Bislimi racconta di come si sia sviluppato il suo amore per il calcio. E una parola, lungo l’intervista, emerge a più riprese: «Divertimento». Ecco, da troppo tempo il centrocampista bianconero sembra aver smarrito la necessaria leggerezza con la sfera fra i piedi. Se dovessimo scegliere un volto da associare a questo Lugano triste, che continua a sbattere contro uno o più elementi avversi, punteremmo non a caso sul suo. «Le aspettative nei suoi confronti sono cresciute in modo esponenziale, e le convocazioni in Nazionale hanno sicuramente contribuito ad alzare l’asticella» osserva Arjan Peço, tecnico che conosce molto bene Bislimi, avendolo allenato dall’U17 all’U21 del Basilea. «Forse, ma non vivo lo spogliatoio bianconero per esserne sicuro, Uran sta pagando il fatto di volersi dimostrare all’altezza della sua reputazione. Tende a strafare. Il che, nelle fasi più delicate, quando servirebbero prestazioni più essenziali, può anche risultare pericoloso». Peço, che è stato anche assistente di Lucien Favre al Nizza e da calciatore ha vestito 13 volte la casacca dell’Albania, militando altresì per Yverdon, Concordia e Delémont, difende però l’ex pupillo: «Parliamo di un giocatore che ha sempre saputo assumersi le proprie responsabilità, trovando le soluzioni necessarie per superare i momenti complicati. Bislimi, inoltre, non è il tipo che si monta la testa».


«Pronto a farsi in dieci»
L’atteggiamento mostrato in alcune recenti uscite, sfida con il San Gallo compresa, non ha tuttavia convinto. Anzi. Ma Peço insiste: «Uran è un ragazzo serio, molto sensibile anche, e soprattutto disposto a farsi in dieci per i compagni. Ripeto, questa sua generosità potrebbe spingerlo a volere troppo da se stesso». Chissà, magari è pure una questione di ruolo. «Personalmente l’ho quasi sempre impiegato come 6, meno come mezz’ala o trequartista» indica l’ex allenatore, a sua volta regista durante la carriera. Invero, pure Mattia Croci-Torti ha optato per questa variante di tanto in tanto. Per esempio in occasione della super sfida contro il Basilea. A fronte delle pesanti e ricorrenti assenze dei vari Aliseda, Bottani, Mahou e Dos Santos, era però inevitabile che il Crus facesse affidamento sulle sue qualità per ravvivare la manovra offensiva. «L’intelligenza tattica per adattarsi - riprende Peço - non è mai mancata a Bislimi. Dal punto di vista atletico, della corsa, era inoltre uno dei migliori profili a mia disposizione».
Acciaccato e però spremuto
Il vecchio mentore parla di un «temperamento incredibile, plasmato da un percorso meno lineare di altri». Dal Concordia all’ombra del St. Jakob, ripartendo dallo Sciaffusa e infine facendo il salto al Lugano. «La sua capacità di progredire a ogni tappa, senza cedimenti e diventando un leader a tutti gli effetti, mi ha sempre impressionato. Per questo motivo lo responsabilizzai con la fascia di capitano. In Youth League, al fianco di gente come Okafor, Schmid e Pululu, emerse quale giocatore cardine». A frenarne l’ascesa, o perlomeno la costanza di rendimento lungo questa stagione, sono purtroppo stati diversi problemi fisici. Oddio. Dalla cintola in su, Bislimi resta comunque il secondo bianconero più spremuto da Croci-Torti dopo Anto Grgic. Il centrocampista di origini kosovare - a riprova di una predisposizione al sacrificio - ha già disputato qualcosa come 42 partite. Ma il suo nome, su tabellini e rendiconti statistici, è venuto a mancare troppe volte.