Accoglienza dei profughi ucraini: ecco il piano ticinese
«Guardando alle prossime settimane, le autorità federali stimano che giornalmente potrebbero giungere in Svizzera 600/700 profughi, il che dovrebbe tradursi in 30/40 arrivi giornalieri in Ticino». Così si è espresso sabato con il CdT Renzo Zanini, capo Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Canton Ticino. Oggi il Consiglio di Stato ha indetto una conferenza stampa per presentare il piano cantonale di accoglienza dei profughi a seguito del conflitto in Ucraina.
«Anche il Ticino guarda al conflitto in Ucraina con grande apprensione - sono le prime parole di Manuele Bertoli -. Il nostro compito è predisporre tutto quanto è possibile per le persone che arriveranno. Un movimento di popolazione che non ha eguali. L'Europa è grande, ma l'accoglienza funziona se tutti fanno la propria parte. E noi lo faremo». Il presidente del Consiglio di Stato ha parlato dell'aiuto diretto (con la raccolta di fondi, le iniziative spontanee che si sta cercando di incanalare in maniera ordinata). Ma «dobbiamo accogliere anche molte persone in arrivo». Lo statuto S approvato da Berna consentirà ai profughi ucraini di «trovare subito un percorso di integrazione» facilitato. A Cadenazzo sono già presenti 20 profughi arrivati dall'Ucraina.
Attualmente sono oltre 2,5 milioni le persone fuggite dall'Ucraina. «Con la pandemia non ancora passata, ci ritroviamo a una nuova gara di solidarietà. È proprio in queste situazioni che il ruolo della popolazione diventa determinante - ha dal canto suo detto Raffaele De Rosa -. È difficile prevedere quante persone arriveranno. In questi primi giorni abbiamo assistito ad arrivi spontanei nel nostro territorio. Si stima che siano già 200 le persone ucraine in case private e altre 250 a Chiasso».
Il piano di accoglienza ticinese è organizzato in tre fasi. «Per favorire un'accoglienza rapida, strutturata e flessibile». Già nel pomeriggio alcune persone saranno trasferite da Chiasso a Cadenazzo. «Vogliamo dare sicurezza, stabilità e calore umano alle persone che arriveranno dall'Ucraina».
L'arrivo in Ticino
Indipendentemente dalla modalità di arrivo, tutti i profughi in arrivo dall'Ucraina possono fare richiesta dello statuto speciale S. Per chi è giunto in Ticino grazie al contatto con amici/parenti, l'annuncio al centro SEM di Chiasso consente di iniziare la procedura di richiesta del permesso S.
Per le persone ritenute «non vulnerabili», a Chiasso si stabilirà se vi è la possibilità di trovare alloggio presso privati (si sono annunciati un migliaio di posti letto alla banca dati Campax). Le persone «vulnerabili» saranno indirizzate verso una struttura socio-sanitaria.
La permanenza al centro di Cadenazzo è prevista per un massimo di 3 giorni, in cui riceveranno assistenza. Poi le persone saranno trasferite nei centri regionali o presso alloggi privati/individuali. La terza fase punta pertanto a trovare un alloggio definitivo. Chi volesse mettere a disposizione degli alloggi di proprietà, è invitato a comunicarlo al proprio Comune. «Si privilegiano gli alloggi privati e individuali», ha aggiunto De Rosa, ma «molto dipenderà dall'affluenza». Vogliamo «garantire alle persone in arrivo tutto ciò di cui hanno bisogno e velocemente. Sappiamo che stanno vivendo un'esperienza devastante e traumatica. Impegniamoci tutti insieme affinché la S dello statuto di protezione possa dare speranza».
Ha quindi preso la parola il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «Lo statuto S è molto più agevole e veloce amministrativamente. L'obiettivo è limitare rallentamenti e permettere un "ritorno alla normalità" qui da noi, con un lavoro e la scolarizzazione. Ci sarà bisogno di sostegno psicologico».
I Comuni hanno un ruolo importante di prossimità. Chi alloggia già presso privati deve essere annunciato (e deve recarsi a Chiasso per richiedere lo statuto di protezione S). Anche chi desidera accogliere qualcuno deve annunciarsi presso la Cancelleria comunale. «Il Cantone e i Comuni hanno anche supportato le iniziative di solidarietà per rispondere alla grande generosità dimostrata dai ticinesi e assicurarsi che tutto finisse nelle mani giuste», ha aggiunto Gobbi.
A Cadenazzo le persone saranno accolte, ma attraverso il supporto amministrativo (grazie anche ai traduttori) l'obiettivo è poterle smistare sui vari punti definitivi o semi-definitivi di residenza.
La prima struttura identificata per accogliere una sessantina di persone è ad Aurigeno-Ronchini (l'ostello ristrutturato di recente). Altre strutture verranno annunciate a breve. «Non sappiamo ancora quanti e come arriveranno», ha precisato ancora il direttore del Dipartimento delle istituzioni.
La hotline cantonale è pronta a rispondere alle domande della popolazione allo 0800 194 194, tutti i giorni dalle 9 alle 17. Informazioni si possono trovare anche al sito www.ti.ch/ucraina.
Scuola
«I numeri sono alti e dobbiamo pensare ai bambini e ai ragazzini e alla loro scolarizzazione», ha quindi spiegato il direttore del DECS. «Dobbiamo ragionare sulla collocazione sul territorio in modo che le strutture ordinarie con il Servizio di lingue e integrazione possano prenderli a carico. Sto insistendo con i colleghi della parte logistica affinché i nuclei familiari che hanno al loro interno bambini tra i 3 e i 15 anni possano essere subito dislocati sul territorio per evitare grosse concentrazioni in un unico nucleo scolastico». In Ticino ci sono una settantina di istituti cantonali e 36 scuole medie, le famiglie vanno quindi dislocate sul territorio, «in maniera adeguata». Anche i ragazzi tra i 15 e i 18 anni verranno aiutati a trovare il loro posto, saranno collocati nel posto più adeguato (pre-apprendistato, apprendistato, studio a tempo pieno).
Ci sono già bambini e ragazzini che da oggi sono accolti a scuola. «È ovvio che il percorso fino a giugno in questi casi è più di integrazione e inserimento, che non di insegnamento». Il DECS si sta organizzando per organizzare dei percorsi durante l'estate. «La possibilità è di far capo a personale proveniente proprio dall'Ucraina che ha competenze scolastiche e parla le lingue europee».
Le domande dei giornalisti
DOMANDA PER IL DIRETTORE DEL DECS
La direttrice di Stabio ha parlato di un numero cospicuo di ucraini presenti nella località. Dislocare la gente altrove non sarebbe controproducente?
«L'ideale sarebbe che gli ucraini scegliessero loro dove stare e che le strutture potessero funzionare al meglio. Ma c'è un rischio di sovraccarico del sistema scolastico. Dobbiamo trovare un equilibrio senza mandarli molto lontano (in questo caso ad esempio Ligornetto, Genestrerio)».