Calcio

Lugano, sarà un'Europa tutta d'un fiato

La squadra di Mattia Croci-Torti si è garantita la partecipazione a una competizione continentale - Oltre a visibilità, crescita e prestigio non mancano però i rischi - Tra il 15 settembre e il 15 dicembre il club potrebbe disputare 20 partite, spesso lontano da casa - E con il nuovo formato si potrebbe giocare pure in inverno
©Keystone/PETER KLAUNZER
Massimo Solari
17.08.2024 06:00

«Ora proviamo a qualificarci per l’Europa League». Mentre pronunciava queste parole sincere, nella pancia della Stockhorn Arena, è come se Mattia Croci-Torti stesse camminando sull’orlo di un burrone. Guardando senza paura verso il basso, certo. E però consapevole del pericolo. Sì, il Lugano sfiderà il Besiktas a viso aperto, con più coraggio e meno pressione rispetto a quanto accaduto contro il Partizan Belgrado. I turchi non sono gli stessi sconfitti dieci mesi fa: sono più forti e si sono lasciati alle spalle ruggini e tormenti societari. Eppure un altro exploit in quel d’Istanbul non va scartato a priori. «Perché esperienze come quella vissuta con i serbi aiutano tremendamente a crescere» ha tenuto a sottolineare l’allenatore ticinese dopo il folle 2-2 di Thun. Vero. Bene. I rischi che tutto ciò comporta, ad ogni modo, non possono essere sottaciuti. Disputare l’Europa League - in caso di successo ai playoff - o la Conference - qualora invece andasse male - potrebbe infatti cambiare le coordinate dell’autunno e dell’inverno bianconero.

Sempre in campo

Il nuovo formato delle competizioni UEFA, introdotto proprio per la stagione 2024-25, non comporta solo la fine della fase a più gironi e l’avvento di un girone unico (o se preferite mini-campionato). Le formazioni al via passeranno da 32 a 36 e, nel caso dell’Europa League, i turni da disputare saranno otto invece di sei. Il calcio d’inizio? È in agenda il 26 settembre. Banalmente, il Lugano dovrebbe quindi mettere in conto due gare in più nel quadro di un calendario di per sé già parecchio intasato. Superato lo scoglio della fase a qualificazione, e affrontato il San Gallo a Cornaredo il 1. settembre, di fatto Steffen e compagni avrebbero la prima opportunità di tirare il fiato fino al 8 settembre, complice la pausa dedicata elle nazionali. Dopodiché, dando per scontati i sedicesimi di finale di Coppa Svizzera, tra il 15 settembre e il 6 ottobre il Lugano disputerebbe sei partite in poco più di tre settimane: Coppa, tre di campionato e due turni in Europa. Per una media di un incontro ogni 3,8 giorni. Poi altra sosta internazionale e tra il 20 ottobre e 10 novembre ben sette impegni: cinque in Super League, con tanto di infrasettimanale, e due in Europa. Tradotto: in campo ogni 3,14 giorni. Lasciato spazio per l’ultima volta alla Nations League, il club bianconero potrebbe poi affrontare di nuovo sette gare in 23 giorni. Le variabili? L’accesso o meno agli ottavi di Coppa, in programma a inizio dicembre, e la data del recupero di campionato con il Losanna. Sommando tutte le gare, ad ogni modo, il Lugano dal 15 settembre al 15 dicembre potrebbe disputare addirittura 20 partite.

A Thun a fine gennaio?

La novità dell’Europa League, dicevamo, concerne l’incremento dei turni da disputare. Turni previsti pure nel 2025. Già, poiché la settima e l’ottava giornata si giocheranno il 23 e 30 gennaio, con la prima parte della stagione internazionale dunque spalmata sull’inverno. Un bene? Insomma. Per il Lugano due sfide europee in più significherebbero otto trasferte complessive tra estero e Thun. Ed esibirsi sul terreno della Stockhorn Arena a fine gennaio, beh, potrebbe non rappresentare un’esperienza piacevolissima. Trasferimenti compresi.

La Conference League, lei, ha cambiato pelle ma non numero di turni. Si rimane a sei, con esordio spostato di una settimana rispetto all’Europa, il 3 ottobre. Il tramonto del girone - in esclusiva - è per contro stato piazzato sotto Natale, giovedì 19 dicembre. Per il Lugano non cambierebbe dunque nulla in termini di carico di lavoro. Semplicemente la competizione non verrebbe distribuita anche sul nuovo anno. Oddio, ovviamente a meno di non chiudere tra le prime otto (sinonimo di ottavi) o tra il 9. e il 24. rango, giocandosi - come per l’Europa League - i playoff in febbraio.

Il cortocircuito Aliseda

Parliamo anche di soldi. Ballano circa 1,2 milioni di euro. Qualificarsi al girone unico di Europa League permetterebbe al Lugano di incassare 4,31 milioni, dalla Conference ne arriverebbero per contro 3,17. Un bel gruzzoletto, eccome, perché no da investire per l’acquisto di un nuovo centravanti. Inutile girarci attorno: la garanzia di partecipare ai giochi che contano inciderà sulle prossime scelte della direzione sportiva, sia in uscita, sia in entrata. A fronte del tour de force poc’anzi citato e dei dubbi legati al rendimento di Vladi e Przybylko, Carlos Da Silva si trova come il Crus sull’orlo del burrone. Perseverare con le attuali pedine offensive o rischiare di cadere e farsi molto male?

Le decisioni del tecnico, che a Thun ha di nuovo schierato Aliseda da prima punta, hanno confermato gerarchie e urgenze. Ne è venuto fuori persino un cortocircuito, con l’argentino furente per il ruolo innaturale e la sostituzione anticipata. «Determinate rotazioni andranno vieppiù capite e accettate, al primo posto viene il gruppo» ha ribadito il Crus. Ha ragione. Ma l’auspicio è che l’autunno di «Nacho», anche grazie al buonsenso della società, non si trasformi nell’ennesimo calvario.

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