In Danimarca non si vince mai, ma la scintilla può scoccare
Siamo sempre fermi al 1984. A quella pazzesca botta al volo di Umberto Barberis che, al vecchio Wankdorf, stese la Danimarca. Uno a zero e l’illusione - come sempre andata scemando - di una qualificazione ai Mondiali messicani. Il primo avversario dei rossocrociati nella nuova edizione della Nations League, insomma, rimane avvolto da un sortilegio. Parlare addirittura di maledizione, tirando in ballo le trasferte, non è invece eccessivo. Già, perché a Copenaghen e dintorni la Svizzera non ha mai conosciuto la vittoria.
Eppure gli incroci in tempi moderni non mancano. Anzi, abbondano. L’ultima volta è successo a fine marzo e - suggerivamo - il successo ha voltato di nuovo le spalle agli elvetici. Il valore di quello zero a zero, tuttavia, sarebbe stato compreso solo tre mesi più tardi. Nel cuore di Euro 2024. Quando le inquietudini di inizio anno sono state spazzate via dall’entusiasmo.
Modulo e interpreti
Un’amichevole. In fondo si trattava solo di un’amichevole, la prima delle quattro in agenda per preparare il torneo continentale. Il gruppo guidato da Murat Yakin, lo ricordiamo, era chiamato a ritrovarsi dopo un percorso di qualificazione sotto le attese e le incomprensioni - chiamiamole così - tra lo stesso ct e alcuni leader. Ebbene, il test con i danesi aveva fornito la scossa iniziale e alcune, significative risposte all’ambiente. Coglierne la portata, sul momento, non era stato evidente. «Basterà ripartire dal modulo?» avevamo non a caso titolato alla luce di un pareggio comunque scialbo.
Intanto, però, una scintilla era scoccata. Per l’appunto sul piano tattico. Rinnegando una delle prime decisioni forti da selezionatore rossocrociato, Yakin aveva accolto i consigli di Granit Xhaka e Manuel Akanji. Come? Accettando di passare a una difesa a 3. Non solo. A margine del match disputato a Copenaghen, il capitano aveva tenuto a sottolineare un altro aspetto: «Il nostro linguaggio del corpo è stato molto diverso rispetto al difficile autunno. Abbiamo vinto molti duelli e non abbiamo subito gol».
Una coerenza da mantenere
Oltre a rinunciare a una catena difensiva composta da quattro elementi, l’allenatore aveva lanciato due scommesse individuali poi rivelatesi vincenti in Germania. In retrovia fuori Nico Elvedi e dentro Fabian Schär. Sull’out di sinistra, inoltre, totale fiducia era stata accordata all’esuberante Dan Ndoye. Al Parken, dunque, stava germogliando un’idea di squadra e di gioco. Un piano ambizioso, persino azzardato, che a Euro 2024 è tuttavia sbocciato in tutto il suo splendore.
Il problema? Beh, ve ne sono diversi. Come Xherdan Shaqiri e Yann Sommer, Schär ha ringraziato tutti e si è fatto da parte. Infortunato, domani sera Ndoye sarà invece assente. La vera sfida per la Nazionale, in questo senso, passerà dalla capacità di aderire il più possibile alla coerenza mostrata all’Europeo. Raramente, infatti, si era vista una compagine così armoniosa e padrona del proprio destino. La promozione di Gregor Kobel fra i pali, al proposito, potrebbe provocare una piccola scossa d’assestamento. Nella costruzione dal basso, d’altronde, le qualità tecniche di Sommer erano indiscutibili e al contempo preziosissime. Discorso analogo per quanto concerne Schär, abile sia a verticalizzare sul breve, sia nei cambi di gioco. Al fine di salvaguardare determinati meccanismi, l’intuizione di schierare Michel Aebischer quale cursore di sinistra pronto a rientrare non dovrebbe quindi essere rivista. Resta per contro da capire chi giostrerà sul lato opposto. Lo scafato Silvan Widmer, per dire, è stato richiamato solo all’ultimo a fronte del forfait annunciato da Dominik Schmid. Non solo. Per quanto la coppia formata da Xhaka e Freuler meriti conferme e riconoscenza, sacrificare lo stato di forma Denis Zakaria - subito protagonista con il Monaco - potrebbe rivelarsi controproducente.
Occhio alle partenze false
Che Yakin si appresti a confezionare altre mosse a sorpresa per l’incontro di domani con la Danimarca, dunque, è più di un presentimento. La pericolosità della prima curva del gruppo 4, comunque, non va sottovalutata. Nella lunga fase di avvicinamento ai Mondiali del 2026, il ct dovrà fare calcoli di classifica e però ragionare altresì sul processo di crescita e ricambio della rosa. Il nuovo formato della Nations League rischia oltretutto di non perdonare le partenze false. I tre rovesci filati della scorsa edizione con Cechia, Portogallo e Spagna, detto altrimenti, sono un lusso che i rossocrociati non potranno più permettersi. La competitività della Lega A andrà salvaguardata, senza dimenticare che i risultati ottenuti nel girone completato da Spagna e Serbia determineranno se la Svizzera sarà testa di serie nelle qualificazioni alla prossima Coppa del Mondo.