Calcio

Murat Yakin: «Il futuro, ora, non m'interessa»

Alla vigilia della sfida con la Romania, ultima curva delle qualificazioni a Euro 2024, il ct della Nazionale svizzera non vuole parlare del suo contratto in rossocrociato - A Bucarest, solo due anni fa, scrivevamo la storia - Oggi rischiamo la quarta fascia al sorteggio di dicembre
Sempre più sotto pressione. © KEYSTONE / PETER KLAUNZER
Massimo Solari
20.11.2023 16:45

Bucarest. Punto più alto nella storia recente del calcio rossocrociato. E però, forse, anche quello più basso. Sì, il destino dev’essersi divertito a plasmare i contorni dell’ultima sfida valida per le qualificazioni a Euro 2024. Teatro degli epici ottavi di finale contro la Francia, all’ultimo torneo continentale, domani sera l’Arena Nationala accoglierà una selezione disorientata. Mesta, anche, nonostante il ticket per la Germania staccato nel weekend. In palio, contro i padroni di casa della Romania, c’è il primato del gruppo I. La sensazione, tuttavia, è che si debba decidere altro. Qualcosa di più importante della seconda o della quarta fascia al sorteggio d’inizio dicembre. Il futuro del commissario tecnico Murat Yakin, già. E, di riflesso, l’avvenire della Svizzera.

Bucarest, capolinea del ct già nel 1991

Curiosità: l’ultima volta che abbiamo incrociato i rumeni al tramonto di una campagna europea, il tutto si concluse con un addio. Correva il 1991 e, a differenza del presente, la Svizzera mancò l’accesso agli Europei svedesi dell’anno successivo. Nel dettaglio, il 13 novembre di 32 anni fa i rossocrociati venivano superati 1-0 da Hagi e compagni. Consegnando alla Scozia leadership e qualificazione. Peccato. Da quel gruppo, comunque, sarebbe germogliata la generazione in grado di riconquistare credibilità e tifosi, come pure una partecipazione ai Mondiali, a USA ‘94. Il ct Uli Stielike, suggerivamo, decise tuttavia di farsi da parte. Eccessive le condizioni poste alla Federazione, e in particolare la volontà di allenare sia la Nazionale, sia un club. Oddio, ASF e Neuchâtel Xamax riuscirono a partorire un’operazione tanto clamorosa, quanto anacronistica. Stielike passò sulla panchina dei neocastellani, mentre Roy Hodgson lasciò la Maladière per assumere le redini della selezione elvetica.

«Siamo qualificati, ed è la cosa più importante»

Murat Yakin, lui, ha centrato il secondo grande torneo del suo mandato. Eppure, le sue ore sembrano contate. O meglio, a ridosso della gara con la Romania non si riesce a capire quanto una vittoria o l’ennesimo risultato negativo potrebbero ancora incidere - nel bene e nel male - sull’attuale gestione tecnica. A quali sfumature, detto altrimenti, presterà attenzione il direttore delle squadre nazionali Pierluigi Tami? Alla prestazione sul campo, degna o meno degli agognati 3 punti? Oppure al linguaggio del corpo dei leader, solo a parole in sintonia con Yakin? Il diretto interessato, a domanda precisa, non si scompone. No, niente emozioni, nemmeno per quella che potrebbe essere la sua ultima partita da ct rossocrociato, con tanti, cari saluti al contratto appena rinnovatosi automaticamente sino all’estate. «Per me conta la qualificazione. È la cosa più importante. E l’abbiamo meritata. Siamo qui per affrontare la Romania, mentre tutto il resto lo lascio ad altri. Insomma, se sarà o meno l’ultimo incontro da ct della Svizzera non dipende da me». Lo sviluppo della squadra, invece, occupa i primi posti del mansionario affidato a Yakin dall’ASF. E pure di questo, ha sottolineato Tami negli scorsi giorni, si tratterà di discutere. «Mi devo ripetere: al sottoscritto, in questo momento, importa del match con la Romania» replica il selezionatore, cercando di tenere a distanza di sicurezza pressione e polemiche.

La mente libera di Vargas

I riflettori si spostano dunque sul rettangolo verde. Almeno per altri novanta minuti. «Il primo posto ha un grande significato per noi» tiene a evidenziare il commissario tecnico, mentre diversi media si sono già divertiti a ipotizzare i gironi della morte in cui verrebbe inserita la Svizzera partendo dalla quarta fascia. La Romania, che in giugno ci aveva imposto il primo di cinque, amari pareggi, ha lo stesso obiettivo. Ed è a +2 in classifica. «Sfidiamo una squadra interessante, composta da tanti giocatori di qualità» osserva Yakin: «Rispettiamo il nostro avversario, ma come sempre intendiamo dominare la gara. Entrambe le squadre, ad ogni modo, potranno giocare con la mente libera. Un aspetto, questo, che potrebbe tramutarsi in un match aperto». E a proposito di freschezza mentale: Ruben Vargas è probabilmente il rossocrociato che sta meglio. «È vero, ho firmato due reti in altrettante partite, ma avrei dovuto realizzarne di più. Nelle ultime sfide si è visto cosa può significare essere la migliore squadra in campo e però non sfruttare a sufficienza le occasioni create». Nel giugno del 2021, a Bucarest, Vargas c’era. Segnò pure uno dei rigori che affondarono i francesi. «È bastato avvicinarsi allo stadio per rivivere certe emozioni, per ricordare. E, certo, sarebbe bello scrivere un’altra bella storia». Sono passati solo due anni. Ma la Svizzera è irriconoscibile.

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