Gli errori, le scelte del Giana e quella coperta sempre corta
«Abbiamo giocato una buona partita, ma abbiamo commesso troppi errori e lo Zurigo ci ha puniti». La sintesi di Calvin Thürkauf, dopo il 5-1 subito sabato alla Swiss Life Arena, non è del tutto sbagliata, ma non è neanche consolatoria. È un po’ come farcire un appetitoso tacchino, salvo poi dimenticarlo in forno, dare fuoco alla cucina e sbagliare il numero di telefono dei pompieri. Insomma, gli errori individuali – i soliti, vien da dire – non sono mica dettagli trascurabili. Soprattutto contro un avversario forte e cinico come gli ZSC Lions.
Severo ma giusto
Dopo il pieno di euforia fatto nel derby di venerdì, il Lugano non può dunque accontentarsi di un bel primo tempo. Anzi, «ottimo», secondo Luca Gianinazzi. Anche perché i bianconeri, quel primo tempo, lo hanno chiuso sotto per 1 a 0, tra gol mancati e penalità evitabili. Non aver concretizzato venti minuti di intraprendenza e coraggio è stato l’inizio della fine, per i ticinesi. Dopo gli errori sotto porta, nel periodo centrale sono infatti iniziati quelli a tutta pista. Imperdonabile Joly, che perdendo il disco sulla linea blu offensiva ha lanciato il 2-0 dei padroni di casa al 23’. Da quel momento, i pasticci e gli spazi concessi si sono moltiplicati. E nonostante il sussulto di Zohorna per il 3-1, la gara è velocemente scivolata dalle mani dei bianconeri. Risultato severo secondo il capitano, ma non per l’allenatore. «Il 5-1 è giusto, perché all'origine dei cinque gol subiti ci sono dei grossi errori», spiega il Giana. «A livello di gioco, abbiamo avuto momenti molto positivi, nei quali siamo stati all’altezza dei Lions. Li abbiamo anche messi sotto pressione. La grande differenza, oltre al cinismo, è che loro non si fanno male da soli».
E la super linea?
La storia si ripete. Di regali, il Lugano ne sta facendo un po’ a tutti, già da troppo tempo. A far discutere, però, non sono solo alcune decisioni prese dai giocatori in pista. Anche lo staff tecnico, infatti, ci sta mettendo del suo. Sabato, Gianinazzi ha scelto di rinunciare a Carr. Proprio così: ventiquattro ore dopo aver finalmente potuto ricomporre la miglior linea della scorsa stagione, l’allenatore l’ha smontata, affiancando lo spaesato Verboon a Thürkauf e Joly. «La scelta nasce dall’infortunio di Mirco Müller e dall’esigenza di schierare due difensori stranieri per avere più equilibrio e stabilità dietro, considerando anche gli acciacchi di Guerra», spiega Gianinazzi. Il quale non se l’è sentita di mettere mano al nuovo terzetto Sekac, Zohorna e Arcobello, lanciato con soddisfazione nel derby: «Venerdì abbiamo vinto, quindi le decisioni si sono rivelate giuste. Stavolta abbiamo perso, quindi, evidentemente, non lo sono state», aggiunge l’allenatore ticinese.
Il rompicapo
La questione tornerà a porsi con regolarità, poiché Müller – infortunatosi nel secondo tempo della sfida con l’Ambrì Piotta – ne avrà per diverse settimane. Il numero 25 lamenta un trauma distorsivo al ginocchio sinistro con interessamento dei legamenti, per il quale non sarà però necessario un intervento chirurgico. Con «solo» tre giocatori in infermeria (gli altri sono van Pottelberghe e Morini), la coperta del Lugano appare subito corta. «La spingi, la tiri e lei non basta mai», come nella poesia di Todd de L’attimo fuggente. Una volta prende freddo la difesa, quella dopo l’attacco. Senza dimenticare che Schlegel sta ormai giocando sempre. Rinunciare a un altro straniero di movimento per inserire lo slovacco Adam Huska tra i pali aprirebbe una voragine, mentre Dominic Nyffeler, apparentemente, non gode per ora della fiducia dello staff. Il terzo tempo di Zurigo, avrebbe forse dovuto suggerire a Gianinazzi un cambio del portiere, per far riposare il titolare, ma così non è stato. Difficile immaginare le mosse dell’allenatore in vista della prossima partita, in programma martedì sera alla Cornèr Arena contro il Langnau. Ma le prestazioni di Dahlström consiglierebbero di rinunciare a lui e tornare a dare fiducia a Leandro Hausheer, utilizzato con il contagocce da quando ha firmato per il Kloten: 6’43’’ a Zurigo, 9’24’’ nel derby (complice l’infortunio di Müller), 1’08’’ a Rapperswil e 0’45’’ con il Bienne. Un trattamento che deve aver lasciato perplesso anche lo scout dei Florida Panthers, venuto ad osservarlo sabato alla Swiss Life Arena.
Reichle, la nota lieta
Chiuso con una nota amara, il weekend del Lugano ha comunque messo sul piatto anche assaggi di ottimismo. Justin Schultz è apparso in crescita nelle verticalizzazioni, mentre in attacco si è messo in luce Liekit Reichle. Schierato con Marco Müller e Fazzini, il 21.enne arrivato da Bienne sembra aver messo da parte la timidezza iniziale, disputando due buone partite. Soprattutto a Zurigo, il numero 57 ha dimostrato personalità, unendo tecnica e fisico. Avanti così.