Lugano, è comunque un segnale fortissimo
A ben guardare si è trattato di due partite molto simili. Due partite che il Lugano ha giocato per vincere, impressionando soprattutto nei primi 45 minuti. Risultando, né più né meno, superiore all’avversario. I bianconeri, però, hanno colto i tre punti solo in un’occasione. Sabato sera, sul palcoscenico più prestigioso: il Wankdorf. Contro i campioni svizzeri, di ieri e probabilmente del domani. Di qui, inevitabili, i rimpianti, a fronte della sconfitta maturata una settimana prima a Cornaredo, al cospetto di un San Gallo messo a lungo sotto e però cinico quanto basta. Poteva ritrovarsi a -3 dallo Young Boys, la squadra di Mattia Croci-Torti. A pochi passi da un traguardo clamoroso. E invece il successo ottenuto a Berna si vede privato dell’accento più importante. Quell’acuto che, a tre turni dal termine, avrebbe per davvero potuto rimettere in discussione il primo posto della Super League.
Sarà di nuovo Europa
«Penso che il calcio ci abbia ridato quello che ci aveva tolto sette giorni fa. Peccato, perché quei tre punti persi ora pesano come un macigno» ha ammesso non a caso il tecnico del Lugano. Ma battere l’YB, con personalità e acume, e a sette anni di distanza dall’ultima volta, ha costituito la risposta più importante. Da un lato ai gialloneri, che credevano di poter stappare anzitempo birra e champagne. Dall’altro a se stessi, in un finale di stagione che ha ancora molto da offrire. «Dopo la delusione patita contro il San Gallo la reazione dei miei ragazzi è stata incredibile» ha sottolineato al proposito Croci-Torti. «Non era scontato presentarsi a Berna con così tanto coraggio. Il carattere e il cuore portati in campo dal Lugano mi rendono orgoglioso». La corsa per il titolo, come sottolineato pure dal migliore in campo, Ousmane Doumbia, non è stata riaperta al Wankdorf. «Ma i 3 punti conquistati valgono molto in ottica secondo posto, meta alla quale puntiamo con decisione per migliorare ulteriormente il percorso iniziato sotto la mia gestione» ha indicato l’allenatore momò. Al netto dell’accesso al 2. turno di qualificazione di Champions League, per il Crus «vincere significava lanciare un chiaro messaggio: il Lugano è davvero forte e non ha ottenuto per caso determinati risultati nelle ultime due stagioni». E la terza qualificazione su tre ai preliminari delle coppe europee, sigillata sabato, ne è la prova.
Quanta personalità
Alla vigilia, il tecnico dei bianconeri aveva spostato i riflettori sui primi 30 minuti del match. Quelli da affrontare senza paura. Quelli da non sbagliare, come per esempio accaduto nella finale di Coppa Svizzera di un anno fa. Ebbene, l’avvio di gara del Lugano è stato da applausi. E non solo alla luce del gol vittoria firmato da Doumbia, ma considerate la consapevolezza delle giocate e la capacità di rendere fallace la pressione dell’YB. «La nostra personalità è stata evidente» ha riconosciuto il Crus, dispiacendosi di non aver sfruttato meglio la supremazia iniziale. «Avremmo dovuto andare alla conclusione molto di più o quantomeno renderci pericolosi, evitando di far ripartire l’avversario». Quando, dopo la pausa, il forcing dei padroni di casa si è fatto per contro asfissiante, a emergere è stata la solidità difensiva del Lugano. Merito dell’attenzione e della ruvidità di Hajdari e Mai, come pure della strenua resistenza dei terzini, Doumbia e Marques.
Vittoriosi su ogni campo
I bianconeri, dicevamo, sono tornati a imporsi al Wankdorf - al cospetto dello Young Boys - dopo un’eternità. Un’operazione interessante in vista della finale di Coppa del 2 giugno, ma non solo. «Era l’unico campo sul quale il mio Lugano non era mai riuscito a spuntarla» ha evidenziato Croci-Torti con soddisfazione. «Più che per la statistica personale, comunque, tenevo particolarmente a sfatare questo tabù per il bene dello spogliatoio. Per la fiducia dei miei giocatori. Vincere a Berna, infatti, può solo infondere sicurezza alla squadra». Una squadra che per l’appunto ha azzerato la presunta superiorità dello Young Boys, palesatasi di tanto in tanto solo sul piano fisico. Imporsi contro la formazione più atletica del campionato grazie a una palla ferma - calciata magistralmente da Grgic - ha dunque costituito la ciliegina sulla torta di una serata a suo modo indimenticabile. Il Lugano è vivo. Sì, ha probabilmente perso l’occasione per scrivere una storia persino più importante. Ma è vivo. «E con lo Young Boys che ora deve sfidare San Gallo e Servette, invero, un pochino ancora ci crede» ha concluso il Crus. Senza illudersi o voler illudere.
YB, il CEO se ne va
Ad accompagnare l’amaro risveglio dei tifosi gialloneri, oggi, è stata invece una notizia decisamente più concreta. Come anticipato dalla NZZ am Sonntag, il CEO dello Young Boys Wanja Greuel ha rassegnato le dimissioni. Il motivo? I contrasti con l’altro uomo forte e azionista del club Christoph Spycher, responsabile dell’area sport nel CdA. Greuel, che gestiva il settore commerciale della società, ma che faceva altresì parte del comitato della SFL e del consiglio dell'associazione dei club europei (l’ECA), lascia dopo otto anni di successi. Sul piano finanziario e – con cinque titoli, tre coppe e due fasi a gironi di Champions League – su quello sportivo. Il tutto al termine di un’annata segnata da non poche turbolenze, in campo e fuori. Nonostante il titolo.