«Zeidler come il Gasp? Non direi»
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Il suo nome assomiglia a uno scioglilingua. Junior Emmanuel Delan Latte Lath. Per semplicità, comunque, tutti lo chiamano «Latte». Che tra l’altro significa «traversa» in tedesco. «Me lo hanno subito detto, sì» afferma ridendo l’attaccante del San Gallo, domenica pomeriggio avversario del Lugano. Felice di poter parlare in italiano, il 23.enne ci ha raccontato la sua storia.
Una storia che affonda le radici in Costa d’Avorio, paese d’origine del giocatore. «Ho lasciato l’Africa a 8 anni, per inseguire un futuro migliore da Cremona». Seguendo papà, il suo primo tifoso. «In realtà non ho molti ricordi della mia infanzia: certo, rammento che all’epoca fu necessario separarsi da diversi parenti a cui ero legato. Un colpo. In Italia ho però avuto la fortuna di integrarmi subito molto bene». Già, anche grazie al calcio. E ai gol giusti, nel momento propizio. A mettere gli occhi su «Latte», infatti, ci pensò un osservatore dell’Atalanta. Schiudendo così la porta di uno dei migliori settori giovanili della Penisola. Probabilmente il migliore. «Alla Dea devo tantissimo, incontrare questa famiglia è stata una fortuna enorme» conferma Emmanuel: «A Bergamo ho imparato tutto. Sia come calciatore, sia come persona. Perché all’Atalanta non t’insegnano solo come stare in campo».
Quell’anticipo su Lichtsteiner
Accento oramai lombardo, il numero 22 del San Gallo ripercorre volentieri le tappe più importanti della giovane carriera. A partire dallo snodo più clamoroso. È l’11 gennaio del 2017, dieci giorni dopo il suo diciottesimo compleanno, e l’Atalanta sfida la Juventus allo Stadium negli ottavi di finale di Coppa Italia. Dopo aver già esordito in prima squadra nel primo turno della competizione - e guarda caso proprio contro la Cremonese - Gian Piero Gasperini lo getta nella mischia al 60’, con i bianconeri avanti per 2-0. A «Latte» bastano ventuno minuti per gonfiare la rete avversaria. E, nonostante la finale sconfitta per 3-2, per guadagnarsi l’attenzione dei principali media italiani. «È vero, nell’occasione bruciai Stephan Lichtsteiner. Che dire, avevo la Svizzera nel destino» osserva divertito il 23.enne, sotto contratto con il club bergamasco fino al 2024. Ecco, appunto: dalla rete ai bianconeri sono trascorsi quasi sei anni e il presente fa rima con Super League e San Gallo in prestito. Che interpretazione dare a questo percorso? Sentite Emmanuel: «Ovviamente segnare alla Juve ha rappresentato un momento incredibile. Però non l’ho mai vissuto come un punto d’arrivo. Sapevo di non essere ancora pronto per calcare determinati palcoscenici. Di qui la soddisfazione per le esperienze successive, in Serie C e Serie B. Sino al massimo campionato svizzero. In questo periodo ho compreso, banalmente, che i vertici del calcio possono essere raggiunti gradualmente».
«Che intensità la Super League»
Dopo sette anni trascorsi in Italia, tra Atalanta, Pescara, Pistoiese, Pro Patria e Spal, giusto per citare qualche società, ecco dunque il San Gallo. Perché? «Era arrivato il momento di mettersi in gioco e provare un calcio diverso da quello italiano» spiega «Latte». Per poi indicare quanto trovato: «L’entusiasmo di Peter Zeidler mi ha convinto immediatamente. Non so come spiegarlo: parlando con il mister ho avvertito delle vibrazioni positive. E così, quest’estate, la Super League è stata la mia prima scelta». Nel frattempo sono arrivate dieci presenze e due gol in campionato. «Qui s’interpreta il calcio in modo totalmente diverso: se in Italia la tattica la fa da padrona, in Svizzera l’intensità e la rapidità del gioco sono più importanti. Da attaccante noto inoltre che il numero di occasioni a disposizione è maggiore. Il che non è affatto un male, a maggior ragione considerando che il gioco voluto da Zeidler è parecchio offensivo». Con l’ex tecnico del Sochaux, Emmanuel può parlare francese. E per certi versi applicare dei principi già assimilati all’Atalanta, sotto Gasperini: «Sul piano dell’intensità e dello sforzo atletico, le richieste dei due allenatori si assomigliano. E su questo punto mi fermo. Il modo d’intendere e proporre calcio di Zeidler e del Gasp sono per il resto molto differenti».
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I gradoni di Zeman
A proposito di condottieri. Sulla sua strada, Emmanuel Latte Lath ha incrociato un altro pezzo grosso. Una vecchia conoscenza anche del Lugano. Sua maestà Zdenek Zeman. «Purtroppo, sotto la guida del boemo, mi sono infortunato e non ho così potuto contribuire al suo Pescara. Parliamo comunque di un ottimo tecnico, un integralista se vogliamo. Zeman ha le idee chiare e i suoi giocatori sono chiamati a condividerle al 100%. Insomma, con Zdenek non esistono i se e i ma». Esiste di sicuro un gioco al quanto offensivo. Mica male per uno che da piccolo s’ispirava a Didier Drogba. «Assolutamente, la filosofia propositiva di Zeman è pane per i denti di un attaccante. A livello fisico, tuttavia, non ho mai incontrato un mister così esigente. I temuti gradoni? A dir la verità sono tra gli esercizi che ho accusato meno. Certe ripetute, invece, mamma mia... (ride, ndr)». Non solo grandi allenatori, ad ogni modo, hanno affiancato la formazione dell’attaccante 23.enne. Qualche profilo? Dejan Kulusevski (Tottenham), Alessandro Bastoni (Inter), Federico Gatti (Juventus) o ancora Musa Barrow (Bologna). «Siamo cresciuti assieme e vedere dove sono arrivati è senz’altro un grande stimolo per me» ammette Latte. La cui rincorsa al successo, dicevamo, passa oggi da una cittadina svizzerotedesca. «A San Gallo ho trovato l’ambiente giusto per concentrarmi solo sul pallone» sottolinea Latte Lath. «È una località tranquilla, che non offre particolari distrazioni, ma che ribolle di passione per il proprio club. Giocare al kybunpark è pazzesco. Il cibo? Beh, diciamo che la cucina italiana si fa preferire (ride di nuovo, ndr). Non ho comunque nostalgia di Cremona: i miei genitori vengono spesso a trovarmi così come diversi amici». E poco importa se l’hobby per i cavalli, al momento, non trova molti sbocchi. «Non parlando bene tedesco e inglese, non me la sento ancora di lanciarmi nell’attività pure qui; ma conto di farlo a breve. Mi sono innamorato dei cavalli durante un campo d’allenamento in montagna svolto con l’Atalanta. Avevo 9 o 10 anni e dopo quell’esperienza non ho più voluto smettere di cavalcare». Contro il Lugano, domani pomeriggio, «Latte» e compagni cercheranno invece di tornare in sella. Il San Gallo, d’altronde, è reduce da tre sconfitte consecutive, mentre i bianconeri hanno ritrovato punti e fiducia. «Forse ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo d’inizio stagione» afferma l’attaccante ivoriano: «Vogliamo dare una scossa a questo periodo complicato, consapevoli però che affronteremo una formazione in salute».