Calcio

Non è ancora primavera, ma il Lugano è già maturo

I bianconeri hanno abbracciato la sosta con l’ennesimo successo – Il ritmo è quello di una grande e all’orizzonte si staglia il girone per il titolo – Il salto di qualità, rispetto al 2022 e al 2023, passerà dalla costanza di rendimento
Il tecnico bianconero Mattia Croci-Torti. ©Keystone/Golay
Massimo Solari
17.03.2024 19:30

«Quest’anno il periodo positivo è arrivato prima, siamo già riusciti a raggiungere le giuste dinamiche e me ne rallegro». Mattia Croci-Torti è un allenatore soddisfatto. Felice, anche. Il Lugano, d’altronde, sa solo vincere. Sì, a Cornaredo la primavera è sbocciata in anticipo. Da quasi un mese, calendario alla mano. Dopo essere scivolato a Ginevra contro la migliore squadra del 2024 - pagando a caro prezzo un paio di episodi, non la differenza di valori -, i bianconeri non si sono più fermati. Uno, due, tre, quattro, cinque. Cinque successi, tutti pesanti, considerati pure i quarti di finale di Coppa Svizzera vinti a Basilea. Una manita che purtroppo è costretta a salutare il campionato per due settimane, complice la sosta per le nazionali. «Ne avremmo fatto volentieri a meno» ha ammesso il Crus. Comprensibile. La sua squadra ha il ritmo di una grande, inferiore solo al Servette.

Nove punti in più del 2023

Contro l’Yverdon, sabato sera a Cornaredo, è arrivato il ventesimo punto dell’anno. Inequivocabile il terzo posto in solitaria, che al momento fa rima con 46 punti. E - allargando lo sguardo all’intera gestione Croci-Torti - si tratta di un dato tutto fuorché irrilevante. Un anno fa, dopo 28 turni, il Lugano occupava la quarta posizione, a quota 37 punti. Nel 2022, invece, il bottino era identico a quello attuale. Mai come in questa stagione, tuttavia, il club dà la sensazione di poter puntare con coerenza agli obiettivi fissati a metà luglio: la top 3 della Super League e - di nuovo - la finale di Coppa. L’allenatore, non a caso, ha sottolineato la «maturità» raggiunta dai suoi uomini. «C’è più calma e consapevolezza dei nostri mezzi» ha indicato Croci-Torti dopo il 2-0 che ha regolato i vodesi. «Sapete che non mi sono mai nascosto quando si parlava dei traguardi da raggiungere. A un certo punto potevano apparire come miraggi, ma personalmente sono sempre stato convinto che - al completo - la squadra faceva bene a pensare in grande». Già. Matematica o meno, il girone per il titolo si staglia oramai all’orizzonte. Alla spaccatura in due della graduatoria mancano cinque gare, per altro tutte contro compagini che inseguono. «Adesso dobbiamo solo mantenere grande umiltà, che è poi la dote che non ci ha fatto difetto in queste partite» ha tenuto a evidenziare il Crus al proposito.

Quanta abbondanza

In realtà, al Lugano servirà anche altro. E in particolare la costanza di rendimento. La riflessione iniziale, circa la quadratura del cerchio trovata nel cuore del mese di marzo, suggerisce infatti una lettura più ampia. A maggior ragione tornando al raffronto con le due ultime stagioni. Lo scorso anno, per esempio, i bianconeri erano stati protagonisti di un crescendo tremendo a partire da inizio-metà aprile. Un percorso, questo, che non era tuttavia bastato per mettere le mani sul secondo posto e sulla seconda Coppa Svizzera consecutiva. Nel 2022, per contro, proprio la conquista del trofeo nazionale aveva svuotato la primavera bianconera, fatta anche di sconfitte in serie, turnover e - appunto - gestione delle forze in vista dell’inebriante 4-1 rifilato al San Gallo al Wankdorf.

Insomma, il salto di qualità passerà dall’assenza di cali di tensione. Il Lugano, detto altrimenti, dovrà mostrarsi grande sino all’ultima giornata. No, non è scontato, ma la qualità del gruppo - ora che i pezzi mancanti costituiscono l’eccezione - assomiglia a una promessa. Certo, lo stiramento alla coscia destra accusato da Mattia Bottani non ci voleva. Non tanto perché giunto nel giorno del rinnovo automatico del contratto, quanto alla luce delle recenti, esaltanti prestazioni del 10 bianconero. E poi andranno valutate pure le condizioni di Albian Hajdari e Milton Valenzuela, alle prese con fastidi muscolari. A leggere i nomi delle riserve, sabato in occasione del match con l’Yverdon, veniva però la pelle d’oca. Tolti i periodi in cui è stato infortunato, negli ultimi dieci anni non ricordiamo di un Jonathan Sabbatini lasciato in panchina per tre incontri consecutivi. I nomi delle altre seconde scelte? Vladi (di picchetto con il Kosovo), Macek (per la prima volta di picchetto con la Cechia), Cimignani, Marques (convocato dal Portogallo U20), Mahou, Espinoza e il ritrovato Aliseda. Senza contare che al rientro dalla pausa dovrebbe rivedersi pure Doumbia. Beh, una rosa così in fiore è davvero tanta roba. A maggior ragione se non è ancora primavera.

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