Il progetto

A Locarno spunta una «Radice» per un nuovo modo di abitare

Fondata una cooperativa che vuole promuovere una soluzione «sociale» per l’alloggio – Giulia Augugliaro, presidente: «Portiamo un nuovo modello anche in Ticino, proponendo un’alternativa agli affitti alti»
La cooperativa abitativa, per chi aderisce, si può finanziare anche con il secondo e il terzo pilastro; in primo piano, Giulia Augugliaro, architetta e presidente della cooperativa Radice
Jona Mantovan
18.06.2024 06:00

Parola chiave, «sostenibilità»: sociale, ambientale, energetica. Si parla di natura, verde urbano. Di solidarietà, di sostegno e rispetto reciproco. Ma anche di scambio di sapere e di collaborazione. Questi e tanti altri (ma sempre sulla stessa lunghezza d’onda) gli obiettivi della neonata cooperativa di abitazione Radice, presentata domenica a Locarno al centro Insema e presto iscritta nel registro di commercio. L’idea dei promotori è portare in Ticino un modello diverso di abitare. Una forma differente di «casa» ispirata a realtà di successo che vanno avanti da anni nella Svizzera tedesca e nella Svizzera francese, la cosiddetta «terza via», nella quale ogni persona associata è comproprietaria dell’edificio d’appartamenti nel suo insieme e corresponsabile del suo buon funzionamento. Una soluzione che punta a pigioni «eque e accessibili».

Specialisti del settore

«Abbiamo studiato tutti Oltralpe. E ci siamo conosciuti con il passaparola» racconta al Corriere del Ticino la presidente, l’architetta Giulia Augugliaro, in collegamento dal suo studio a Locarno e riferendosi ai «colleghi» di comitato (Francesca Caravello, Georgina e Manuela Cavalli, Francesco Gilardi, ndr). «Di Radice fanno parte architetti, ingegneri, specialisti del settore. Vogliamo affrontare il problema degli affitti alti in Ticino, promuovendo un modo di abitare alternativo, basato sulla condivisione e che, nel contempo, possa contribuire a un miglioramento del territorio. Ognuno di noi ha ‘molle’ differenti, che una volta scattate hanno dato vita alla cooperativa», afferma la 32.enne. La quale sottolinea il forte legame di collaborazione con la sezione della Svizzera italiana della federazione dei committenti di immobili di utilità pubblica, a sua volta parte dell’organizzazione mantello cooperative d’abitazione in Svizzera.

I futuri soci-residenti parteciperanno alle spese e ai costi in una quota attorno al 10% del totale
Giulia Augugliaro, architetta, presidente della cooperativa Radice, 32 anni

Riuso? Situazione ideale

«A Febbraio abbiamo scritto al Municipio di Locarno, presentandoci e chiedendo una previsione dei tempi di sviluppo sul progetto del comparto ex gas/ex macello, dove si prevede che realtà simili alla nostra potranno trovare spazio», spiega la nostra interlocutrice.

«Ci rendiamo conto del fatto che si tratta di un processo lungo, anche perché c’è una variante di piano regolatore in corso. Ma volevamo capire se ci fossero terreni o immobili da mettere a disposizione alla cooperativa in diritto di superficie. Per ora, però, il Comune non vede possibilità, ma non esclude possibili collaborazioni, in futuro». L’intenzione della cooperativa Radice - fra l’altro indicato nella «Carta dei valori» pubblicata sul sito internet www.cooperativaradice.ch - sarebbe evitare di aprire nuovi cantieri, sfruttando quel che c’è già.

«Corretto. Crediamo nella densificazione dei centri già costruiti, per questo stiamo cercando spazio in un centro urbano. All’interno dei nostri Principi, abbiamo anche la sostenibilità ambientale. In questo senso, il riuso di un edificio già esistente sarebbe la situazione migliore». Senza dimenticare la presenza del verde, «possibile da trovare anche in un contesto urbano».

Visioni aperte

Intanto, al «sogno» di un domani con un progetto concretizzato, non è posto alcun limite. «Che siano sei appartamenti, oppure venti... e quale tipologia o quale dimensione? Ancora non abbiamo nulla di concreto. Ma abbiamo visto la nostra idea sta riscontrando molto successo, con varie adesioni nel giro di poche ore. Più siamo, meglio è». Un primo passo per dare forma a un processo «non a scopo di lucro, in cui il futuro socio-abitante dovrà partecipare alle spese di investimento, dei costi di costruzione d’acquisto, di gestione, con quella che viene definita una quota d’alloggio».

I numeri

Una quota che, per questo tipo di organizzazione, si attesta intorno al 10% dei costi complessivi. «Rispetto a un’abitazione in proprio dove si deve arrivare tra il 20 o il 30%, è molto più conveniente. Lo scopo è proprio “conquistare” una fascia più ampia della popolazione».

Una quota d’alloggio tra i 30 e i 35.000 franchi a testa - a cui aggiungere una quota sociale di 2.000 - che, fra l’altro, può essere finanziata con il secondo o anche il terzo pilastro. «Ma dipende dal progetto che sarà sviluppato», conclude Augugliaro.

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