L'appuntamento

E se l'anno più buio dell'Austria si accendesse all'improvviso?

Oggi scattano i Mondiali di sci a Saalbach-Hinterglemm e i padroni di casa si presentano al via senza aver vinto una sola prova stagionale in campo maschile - Hannes Reichelt è emerso dal «Wunderteam» che dominò la scena all'alba degli anni Duemila: «Con simili premesse ci sarà meno pressione e ogni medaglia avrà valore»
È tutto pronto a Saalbach-Hinterglemm. ©Keystone/Jean-Christophe Bott
Massimo Solari
04.02.2025 06:00

Undici medaglie nel 1991. Undici nel 2001. Altre otto nel 2013. L’Austria ha nobilitato gli ultimi tre Mondiali di sci alpino disputati in casa. Talvolta dominando la scena; dodici anni fa togliendosi comunque diverse soddisfazioni. A poche ore da un altro appuntamento iridato, funzionari, allenatori e atleti dalla Nazione più titolata nella storia del Circo bianco si aggirano invece a testa bassa per le strade di Saalbach-Hinterglemm. La squadrona delle Aquile, d’altronde, è alle prese con una profonda crisi di risultati. Mentre tutto intorno, fronte rossocrociato in primis, si fatica a tenere il conto dei successi inanellati. In particolare in campo maschile, dove quel fenomeno di Marco Odermatt sta trascinando verso l’alto numerosi altri sciatori di talento.

La stagione di Coppa del Mondo degli austriaci, suggerivamo, ha sin qui assunto i contorni del fallimento. Su 25 gare disputate, in effetti, non è stata festeggiata una sola vittoria. Non una. Capace di salire due volte sul gradino più alto del podio in dicembre, Cornelia Hütter ha perlomeno sbloccato il contatore femminile. Ma l’assenza di leader in tutte le discipline, nessun top 10 nella generale maschile e gli oltre 2.000 punti di distacco dalla Svizzera nella classifica per nazioni certificano fedelmente le difficoltà e la depressione del movimento. Un movimento che, per l’appunto, si presenta ai Mondiali avvolto dalla nebbia e da non poche critiche. Su tutte quelle di chi, per anni, anzi decenni, ha fatto svettare sopra il circuito una sola bandiera.

Schladming 2013

Anche il potenziale di Hannes Reichelt venne plasmato dal Wunderteam che dominò la scena e la velocità a cavallo degli anni Duemila. Qualche nome in ordine sparso: Hans Knauss, Hermann Maier, Stephan Eberharter, Fritz Strobl, Andreas Schifferer, Hannes Trinkl. Monumenti. E a sintetizzare alla perfezione la sofferenza del team austriaco, negli scorsi mesi, sono state proprio le prestazioni offerte in superG e discesa, per lungo tempo terreni di conquista. «All’alba della mia carriera, quando si trattava di bussare alle porte della Coppa del Mondo, mi ritrovai a prepararmi al fianco di campioni assoluti» rammenta Reichelt al Corriere del Ticino. «Stampare il tempo più veloce in allenamento, detto altrimenti, significava essere davvero veloci. Avevo tanti modelli a cui ispirarmi, modelli che si spingevano a vicenda». Il pubblico austriaco, per contro, abbraccia i Mondiali al via oggi senza appigli e figure nelle quali identificarsi con sicurezza. Reichelt cerca di rovesciare la prospettiva. «Se l’Austria avesse ottenuto i recenti risultati degli sciatori svizzeri, beh, la competizione casalinga avrebbe creato delle aspettative quasi insostenibili. Con queste premesse, invece, la pressione è stata senza dubbio ridimensionata. Nessuno si aspetta un numero elevato di medaglie a Saalbach. E, paradossalmente, è un bene, poiché ogni podio assumerà un grande valore».

All'alba della mia carriera mi sono preparato con campioni assoluti come Knauss, Maier o Eberharter. Stampare il tempo più veloce in allenamento significava essere davvero veloci e competitivi in vista della gara
Hannes Reichelt, 1 oro e 1 argento ai Mondiali

44 anni e un palmarès di prestigio archiviato quattro stagioni fa, l’ex velocista il suo Mondiale casalingo lo visse nel 2013, a Schladming, dopo che due anni prima - a Garmisch - era già arrivato un argento in superG. «Per un atleta austriaco correre nel proprio Paese o addirittura nella propria regione comporta evidentemente uno stress maggiore. Al contempo, però, ottenere una medaglia o persino laurearsi campione del mondo in queste condizioni genera sensazioni forse impareggiabili. Nel 2013, in questo senso, provai una delle delusioni più cocenti della mia carriera, chiudendo il superG ai piedi del podio nonostante una buona gara. Quel risultato, inoltre, ebbe delle ripercussioni sulla discesa. Mi ero allenato bene, ma in gara - credendo di essere troppo lento - decisi di cambiare le linee. Uscii di pista e compromisi una prova che in realtà non stava andando così male. Ecco che cosa può provocare la pressione. Per fortuna imparai la lezione e nel 2015, a Beaver Creek, riuscii a rifarmi con l’oro». Non solo. Un anno prima, «dovendo di nuovo gestire una tensione non indifferente», era arrivata la vittoria nella mitica libera di Kitzbühel, mentre pochi giorni prima del Mondiale americano Reichelt si era altresì regalato il Laubehorn, completando una collana di perle già arricchita dalla Stelvio.

«È una questione di cicli»

Streif, Wengen e Bormio. In nessuna di queste tre discese leggendarie l’Austria è salita sul podio in questa stagione. «Ma è stato davvero importante conquistare il secondo e il terzo posto nel recente slalom di Schladming» osserva Reichelt. «Penso in particolar modo a Manuel Feller, spesso in testa dopo la prima manche e puntualmente incapace di confermarsi. Sul piano mentale non dev’essere stato facile. Ecco perché il secondo rango ottenuto davanti al pubblico di casa dovrebbe costituire un’ottima premessa in chiave Mondiale. Le quotazioni di medaglia, quantomeno tra le porte strette, sono al rialzo. Tra l’altro Feller è nato in un paesino poco distante da Saalbach». Reichelt cita pure il 4. posto di Daniel Hemetsberger sulla Streif e il rientro - dopo la brutta caduta di Wengen - del capofila Vincent Kriechmayr. Okay. Ma non basta.

Anche la Svizzera, 10-15 anni fa, ha dovuto fare i conti con un vuoto generazionale. Ora sta accadendo all’Austria e le ragioni possono essere ricercate in alcune decisioni prese alcuni anni fa, a livello di sistema di formazione
Hannes Reichelt, 13 vittorie in Coppa del Mondo

Alla luce dei mezzi a disposizione, delle competenze interne e della reputazione della Federazione, l’assenza di successi maschili in Coppa del Mondo ha dell’incredibile. Come spiegarla? Come giustificarla, anche? Sentite Reichelt: «A mio avviso è una questione di cicli. Anche la Svizzera, 10-15 anni fa, ha dovuto fare i conti con un vuoto generazionale. Ora sta accadendo all’Austria e le ragioni possono essere ricercate in alcune decisioni prese alcuni anni fa, a livello giovanile o meglio di sistema di formazione. Ora si correrà senz’altro ai ripari. Probabilmente si è già deciso di cambiare qualcosa. Ma servirà del tempo prima di osservare gli effetti di questi correttivi. Su questo piano, per contro, la strategia elvetica sta funzionando alla perfezione». La leggenda Hermann Maier, al proposito, ha individuato la radice del male: «Tutto è iniziato nel 2015, quando le porte dei quadri nazionali e della CdM sono state aperte a troppe poche persone. All’epoca era diverso: tutti gli atleti che provenivano dalla Coppa Europa si allenavano sempre con noi. E il livello della competizione interna, di riflesso, veniva spostato verso l’alto. Ripeto: dieci anni fa questo processo è stato interrotto e ora le basi sono fragili». La Federsci austriaca, tra le righe, è stata criticata per aver concentrato eccessivamente le forze sul «cannibale» Marcel Hirscher, puntando sull’eccezionalità di pochi a discapito del progresso di molti.

Eberharter e l’edizione del 1991

Reichelt fa un discorso un po’ diverso, che oltre alla composizione più o meno ampia dei gruppi di allenamento ne interroga pure la qualità: «La squadra maschile svizzera, oggi, fa affidamento su Odermatt. È lui il benchmark del gruppo, il parametro di riferimento perfetto per comprendere se si è competitivi o meno. Se prendiamo i velocisti austriaci, beh, il raffronto attualmente viene fatto con Kriechmayr. Ma Vince non sta vivendo una stagione al top. E, di conseguenza, essere al suo livello in allenamento non significa per forza di cose essere performanti in gara».

Con Marco Odermatt oggi gli atleti svizzeri hanno a disposizione il riferimento perfetto, quello che purtroppo manca all'Austria
Hannes Reichelt, 44 podi complessivi in CdM

Reichelt, dicevamo, ha imparato dai migliori. Fra loro, uno in particolare segnò però indelebilmente il giovane Hannes, spingendolo con decisione fra le braccia del Circo bianco. E, guarda caso, la miccia venne innescata proprio a Saalbach, in occasione del Mondiale del 1991. «Lo reputo un crocevia decisivo per le mie aspirazioni nel mondo dello sci. Allora avevo 10 anni e ricordo che seguii dal vivo il gigante, vinto da Rudolf Nierlich. Ero invece davanti alla tv quando Eberharter trionfò in discesa, cogliendo la prima medaglia a una rassegna iridata. Stefan era il mio idolo. E osservando la sua gara, vivendo da vicino quel Mondiale così entusiasmante, mi convinsi a voler diventare uno sciatore professionista. Ebbene, dodici anni dopo, a Kvitfjell, mi sarei ritrovato per la prima volta sul podio di una gara di CdM. E al mio fianco, sul gradino più alto, ci sarebbe stato proprio Eberharter. Il mio sogno di bambino si era avverato».

Per Gut-Behrami il nono e ultimo giro di giostra

A proposito di cerchi che si chiudono. Lara Gut-Behrami si appresta a vivere il nono e ultimo Mondiale in carriera. A suo dire, i Giochi di Cortina 2026 dovrebbero poi costituire il gran finale. Sin qui la ticinese ha collezionato 2 ori iridati (proprio a Cortina nel 2021), 3 argenti e 3 bronzi. Lara guiderà una selezione in cui puntano in alto anche Camille Rast, Wendy Holdener e - come spesso le accade ai Mondiali - Corinne Suter. Tra gli uomini, va da sé, l’asso rossocrociato è Marco Odermatt, reduce dai 2 ori (in gigante e discesa) ai Mondiali di Courchevel/Méribel del 2023. «Odi» potrebbe puntare addirittura a quattro medaglie qualora decidesse di partecipare alla nuova combinata a squadre, composta da una manche di slalom (svolta da un atleta) e una di discesa libera (corsa da un altro). In casa elvetica, comunque, sono ambiziosi in molti: ovviamente Loïc Meillard, e poi Franjo von Allmen, Justin Murisier, Alexis Monney, Thomas Tumler o ancora Stefan Rogentin. In occasione dell’ultima edizione erano arrivate 7 medaglie (3 ori).

Si parte oggi (alle 15h15) con il parallelo a squadre. Giovedì e venerdì il superG femminile e quello maschile. Sabato la libera femminile, domenica la discesa maschile. Martedì e mercoledì prossimi spazio alla nuova combinata a squadre, prima al femminile poi al maschile. Giovedì 13 il gigante femminile, venerdì 14 quello maschile. Si chiude nel weekend con dapprima lo slalom femminile e infine quello maschile.

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